[ Indietro ] Gazzettino Sampierdarenese
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Jacopo da Varagine narra che nel luglio del 1099, durante la Prima Crociata, quando tutto sembrava opporsi alla liberazione della città santa di Gerusalemme da parte dei crociati, “il Beato Giorgio apparve a loro, vestito d’armi scintillanti, candide e segnate dalla rossa croce, e fece segno di seguirlo senza paura, affinché dietro di lui, sicuri, i crociati respingessero i nemici, guadagnassero le mura e conquistassero con la forza la città”. E così fu. Da allora i Genovesi assunsero a loro insegna la croce rossa in campo bianco (ossia la bandiera di San Giorgio) senza mai più abbandonarla. E San Giorgio divenne uno dei quattro santi patroni di Genova (gli altri tre sono San Giovanni Battista, primo patrono, San Lorenzo e San Bernardo).
I Genovesi non erano restii a concedere di portare le loro insegne ai loro amici o ai confederati nelle spedizioni marittime; ed infatti cedettero la loro bandiera agli Inglesi, alla Lega Lombarda e alla città di Milano, che ancora oggi inalberano il simbolo concesso loro dai Genovesi. E alle comunità fedeli Genova concedeva sia l’utilizzo del suo stemma, come per il Comune di San Pier d’Arena, sia il cosiddetto “capo di Genova” che consiste nel far sormontare dalla croce di San Giorgio lo stemma della città, come per il Comune di Voltri o per quello di Arenzano.
Il giorno dedicato a San Giorgio è il 23 aprile e per tradizione l’associazione di cultura genovese “A Compagna” fa celebrare una messa nella chiesa dedicata al Santo. Ma San Giorgio è davvero esistito? Con certezza nessuno lo sa. In più l’assenza di fondamenti storici sicuri (nella qualità) e sufficienti (nella quantità), hanno indotto, nel 1960, la Sacra Congregazione dei Riti a declassare la festa di San Giorgio a semplice memoria liturgica, a carattere solo locale, da ricordare cioè solo nelle chiese particolari. Ma chi ama Genova, la Liguria e la sua storia sarà sempre fiero di acclamare il Santo con l’antica incitazione: Viva Zena, Viva San Zòrzo!
Franco Bampi
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