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Gazzettino Sampierdarenese
Anno XXXV - N. 7
31 Luglio 2007
In polemica con il presidente della Regione
Claudio Burlando
Franco Bampi si sfoga
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[ Antefatto ]
[ Replica ]
[ Controreplica ]
[ Intervento ]
Lo confesso: ho sempre pensato che sarei morto prima di vedere la fine della
mia amata terra di Liguria. Già perché con una classe politica di infima qualità,
con un’imprenditoria capace solo a mendicare gli aiuti di stato, senza volontà di
rischiare e di fare impresa per davvero, con una popolazione che quando va bene
mugugna un po’ e poi accetta tutto, anche di non parlare più la lingua dei nostri
padri, con un materiale umano così, ebbene qualcuno ha ancora il dubbio che la
Liguria, prima o poi, non sparirà?
Nessun dubbio! Solo che non me l’aspettavo così presto: ecco tutto. Pensavo che
non l’avrei vista, la fine della Liguria. Ben inteso nessuna contrarietà ad accordi
economici: quelli si fanno con tutto il mondo: dalla Cina, all’India, all’Inghilterra
e via dicendo. Nulla di male accordarsi col vicino Piemonte per far funzionare meglio
e di più gli ospedali delle due Regioni o quello che vi pare.
Ma perché, mi chiedo, la Facoltà di Ingegneria di Genova deve essere “l’estensione
del Politecnico di Torino” e non un politecnico a se stante? I nostri vecchi
falsificarono addirittura l’anno di fondazione dell’Università per opporsi alle
vessazioni e ai tagli che il governo di Torino voleva imporre al nostro Ateneo! E che
bisogno c’è, aggiungo, di fare un simulacro di parlamento del Nord Ovest dove, con
60 consiglieri contro 40, il Piemonte ha sempre ragione?
Stiamo perdendo la nostra lingua genovese, il Mar Ligure ormai è diventato Alto
Tirreno, le nostre terre del Novese sono dette Basso Piemonte, invece che Alta Liguria
come la storia vorrebbe, e, invece di far qualcosa per riottenere dignità e
responsabilità decisionali, i nostri strateghi politici da quattro soldi cosa fanno?
Pensano al Limonte!
È fuor di discussione che la Liguria ha il diritto internazionale di poter
RI-tornare ad essere indipendente come lo è stata per oltre sette secoli. Invece di
reclamare a gran voce questo diritto che i nostri padri ci hanno lasciato in eredità,
i nostri governanti imbelli che si inventano? Un accordo umiliante con una regione,
il Piemonte, che solo perché è più grossa conta di più. Ma quanto conterebbe nel
mondo una Liguria ritornata indipendente? Davvero non l’avrei creduto di assistere
da vivo alla fine ingloriosa di una cultura splendida ed audace, anticipatrice di
secoli di valori sociali attualissimi, come quella della Repubblica di Genova.
E il popolo ligure dov’è? Quel popolo che nel 1746 col Balilla insorse contro
gli austro piemontesi (sì, piemontesi), che con l’aiuto della Madonna sconfisse
nel 1625 i piemontesi invasori nei pressi del santuario della Vittoria, che nel
1814 al Congresso di Vienna lottò per non essere annesso al Piemonte, quel popolo,
quella gente oggi dove sono? Pavidi e ciechi, adagiati nelle mollezze, interessati
solo alle futilità, i liguri di oggi sono così incapaci di reagire che non riescono
neppure più a far figli!
E se saremo conquistati prima dal Piemonte e poi chissà da chi, non lamentiamoci:
alla fine temo che dovremo ringraziare se l’invasore straniero ci lascerà salva la
vita! Ai Romani divenuti rammolliti i barbari non gliela concessero!
Forse è vero: ognuno ha ciò che si merita: ma questa fine ignobile e ingloriosa
avrei preferito non vederla mai.
Fortunatamente a questo scenario verosimile, cari miei conterranei, l’alternativa
esiste ed è una sola: lasciar perdere i politicanti immarcescibili e darci da fare
tutti insieme per ritornare indipendenti e per poter di nuovo decidere da noi dei
nostri destini. Allora sì, ne sono convinto, riemergerebbe una classe dirigente
degna di quella che portò la Liguria alla gloria, allo splendore e al benessere.
Franco Bampi
uno degli ultimi Patrioti Liguri
Franco Bampi con, a sinistra, il presidente de
“A Compagna” Alessandro Casareto,
e il presidente del Consiglio Regionale Giacomo Ronzitti
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