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La Repubblica Sabato 19 maggio 2007

Ma la storia dice di lasciar perdere

Quando su Repubblica  ho letto la proposta di unire la Liguria al Piemonte (perché di questo si tratta e non del viceversa) sono stato colto da sgomento. Non ho mai dimenticato il terribile progetto del 1992 della Fondazione Agnelli, fortunatamente dimenticato dai più, che volendo disegnare un’Italia federale basata su 12 regioni federate proponeva di unire Piemonte, Liguria e Val d’Aosta. La mia irremovibile contrarietà a progetti di questo tipo, non a caso nato in casa Agnelli, e alla proposta della Bresso, non a caso presidente della Regione Piemonte, è fondamentalmente, ma non solo, di tipo identitario.

Rilevo infatti che è storicamente infondata l’affermazione della Bresso: “C’è una storia secolare che vede integrate queste due regioni”. I Savoia, i signori del Piemonte, sono sempre stati ostili ai Genovesi al punto da fare due guerre e non so quante congiure (la più famosa è quella del Vachero). E dopo averli fatti massacrare dai bersaglieri di La Marmora , Vittorio Emanuele II arrivò a chiamare i Genovesi “vile e infetta razza di canaglie”.

Teofilo Ossian De Negri, nel suo celebre libro sulla storia di Genova, definisce l’annessione al Piemonte, stabilita con la violenza dal Congresso di Vienna, “di tutte la più odiosa”. Persino nella rivolta del Balilla, sottolinea il De Negri, Genova era in guerra contro il Piemonte, non contro l'Austria... Potrei continuare per molto.

Venendo all’attualità, io credo che la proposta debba rappresentare un forte segnale per i genovesi. Facciamo pochi figli (lentamente ci stiamo estinguendo); quelli che facciamo trovano lavoro fuori della Liguria; i nostri vecchi purtroppo se ne andranno; stiamo rinunciando sempre di più alla nostra lingua genovese e, con essa, alle nostre tradizioni e alla nostra cultura popolare.

I politici (tutti i politici, di destra, di sinistra, liguri e no) sanno bene che tutta la Liguria conta elettoralmente meno della sola città di Milano! Non vale la spesa spenderci troppo impegno!

Che fare allora? A mio avviso, se amiamo la nostra Liguria e non vogliamo che tra trent’anni sia solo un ricordo scolastico di chi allora sarà vecchio, occorre ripensare al nostro futuro confrontandoci non con l’Italia o col Piemonte, ma col mondo. Nel mondo i piccoli stati sono sempre di più; le tre Repubbliche baltiche, dinamicissime, stanno creando seri problemi alla grande Russia; i traffici portuali liguri sono fonte di un’immensa ricchezza che va tutta nel calderone romano. Potrei continuare per molto.

La soluzione (per me l’unica, vera soluzione possibile) non è l’unione amministrativa col Piemonte, ma la nostra capacità di essere nuovamente noi arbitri dei nostri destini decidendo da noi le nostre leggi e le nostre tasse e sapendo tutelare il nostro fragile territorio per ottenere un’elevatissima qualità della vita. D’altra parte, ed io non lo dimentico, l’annessione della Liguria all’Italia è illegittima perché è annessione militare mai sanzionata da un plebiscito popolare. Sono certo che la prospettiva di un piccolo stato dinamico e ricco, come la Liguria è stata per oltre sette secoli, saprà far riemergere una classe dirigente, oggi invisibile, capace di mantenere la nostra terra e la nostra gente a quei livelli di competitività mondiale che sono indispensabili nel mondo globalizzato di oggi.

Franco Bampi

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La Repubblica Giovedì 17 maggio 2007

La Bresso "Piemonte e Liguria si unifichino"

Marco Trabucco

TORINO - «Il Piemonte e la Liguria si dovrebbero unificare e sto lavorando perché questo avvenga». Lo ha sostenuto ieri sera la presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso in margine a un incontro cui ha partecipato alla facoltà di Scienze politiche. «Me lo hanno proposto alcuni industriali liguri qualche giorno fa, nel convegno sulla logistica che si è tenuto qui a Torino - ha aggiunto -però non ne ho ancora parlato con il mio collega Claudio Burlando».

Bresso però ha già le idee chiare su modi: «L'unificazione - ha spiegato - si potrebbe fare seguendo il modello del Trentino Alto Adige, mantenendo cioè due Consigli in questo caso regiona1i e non provinciali, e i due presidenti di giunta. Potrebbe esserci invece una turnazione alla presidenza del consiglio unificato». I vantaggi dell'unione? «C'è uno storia secolare che vede integrate queste due regioni. E credo che mettersi insieme potrebbe essere molto utile in settori come la sanità, i trasporti, la logistica».

(...)

 

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