[ Indietro ] O ZeneiseFranco Bampi«Il Dialogo», n. 2 - luglio 2003 Nel 1820 un avvocato genovese, Matteo Molfino, venne in possesso di un codice membranaceo contenente un'ampia raccolta di composizioni poetiche. Gli studi consentirono di scoprire che il codice era stato composto all'inizio del XIV secolo e che le poesie della raccolta, a quanto pare di un unico autore, erano databili tra il 1284 e il 1311. L'autore è conosciuto come l'Anonimo Genovese in quanto di lui non si hanno notizie, tranne quelle che egli stesso da di sé dichiarando, ad esempio, di chiamarsi Luchetto (piccolo Luca). Attualmente il Codice Molfino è conservato all'Archivio Storico del Comune di Genova ed è unanimemente riconosciuto come la prima importante ed estesa opera in volgare genovese. Da allora la lingua genovese (dico lingua in quanto il genovese è corruzione del latino, come tutte le altre parlate italiche) ha avuto fino ai giorni nostri una letteratura scritta ininterrotta che va dai classici Paolo Foglietta (1520 – 1596), Gian Giacomo Cavalli (1590 – 1657), Steva De Franchi (1714 – 1785), ai più recenti Martin Piaggio, Nicolò Bacigalupo, Carlo Malinverni, Edoardo Firpo, per ricordarne solo una minima parte. Oggi, di fatto, tutti parlano l'italiano, anche se imbastardito da barbarismi
– tremendo dire "realizzare" al posto di "rendersi conto"
scimmiottando l'inglese "to Capita così di leggere, su "Il Secolo XIX" di mercoledì 21 maggio 2003 quanto scrive Marco Giacobbe: "Il nostro linguaggio è a rischio di estinzione". E, citando il prof. Roberto Bolognesi, linguista dell'università di Groningen, Paesi Bassi, "il ligure è lingua discriminata dallo Stato che lo considera un dialetto, con in più l'aggravante di non disporre di una forma scritta standard". Nell'epoca attuale, dove si prevede "la scomparsa di una lingua ogni due settimane per i prossimi cent'anni", studi internazionali sulla salute delle lingue nel mondo affermano che "il ligure è idioma potenzialmente in pericolo". Che fare? Un suggerimento può venire considerando la situazione islandese. La lingua islandese (islenska) è la lingua ufficiale dell'Islanda e deriva dal norvegese antico che a sua volta deriva, insieme alle altre lingue scandinave, all'antico nordico. È una lingua antica, ferma quasi all'anno 900 d.C., quando un gruppo di norvegesi scappò dalla propria terra e raggiunse l'isola islandese, l'ultima Thule, il fantastico miraggio per naufraghi nella tempesta. Per gli Islandesi l'uso dell'antica lingua dei vichinghi è una nota d'orgoglio, un segno del forte legame con il passato, tanto che i libri degli autori stranieri vengono spesso tradotti in lingua locale. Così che gli Islandesi possono leggere con disinvoltura sia l'ultimo best-seller del momento sia saghe, carmi eroici o opere medioevali. In questo sforzo di mantenere la lingua più pura possibile, capita che, anche per introdurre termini moderni come quelli legati ad Internet ed alle nuove tecnologie, si faccia ricorso a parole che assumono un significato vagamente sacro. Ma tutto questo l'Islanda lo ha potuto fare in quanto, dopo essere stata colonia della Danimarca e aver costituito con essa una Unione che pur le garantiva una certa autonomia, nel 1944, sciolta l'Unione con la Danimarca, l'Islanda divenne una repubblica indipendente e scelse come propria lingua ufficiale l'islandese, nonostante la stragrande maggioranza dei suoi cittadini parli anche l'inglese. Io sono sempre di più convinto che questa sia la strada che anche la Liguria deve percorrere, avendone i presupposti stabiliti dal diritto internazionale in quanto non ha mai votato alcun plebiscito di annessione all'Italia, per salvare il genovese e le stupende e variegate parlate liguri. [ Indietro ] |