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Il Lavoro - Repubblica
Domenica 19 agosto 2001
La polemica
Lettera aperta di Bampi al Presidente della
Regione
"Ma un Governatore non può flirtare con la
Casa Reale"
Riceviamo e
volentieri pubblichiamo questa lettera aperta al presidente
della Regione.
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FRANCO BAMPI
Caro Sandro, leggo su «Il Lavoro – La Repubblica» di oggi 18 agosto
che tu, in vacanza a Palau in Sardegna, ti saresti recato all’isola
di Cavallo per incontrare il principe Vittorio Emanuele.
È fin troppo ovvio riconoscere che il privato cittadino, in questo
caso il signor Biasotti, può incontrare chi vuole, quando vuole e dove
vuole. Lo stesso non vale per il Governatore della Liguria, cioè per
il presidente Biasotti. Perché in quella veste tu rappresenti tutta
la Liguria, ovvero tutti noi. Io ho sinceramente sperato, appoggiandoti
attivamente, che tu volessi rappresentare la Liguria soprattutto
attraverso quei i sentimenti che fanno noi Liguri diversi, che ne so,
dai Lombardi o dai Siciliani. In quest’ottica ho davvero gioito quando
hai deciso di finanziare la legge 32 del 1990, dimenticata fino alla
tua elezione, che prevede la tutela e la valorizzazione delle tradizioni
e delle parlate della Liguria.
Ma, te lo confesso con altrettanta sincerità, ci sono rimasto molto
male, da ligure e da genovese, quando nella Sacra Sede del Governo della
Liguria, tu hai ufficialmente ricevuto Marina Doria, moglie del Savoia
la cui Casata da sempre ha fatto tantissimo male a Genova, ai Genovesi
e ai Liguri. Giudico così gravi le colpe che hanno i Savoia nei confronti
della nostra Terra che ho messo moltissima documentazione storica
all’indirizzo Internet
http://www.francobampi.it/liguria. Tuttavia ritengo opportuno ricordare
per l’ennesima volta uno dei fatti più gravi. Nell’aprile del 1849 su
ordine di Vittorio Emanuele II, i bersaglieri comandati da Alfonso
La Marmora bombardarono, saccheggiarono, uccisero, stuprarono donne,
rubarono arredi sacri, in una parola, misero per tre giorni al sacco
la città di Genova. Complimentandosi in francese col La Marmora il re
galantuomo (sic!) Vittorio Emanuele II definì i genovesi "vile e
infetta razza di canaglie". E ancor oggi, credimi, sono in moltissimi
quelli che si sentono profondamente offesi per questi gravissimi fatti.
Fatti che non possiamo dimenticare! E soprattutto non puoi
dimenticarli tu, caro Sandro, quando rappresenti la Liguria. Se sei
davvero andato all’isola di Cavallo, dove nell’agosto del 1987 perse
la vita Dick Hammer per mano della persona che avresti incontrato,
spero proprio che tu lo abbia fatto a titolo personale. E spero che
ti sia ben guardato dall’invitare ufficialmente a Genova un
discendente di quella Casa Savoia che, come disse il rabbino Toaff,
porta ad onta indelebile le leggi razziali del 1938 e, aggiungo
io, il sacco di Genova del 1849.
Genova, 18 agosto 2001
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