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Gazzetta del Lunedì
Lunedì 24 maggio 1999
Le segnalazioni
Quelle pietre dimenticate
La stampa cittadina ha dato risalto al saccheggio delle pietre
che costituivano gli antichi moli del '600, abbandonate senza custodia
in Val Polcevera e che dovevano formare il parco archeologico di
caricamento. Ricordo che il 27 aprile 1994 quale consigliere comunale
chiesi, senza mai avere risposta, se fosse stato fatto un inventario
dei reparti archeologici ritrovati durante lo scempio di Caricamento
e quali fossero gli atti di sorveglianza, tutela e custodia attuati
e previsti. Qualche mese dopo, domenica 16 ottobre 1994, il Secolo
XIX titolava "i moli del '600 usati per i muretti degli orti".
Commentando queste ferite alla memoria della città una conoscente
mi ha detto: "Che li mettano a Caricamento come panchine: tutti
potremmo vederli e usarli!" Credo abbia ragione.
Purtroppo i Genovesi (ossia coloro che amano Genova e che la
vogliono splendida) tacciono ("còllan", ingoiano, si dice in genovese)
e guardano senza reagire lo scempio e la distruzione sistematica della
nostra città compiuta da amministratori interessati solo a rimuovere
ogni memoria storica. In questo contesto io colloco la giusta osservazione
di Corinna Praga, autrice del recente libro sui nomi delle strade
di Genova, secondo cui la toponomastica non deve diventare un epitaffio
di morti recenti, spesso avulsi dal contesto cittadino: valga per tutti
l’intitolazione, fortemente voluta dal sindaco Sansa, di un’area del
porto antico col nome "Calata Borsellino e Falcone", caduti per vile
mano mafiosa, ma estranei alla città e alla sua cultura.
Ma ciò che mi indigna di più è la macroscopica superficialità e il
profondo disinteresse dell’assessore Gabrielli. Le varie interviste
da lui rilasciate dimostrano come egli se ne freghi davvero di Genova:
segnalo, a mo’ di esempi, l’inerzia colpevole per non aver salvato
Piazza delle Erbe dalla cementificazione; la sorniona accondiscendenza
a speculazioni errate e dannose come la costruzione di palazzi
residenziali alla Fiumara, area naturalmente destinata ad attività
portuali; il silenzio colpevole sugli scempi attorno alla Lanterna,
dove resiste una centrale Enel inquinante; l’assistere attivo (sono
già stanziati 250 milioni!) allo stravolgimento della minuscola Piazza
Modena a San Pier d’Arena dove verranno piantate sei palme per impedire
di vedere il recentemente restaurato Teatro Modena, gioiello
dell’ottocento.
Genovesi, gelosi di Genova, delle sue tradizioni e della sua secolare
indipendenza, bisogna svegliarci e mandare a casa questi ignobili devastatori
di ciò che ancora ha resistito alla furia delle passate amministrazioni:
hanno perfino distrutto la casa dove nacque il 27
ottobre del 1782 "a decoro di Genova, a delizia del mondo – Nicolò Paganini
– nella divina arte dei suoni insuperato Maestro".
Prof. Franco Bampi
Genova, 17 aprile 1999
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