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Gazzettino Sampierdarenese
Anno XXXIV - N. 7 30 Luglio 2006

Un altro volume pubblicato dalla S.E.S.

"A seja dòppo" il nuovo
libro di poesie
di Roberto Campiselli

 

Quando ho saputo che Angelo Roberto Campiselli aveva pronta una nuova raccolta di poesie da pubblicare ho provato piacere e curiosità.

Piacere perché scrivere, leggere, pensare e soprattutto parlare in genovese è l’unico, vero modo di mantenere viva una lingua: la nostra.

Maggiore la curiosità. Avevo già apprezzato la qualità del primo libro di poesie "Sejann-e antighe", pubblicato nel 2004; la lettura di questa nuova raccolta ha costituito la conferma che Campiselli ha ispirazione fresca e suggestiva, e una capacità di sorprendere il lettore con argute osservazioni che fanno meditare: il lampo che annuncia il tuono, ma il rombo del tuono Campiselli lo lascia alla nostra sensibilità.

Il suo è un suggerimento, non una conclusione.

Le poesie qui riunite, salvo poche eccezioni, sono di produzione recente. Chi ha letto "Sejann-e antighe" sa che quel libro ha rappresentato una tappa editoriale di un percorso poetico di cinquant’anni di vita dove si rintracciano i ricordi ancora vividi della guerra, e poi il lavoro, i viaggi, l’osservazione della natura: molteplici percorsi che si intrecciano e che Campiselli, con l’ispirazione e la sensibilità che gli sono proprie, ha saputo enucleare e dare loro forma poetica.

Queste di adesso sono invece le poesie dell’oggi, della riflessione, dei ricordi, delle sensazioni che si palesano ad uno spirito ancora giovane; sono poesie di conferma di ciò in cui l’Autore ha creduto e che ritroviamo qui come ideale prosecuzione del discorso cominciato con "Sejann-e antighe" e mai interrotto. L’amore per la natura e il dispiacere di turbarne l’equilibrio, tema a lui caro, si rivela quando Campiselli si accorge di aver distrutto, chissà perché, la ragnatela de L’âgnetto. Oppure quando parla de O massapræve solitâio che aspetta d’assoigiâse a-o sô, oppure ancora Comme ’n’ava che aspetta il futuro, anche breve, perché a l’é a concluxon.

I ricordi, mai ostinatamente nostalgici o lamentosi, Campiselli li propone senza alcuna retorica, ma come descrizione di avvenimenti: si ricorda de A bugatta e de L’offiziêu, dei bagni Strega, ma non trascura la bellezza delle Çinque Tære ... Belle tære da mæ tæra. Delicato il ricordo della mamma: Têgnime addescio… moæ; curioso quello de O bagno De Ferrari, brillante la descrizione de L’ostaja do Richetto a-o Righi.

E quanto bene si voleva allora a O spassin! Ma, fòscia no l’é che ’na vòtta voeivimo ben a tutti? conclude Campiselli: il lampo che lascia al lettore immaginare il rombo del tuono.

E dopo E mæ scoverte, gustosa e sapiente raccolta di ovvietà, occorre fare attenzione a Quande t’acciappa i scrìpixi, perché, avverte il Poeta, Fermâse non se peu beseugna andâ avanti, acuta e sferzante sintesi del divenire della nostra vita, ma anche il mio invito a leggere questo bel libro di poesie composte da un autore sensibile e arguto come Angelo Roberto Campiselli.

F. Bam.
[Franco Bampi]

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