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Il Lavoro - Repubblica Martedì 16 dicembre 1997
Il dibattito

Aiuto, qualcuno vuole omologarci

[ spunto ] [ commento ironico ] [ mio commento a me stesso ]

N.B. I numeri tra parentesi rimandano ad approfondimenti storici del "mio commento a me stesso".

L'amico Edoardo Guglielmino, autore tra l'altro delle «Storie genovesi», afferma che la genovesità non è mai esistita. Può darsi che essere «fuori dalla mischia tursina» gli crei disorientamento o forse la ritrovata pace gli apre orizzonti insoliti, ma leggere quell'affermazione mi ha profondamente stupito. La storia di Genova è un «unicum» nella storia dei comuni medievali e tale resta fino al dopoguerra. Il primo Comune che stabilì ufficialmente di far scrivere la propria storia da annalisti contemporanei fu Genova: l'incarico fu affidato nel 1099 a Caffaro.

La Repubblica di Genova ebbe dall'Imperatore Corrado II facoltà di battere moneta propria, il genovino, verso la metà del 1300 poco prima o poco dopo (il fatto non è stabilito con certezza) che analoga facoltà ebbe Venezia. (1) Le cartiere di Voltri, forse di poco successive a quelle di Fabriano, le prime d'Italia, furono famosissime: gli atti ufficiali del Regno d'Inghilterra erano redatti esclusivamente su carta voltrese. (2) Ancora, mentre Dante scriveva la Divina Commedia, con cui di fatto sanciva la nascita della lingua italiana, a Genova l'Anonimo Genovese scriveva, in genovese arcaico, le sue rime: da allora Genova possiede una letteratura scritta in lingua genovese che copre ben otto secoli di storia! (3) Nei primi anni del '400 venne fondato il Banco di S. Giorgio con un'operazione di consolidamento del debito pubblico: nasceva così la prima banca e la prima società per azioni, azioni che allora si chiamavano «Compere» e le cui quote erano dette «Luoghi». (4)

I Genovesi furono assolutamente originali. Per l'Europa il Rinascimento avvenne nel 1300: per Genova tra il '500 e il 600 con la costruzione di Strada Nuova (Via Garibaldi) e con l'apertura di Strada Balbi. (5) La nobiltà genovese, diversamente da quella veneziana congelata al XIII secolo, era aperta a nuove ascrizioni; il Maggior Consiglio e le varie magistrature erano sorteggiate (segno del grande senso civico che caratterizzava la Repubblica).

Caro Guglielmino, questo assaggio di genovesità oggi deve combattere contro chi vuol omologare Genova a una città qualunque con i difetti della città media (...) una Genova più piccola, ridimensionata, come scrivi tu. Io non voglio ridimensionare Genova: voglio che Genova cresca fiera di essere ciò che è stata, ciò che è e ciò che sarà: città ricca di storia e di tradizioni, città i cui abitanti siano orgogliosi di essere cittadini liberi e non sudditi di un regime. Città che possa ancora affermare quello che nel 1912, concludendo l'introduzione al suo libro «I nomi delle strade di Genova», Amedeo Pescio scriveva: «Genova è superba del secolare travaglio della passion viva che arse le vene della sua gente insonne; Genova ama la sua storia come la sua vita; il suo passato come il suo avvenire».

Franco Bampi

Genova, 15 dicembre 1997

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Il Lavoro - Repubblica Domenica 14 dicembre 1997
NOI, GENOVESI: il dibattito aperto da De André

La genovesità non esiste

Tutte le grandi città, almeno in Europa, presentano fenomeni involutivi, Milano non è più da tempo la "gran Milan", Torino fa difficoltà a scollarsi di dosso la Fiat dipendenza. Nel sud solamente Napoli dà segni di vivacità, tra mille problemi ancora irrisolti.

Genova, che non è metropoli in senso stretto, presenta i difetti della città media (provincialismo, caduta d’immagine) con quelli del grande agglomerato urbano (inquinamento, traffico frenetico, invecchiamento della popolazione).

Ho sempre sentito parlare e discutere di genovesità. Adesso sono fuori dalla mischia tursina e mi riesce più facile affermare che la genovesità non esiste proprio. Anzi non è mai esistita. I genovesi hanno sempre rifiutato la formula della coesione, il luogo comune del riconoscersi sotto la Lanterna in un assetto governativo dominato da regole ferree. Il Doge era nominato a sorte. Dopo Andrea Doria, grandi leader non ne abbiamo più avuti perché non ne abbiamo voluti altri. È questa una considerazione che vale ancora oggi. Abbiamo bisogno di respiro europeo, anziché ricantare i nostri trallallero, peraltro espressione di voce popolare autentica.

Non sostengo che si debba appiattire le nostra tradizione in formule nuove. Mi piace anche per un motivo augurale citare Ruggero Pierantoni nella sua "forma fluenx". Il neo assessore alla Cultura afferma: l’esperienza della vita ha reso originario il senso dell’inarrestabile spostarsi del tempo e la sua impossibilità a ritornare su sé medesimo. Penso a una Genova più piccola, ridimensionata, ma, forse, per questo, più felice.

Edoardo Guglielmino

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Il Lavoro - Repubblica Domenica 21 dicembre 1997

Enzo Costa Di questo spasso

Martedì 23. "La genovesità non esiste!" ribadisce il poliedrico Franco Bampi (ex leghista, poi esponente del Polo Nord, poi forzitaliano, poi potenziale assessore di Castellaneta), reduce da una lunga disamina storica. "La genovesità non esiste, ma la schizofrenia politica sì!" ribatte il politologo Giovanni Sarmucche, reduce da un rapido esame del curriculum di Franco Bampi.

Mercoledì 24. Bampi prosegue le sue ricerche storiografiche: dopo che un suo intervento sul Lavoro (notizia vera, ndr) aveva collocato il Rinascimento nel 1300 (!?), dà alle stampe il volume "la scoperta dell'America come apogeo dell'illuminismo" e annuncia la pubblicazione del saggio "I filosofi presocratici da Kant a De Crescenzo".

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Un mio commento a me stesso

Ricordo che quando scrissi questo pezzo ero furibondo: allora lo scritto dell'amico Guglielmino mi parve violentare Genova e la sua storia. Così scrissi il pezzo di getto senza controllare date e citazioni; andai a memoria. L'unica cosa che controllai fu la citazione di Amedeo Pescio che mi feci dettare telefonicamente da mia figlia Rossana. Il pezzo risulta inesatto in alcuni punti e carente di informazione in altri. Ora, a mente più fredda, ritengo opportuno correggere e integrare quanto ho scritto con le note storiche che seguono.

(1) È fuor di dubbio che, con il diploma del dicembre del 1138, Genova ebbe da Corrado II, re di Germania e dei Romani, il privilegio di batter moneta. Si noti che, secondo l’usanza genovese, era già cominciato l’anno 1139, dato che l’inizio dell’anno coincideva con la natività, il 25 dicembre. (F. Donaver)
          Non sono ancora concluse le argomentazioni atte a stabilire, a parte la tardiva comparsa dello zecchino di Venezia, se il genovino, comparso a cavallo tra il XII e il XIII secolo e comunque assai prima della metà del Secolo XIII, sia nato assai prima del fiorino di Firenze, o se le due monete siano seguite a breve distanza. (G. Pesce)

(2) Le cartiere di Fabriano sono anteriori al 1276. Numerosi documenti notarili, tra il 1320 e il 1321, ci fanno conoscere i nomi di 22 cartai fabrianesi, testimonianza incontestabile dell'importanza dell'industria cartiera (Le filigrane negli archivi genovesi).

(3) Dante Alighieri (Firenze 1265, Ravenna 1321) scrive la Divina Commedia tra gli inizi del secolo XIV e la sua morte. Sono sicure le date del 1317 e 1319 relative alla pubblicazione delle prime due cantiche, mentre il "Paradiso" fu pubblicato postumo dai figli (Enc. Motta).
          Chi fosse l’Anonimo Genovese non si sa. Il poeta è nato a Genova e sembra che il suo nome fosse Lucheto. La sua produzione si estende dal 1291 al 1311, a tener conto delle sole date sicure o probabili.

(4) Con decreto del 23 aprile 1407 il Bucicaldo, "Boucicaut" governatore francese, assistito dal consiglio degli anziani stabilì l’unione dei debiti della Repubblica di Genova in un unico debito detto Compera di San Giorgio che dette luogo alla formazione del Banco di San Giorgio. Il Banco di San Giorgio era a un tempo istituto di credito, cassa di deposito, appaltatore di contribuzioni e svolse più volte funzioni politico amministrative. (F. Donaver)

(5) Il Rinascimento è il periodo tradizionalmente fissato tra la metà del secolo XV e la metà del secolo XVI ed è caratterizzato, soprattutto in Italia, da una straordinaria fioritura artistica e letteraria , nonché da un più libero sviluppo del pensiero, frutto di una nuova consapevolezza dei mezzi dell'uomo e della sua potenza - in questo senso, è spesso contrapposto a Medioevo. (G. Devoto, G.C. Oli). Col termine Rinascimento si denota la rivoluzione artistico letteraria avvenuta in Europa (e nell’Europa occidentale fin dai secoli XIV e XV) attraverso l’imitazione dei modelli greci e latini. Il Quattrocento è il Primo Rinascimento. (Enc. Motta). L’Umanesimo è il termine più preciso per indicare il Rinascimento quattrocentesco. Il famoso e terribile sacco di Roma del 1527 segna, in un certo modo la fine del mondo rinascimentale. Solo Venezia appare chiusa in uno splendido isolamento che coincide con il momento aureo della sua grande pittura. Il Rinascimento segue il Medioevo ed è seguito dal Manierismo e dal Barocco (L. Castelfranchi).
          La realizzazione della Strada Nuova, ora Via Garibaldi, avviene tra il 1550 e il 1588. La Strada dei Balbi, ora Via Balbi viene tracciata tra il 1606 e il 1619 e viene edificata nei decenni successivi.

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