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Che l'inse?
dicembre 2010 - numero 53
Bollettino informativo della Associazione Repubblica di Genova
Bandiera di san Giorgio, bandiera di Genova
Franco Bampi
I Genovesi, che hanno sempre voluto costituire una nazione a sé stante anche
rispetto agli altri italiani, nell'anno 1099, durante una delle più furiose
battaglie, soccorsero i cavalieri crociati e i condottieri inglesi, ribaltarono
l'esito dello scontro e consentirono la presa della città di Gerusalemme, ritenuta
inespugnabile.
Secondo la leggenda san Giorgio si sarebbe mostrato ai combattenti cristiani
in una miracolosa apparizione, accompagnato da splendide e sfolgoranti creature
celesti con numerose bandiere in cui campeggiavano croci rosse in campo bianco.
Da allora i Genovesi assunsero a loro insegna la croce rossa in campo bianco e
la mantennero senza mai più abbandonarla. Quale segno della passione di Cristo
e simbolo del Cristianesimo, essa significa Vittoria e Liberazione.
Nella sua cronaca Jacopo da Varagine la chiama "salutifero e trionfale vessillo
della vera Croce". Il vessillo crociato, terminante con tre code, è raffigurato
sulla torre del castello di Portovenere in un disegno a penna coevo al teso nel
codice parigini del Caffaro (iniziato nell'anno 1099).
La croce di San Giorgio, battuta dalle Navi della forte e valorosa Repubblica
marinara di Genova, incuteva rispetto e rappresentava una sorta di immunità per
chi navigava sui mari, allora piuttosto pericolosi. Fu così che nel 1190 Londra
e l'Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera
crociata per avere le loro navi protette dalla Flotta Genovese nel Mar Mediterraneo;
per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva a Genova un tributo annuale.
Ancora oggi l Inghilterra e la città di Londra utilizzano la bandiera di San
Giorgio; e San Giorgio dei Genovesi compare pure sulle sterline inglesi. Come
curiosità ricordo che il devastante bombardamento navale del 9 febbraio 1941
(una bomba inesplosa è tuttora conservata nella Cattedrale di san Lorenzo) fu
effettuato da navi inglesi che inalberavano la bandiera da guerra della Marina
inglese: la croce rossa in campo bianco a loro ceduta da Genova!
Queste concessioni non devono sorprendere. Riferisce infatti l'Accinelli che
i Genovesi non erano restii a concedere di portare le loro insegne "ai loro amici
o confederati nelle marittime spedizioni". Oliviero Cromwell ebbe a dire:
"...
l'Inghilterra e Genova sono due Repubbliche sorelle ambedue sotto l'egida della
Croce del gran San Giorgio e perciò si debbono rendere mutuo onore e aiuto".
Sempre l'Accinelli ci spiega come mai la bandiera di Milano è identica a quella
di Genova. Egli infatti scrive: «E mandati dalla Repubblica 500 balestrieri con
la suddetta insegna in soccorso dei Milanesi nel 1247, espugnata col loro valore
la città Vittoria nuovamente fabbricata da Federico II vicino a Parma, vollero
i Milanesi per maggiore onore assumersi dello stendardo de' Genovesi l'insegna».
Segnalo che alcuni dubbi su quanto ho appena riferito sono stati sollevati sul
sito di Wikipedia. Nella pagina su Genova al paragrafo "2.4 Simboli" si legge:
«Erroneamente lo storico Francesco Maria Accinelli indica lo stemma milanese
come derivazione di quello genovese (...) che invece risale al 1066». Ma nella
pagina
dedicata allo stemma di Milano al paragrafo "2.1 Origine" si legge «L'adozione
del simbolo della croce rossa in campo argento risale sicuramente ad un'epoca
successiva alla prima crociata» ovvero in epoca successiva al 1099, data in cui
la croce rossa in campo bianco fu assunta dai Genovesi. La contraddizione all'interno
della stessa Wikipedia è quindi palese. Purtroppo, data la nota
inaffidabilità del sito, non è possibile risalire alle fonti corrette. Il
fatto grave è che, nell'attuale epoca dell'ignoranza, citare Wikipedia è, per
taluni, citare una fonte più che certa: per questo su Internet si sta diffondendo
sempre di più, come dato storico inoppugnabile anche se non corroborato da prove
documentali, che l'Accinelli abbia sbagliato! Per questo voglio concludere con
le opportune parole della Profezia di Santa Brigida(1): «Meschinétti tùtti quélli
che restiàn / a vîve i ténpi sénsa önô né géna».
(1) Per il testo completo clicca qui
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