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Il Podestà straniero a Genova

Franco Bampi

«Il Dialogo», n. 3 - ottobre 2000

Anno 1099: il Caffaro, nei suoi famosi Annali, ci informa che a Genova esiste la Compagna; della sua attività in epoca precedente, anche se presumibile, nulla conosciamo. Caffaro non spiega però che cosa essa fosse, limitandosi a dar notizia che nel 1099 i Genovesi avevano deciso di costituire una Compagna della durata di tre anni e che il 1134 fu l'anno in cui nella città di Genova le compagne da sette salirono a otto.

Secondo il Donaver i principali cittadini di Genova si riunivano in consorzi per reciproca difesa e sostegno; da questi consorzi nacquero le Compagne, agglomerati più vasti di famiglie abitanti in determinate parti della città e aventi comunanza di interessi. Le Compagne, otto come i rioni della città, costituirono il Comune genovese, il governo del quale venne allora affidato a un certo numero di consoli, eletti ogni anno dalle Compagne. Il potere esecutivo era affidato esclusivamente ai consoli; ma il potere legislativo risiedeva nelle Compagne che si radunavano in comizi popolari nei quali il Vescovo compariva come primo cittadino senza tuttavia avere la signoria della città. In seguito i consoli si divisero in Consoli del Comune, cui spettava il governo, e Consoli dei placiti, che amministravano la giustizia. Di numero variavano da quattro a otto.

Purtroppo sopraggiunsero le prime discordie intestine... Nel 1189, i guelfi genovesi aderirono al richiamo di Clemente III e partirono per la Terza Crociata. Rimasero quindi padroni del governo i ghibellini. E costoro improvvisamente decretarono che i consoli del Comune scadenti in quell'anno 1190 non fossero né rieletti né surrogati, e in loro posto si eleggesse il Podestà, alla quale dignità (d'istituzione imperiale che già buona prova aveva fatto nelle città lombarde) per primo chiamarono Domenico Manegoldo di Tettuccio, bresciano. Il Podestà straniero cominciò gli atti del suo ministero soffocando nel sangue le risorte discordie intestine. I consoli dei placiti rimasero in carica, quasi simulacro del primitivo regime.

Dal 1190 fino al 1339 Genova ebbe ben 78 podestà stranieri (oltre a 3 genovesi e a un savonese). Tra questi va ricordato Drudo Marcellino, milanese, che fu podestà nel 1196 e nel 1197: come già scrissi, fu lui ad ordinare che nessuna torre potesse superare l'altezza di circa 20 metri, risparmiando però la Torre degli Embriaci. Per curiosità, riferisco che l'attuale Lombardia ci fornì 38 podestà, di cui 17 provenienti da Milano. L'ultimo podestà fu Zambellino di Bernardo, bresciano, che governò nel 1317. Poco più tardi, nel 1339, Simone Boccanegra fu acclamato doge. Con lui cominciò la serie dei dogi perpetui che divennero biennali dopo l'importante riforma di Andrea Doria del 1528. Da allora Genova ebbe governi stabili e prosperi fino al 1797 quando nel ciclone napoleonico si inserì la furia dei giacobini genovesi che cospirarono, riuscendovi, per abbattere la gloriosa e plurisecolare Repubblica di Genova.

Anno 2000: il reggimento del governo regionale viene conquistato da Sandro Biasotti, noto ed importante imprenditore, e designa quale assessore alla Sanità il dott. Piero Micossi, del quale sono giunte a Genova le sue benemerenze nel campo della sanità. Speriamo che anche a Genova possa rimettere in sesto tutto il settore e questo è un augurio a lui, per i cittadini e anche per tutti i medici. Da qualcuno è stato chiamato come il "podestà straniero" ma noi certamente non facciamo distinzioni a seconda dei globuli rossi. Quando ci sono e sono buoni envenuto a chiunque.

Franco Bampi
Ordinario di Meccanica
Razionale - Facoltà di
Ingegneria - Genova
Vice Presidente
Associazione
"A Compagna"

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