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Gazzettino Sampierdarenese
Anno XXXII - N. 9/10 Novembre - Dicembre 2004

La celebrazione il 10 dicembre nella Chiesa di Oregina

Il giorno della Liberazione

La visione di Padre candido Giusso: clicca per ingrandirla  

Probabilmente quella notte fra Candido non riusciva a prendere sonno. Già, le preoccupazioni erano molte. Pochi giorni prima, il 5 dicembre, un coraggioso monello, giù in Portoria, aveva lanciato un sasso contro gli Austriaci e si era scatenata la rivolta del popolo. Ma quella notte tra il 9 e il 10 dicembre i combattimenti erano particolarmente aspri e incerto ne era l’esito. E lui, fra Candido Giusso, padre guardiano del Santuario di Nostra Signora di Loreto in Oregina, ebbe la “visione”: l’immagine della SS. Concezione col serpente ai piedi e di fronte a lei nel cielo l'immagine di Santa Caterina da Genova genuflessa, con le mani giunte in atto supplichevole. Una visione significativa, che durò tantissimi minuti. Non aveva più dubbi, fra Candido: corse a Palazzo e informò il Sanato della “visione”. Il Senato diede grande rilievo al fatto e promise, con voto, di recarsi ogni anno in Oregina se Genova fosse stata liberata dagli oppressori, liberazione che avvenne il 10 dicembre 1746, festa della traslazione della Santa Casa di Loreto.

Questo accadde in quei giorni confusi, così confusi che del monello si tramandò solo il soprannome: Balilla. L’anno seguente il Doge e i Serenissimi Collegi della Repubblica di Genova celebrarono solennemente in Oregina l’anniversario della liberazione della Città. Lo stesso Doge Gian Francesco Brignole Sale e i componenti i Collegi offrirono al Santuario due rubbi di cera più uno scudo di argento ciascuno (il rubbo è una antica unità di peso, equivalente a 25 libbre genovesi ed è la sesta parte di un cantàro; poiché il cantaro corrisponde a 47 chili e 560 grammi, il rubbo equivale a 7 chili e 926 grammi).

Nel 1748 la Repubblica decise di «doversi praticare l’atto di riconoscenza a Nostra Signora di Loreto il giorno 10 dicembre di ciascun anno nella Chiesa di Oregina», usanza che continuò di anno in anno e fu tralasciata nel 1796 quando i giacobini imperarono anche a Genova. La celebrazione venne ripristinata nel 1846 dal Corpo Municipale con solenne festeggiamento popolare e continua ancora adesso con l’intervento del Comune di Genova e dell’Associazione “A Compagna”.

Franco Bampi

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