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Gazzettino Sampierdarenese
Anno XXXVII - N. 5
31 Maggio 2009
Nasce la collana Bolezùmme, curata da Franco Bampi
Grafîa ofiçiâ e Paròlle de Zêna:
gli ultimi libri della SES
Talvolta capita così, d’improvviso, quando non ci pensi, magari nel luogo
più insolito, tra gente diversa. È un suono, una musica: è quella musica che
si annida nel profondo del cuore e che, non appena riaffiora, ha la capacità
di evocare quelle emozioni che le parole non sanno descrivere. E diventa
profumo di basilico, canto di tralalêri, Cristi pesantissimi che ballano,
barbàn che spaventa, mare che incanta.
Talvolta capita d’improvviso: ma quando la senti, sull’autobus, in una
bottega o sulle labbra di uno sconosciuto sai dove sei e sai chi sei; quando
la senti, la mia, la tua, la nostra antica lingua zenéize, sai di essere
custode di una cosa preziosa, sai che anche da te dipende il suo futuro. E si
respira davvero nell’aria, su Internet, nei luoghi della solitudine e in quelli
dell’invexéndo la voglia, il desiderio, l’impegno per il rilancio
del genovese, per tornarlo a parlare, per sentirlo, come per secoli si è sentito,
nei giochi dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Ma avete mai sentito parlare uno di Alassio o di Cicagna? Oppure uno di Sestri
Ponente o di Albenga? Magari un’onegliese o uno di Lumarzo? Ma possiamo davvero
accettare che tra trent’anni nessuno saprà più parlare come loro?
Ecco perché è nata la Grafîa ofiçiâ: per poter scrivere come si parla
perché, se è vero che ci capiamo pur nelle diversità delle parlate, è fuor di
dubbio che parliamo davvero differentemente. Nessuno deve insegnare il genovese
che sa a chi già conosce la sua parlata: invece tutti dobbiamo impegnarci per
coltivare le differenze, per esaltare le specificità, perché ognuno sia fiero
ed orgoglioso di essere ciò che è.
Ecco perché occorre insegnare la Grafîa ofiçiâ: per poterci dire
reciprocamente chi siamo, per scrivere la nostra parlata, per dare una lingua
viva ai distratti e agli ignavi. Ecco perché oggi occorre far festa: perché la
collana Bolezùmme, edita dalla S.E.S. Editoria, si arricchisce del
secondo volumetto: Paròlle de Zêna. Trecento, quattrocento parole
genovesi scritte in Grafîa ofiçiâ e raccontate nei loro contesti: parole
dell’uva o del natale, pentole e tegami, avemarie e scocozó, vestiti e falegnami
e altre ancora. Non un vocabolario. Forse un gioco: un gioco serio, come tutti
i giochi: quello di raccontarci le parole di una lingua che amiamo e che difendiamo
anche così: leggendo un libretto, regalandolo ai nipoti, per essere ancora
capaci di sentire, nel suono delle nostre parole zenéixi, quella musica cara
che si annida nel profondo del cuore.
Franco Bampi
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