Con ammirevole e condivisibile sensibilità, appena divenuto governatore,
Biasotti ha attivato una legge da troppo tempo tenuta nel cassetto e mai
finanziata: la legge regionale 32 del 1990 sulla conservazione del
patrimonio linguistico della Liguria, la cultura ligure e le tradizioni
popolari. Siedo nella commissione prevista dalla legge per nomina del
Presidente Biasotti e sono stato eletto presidente della commissione
stessa dai sei membri componenti. Con spiacevole stupore e vivo disappunto,
leggo su «Repubblica» di oggi 7 dicembre
che, intervenendo con polemica animosità nella questione Sansa Bornacin,
il collega prof. Coletti annuncia le sue dimissioni dalla commissione
sopra citata, dove siede per nomina del Rettore dell’Università, asserendo
testualmente di ritenere «ormai disonorevole per ogni persona onesta
condividere alcunché con chi sta uccidendo la libertà
e la giustizia nel
nostro paese». Affermazione gravissima che tira in ballo, in modo
assolutamente improprio e offensivo, persone oneste come io mi vanto di
essere che intendono permanere nella commissione per poter dare un proprio
contributo costruttivo al rilancio della Liguria attraverso la
conservazione della sua lingua, della sua cultura e delle sue tradizioni.
Prof. Franco Bampi
Presidente commissione ligure
patrimonio linguistico
Genova, 7 dicembre 2001
Il Lavoro - Repubblica
Sabato 8 dicembre 2001
L'INTERVENTO
Quelle odiose accuse ai magistrati
VITTORIO COLETTI*
Il senatore Bornacin ha cercato di impedire ad Adriano Sansa di
partecipare a un dibattito e, c'è da credere, proverà a far mettere sotto
accusa dall'ineffabile ministro di giustizia uno degli uomini più liberi e
nobili della nostra città. Non c'è, per altro, da stupirsi. Chi non è
d'accordo, oggi, o si adegua o deve tacere. E' di questi giorni la notizia
che membri della maggioranza stanno istituendo grotteschi tribunali
telefonici per individuare professori della scuola e docenti universitari
sospettabili di non condividere ideologia e cultura del presente governo
(ne approfitto per autodenunciarmi, visto che non mancherò di spiegare ai
miei studenti che iniziative di questo genere sono autenticamente fasciste
e da fascisti). L'accusa a Sansa è particolarmente odiosa perché punta a
soffocare la libertà di espressione di quello che non è solo un autorevole
e impeccabile magistrato, ma un punto di riferimento civile e morale della
Genova che ancora pensa e non si vergogna di farlo ad alta voce. Non si
può sottovalutare il ruolo di Sansa nella cultura e nella vita civile
della nostra città.
Non si può sottovalutare l'onestà intellettuale dei suoi discorsi, la passione
civile di tutti i suoi atti, perfino di quello più intimo e parsimonioso
di poeta.
In un momento in cui anche i migliori preferiscono tacere o minimizzano i
pericoli che sta correndo lo stato liberale e democratico, il coraggio, la
franchezza di Sansa sono un motivo di conforto e di speranza. Colpendo
lui, a Genova, non si fa solo l'ennesimo gesto di intimidazione contro la
libertà dei magistrati e contro i magistrati liberi, oggi costretti o a un
vile silenzio o a subire un'aggressione politica e umana senza precedenti.
Colpendo Sansa si colpisce anche la Genova della cultura, dell'università,
degli intellettuali, dove Sansa da sempre opera ed è apprezzato. Per
questo occorre reagire, dichiarando con forza sdegno e solidarietà e
spezzando ogni legame di passiva connivenza con le forze politiche e le
istituzioni nazionali e regionali che fiancheggiano questa bieca
operazione di regime.
Da parte mia, poiché l'unico luogo di collaborazione con questa miserevole
realtà politica è la commissione regionale sul patrimonio linguistico
della Liguria e la cultura popolare (dove siedo per mandato del Rettore),
mi dimetto da questo organismo, ritenendo ormai disonorevole per ogni
persona onesta condividere alcunché con chi sta uccidendo la libertà e la
giustizia nel nostro paese.
* ordinario di Storia della lingua italiana
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