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1580: la Repubblica di Genova
diventa Serenissima
In un'età tenacemente formalista (il XVI secolo, ndr) le distinzioni
e le apparenze esteriori del potere assumevano un'importanza preminente ed erano
gelosamente difese. Nel 1536 Carlo V concedeva un amplissimo privilegio che
equiparava il Doge nel grado e nelle insegne a tutti i duchi d'Italia e del Romano
Impero. In conseguenza, la Signoria stabiliva, il 27 dicembre 1538, che il berretto
del Doge venisse ornato di cerchio d'oro, e che questo e la spada non mancassero
nelle cerimonie ufficiali.
Come le insegne del potere, così anche i titoli, il cerimoniale e il punto
d'onore assumevano una funzione sostanziale come elemento di valutazione per gli
individui e per gli Stati, perché ogni deroga poteva significare proposito di recare
offesa o di dimostrare minore considerazione; perciò premessa di ogni azione
diplomatica era di ottenere tutti i titoli e i segni di rispetto che si ritenevano
dovuti all'ambasciatore e allo Stato rappresentato.
Nel 1580 l'ambasciatore Giorgio Doria aveva ottenuto dall'Imperatore, Rodolfo II,
(e nella richiesta era il riconoscimento del principio medievale che poneva
nell'Impero la suprema fonte del diritto) la concessione del titolo di Serenissimo
per il Doge, per il Senato e per tutta la Repubblica; e nel 1587 fu confermato,
contro il parere di Gian Andrea Doria, che fosse attribuito al Doge (era allora
Ambrogio Negrone) e ai Supremi Collegi il titolo già assunto da altri capi di Stato,
ma con l'aggiunta che a questi non fosse dato se essi non lo attribuivano al Doge
e alla Repubblica. Gli ambasciatori ebbero allora l'ordine di essere inflessibili
nel pretendere l'uso di quella denominazione.
Fiere le opposizioni, specialmente del Duca di Savoia, che alla fine fu costretto
ad arrendersi: su
ben altro
terreno doveva portarsi tra non molto il conflitto.
Anche più ostinato il Duca di Toscana. Interminabili vertenze in materia anche con
l'Impero, che nei propri riguardi negava la reciprocità soltanto per mercanteggiarla
con compensi in denaro, e con la Spagna per caparbia ostentazione di superiorità.
Tratto da Vito Vitale, Breviario della Storia
di Genova, Genova 1955, vol. I p. 252-253.
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