Ecco cosa dice:
Quando si affronta il problema di come scrivere le parole di una lingua si hanno di fronte due possibili criteri.
Evidentemente la prima scelta è quella che si addice a lingue ampiamente parlate, all'interno delle quali le differenze sono mantenute dall'uso; è la scelta che è stata fatta, ad es., per l'italiano. La seconda scelta consente di evidenziare le differenze tra i diversi parlanti e di mantenerne o magari solamente tramandarne le peculiarità. Gli alfabeti fonetici, che sono piuttosto complessi e, di fatto, inusabili per la scrittura corrente, assolvono proprio a questa funzione. Circa il genovese è chiaro che quando il suo utilizzo era ampio la scelta che veniva traguardata era la prima. Oggi, che molte varianti urbane si sono già perse, dovremmo chiederci se non sia più opportuno adottare la seconda, ovvero ideare un sistema grafico che, semplificando di molto quello fonetico, riesca tuttavia ad evidenziare per iscritto le differenze tra i diversi parlanti. Una cosa è certa: in svariati secoli il genovese non è riuscito a dotarsi di un sistema di scrittura unico, preciso, condiviso dai diversi scrittori e, quel che più conta, adottato da tutti. Le proposte sono numerosissime e molte di esse sono trattate in una apposita sezione. Nell'ottica di stimolare una soluzione al problema di come scrivere la lingua genovese e le sue varianti, in queste pagine si espongono i più significativi problemi di grafia che si pongono nella ideazione di un qualunque sistema grafico che vada bene per le nostre parlate di Liguria. Ecco cosa dice Padre Gazzo. |
Introduzione
Accenti
Vocali
Consonanti
Note grafiche particolari
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