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Il Secolo XIX
Sabato 17 dicembre 2005

PROPOSTA

La provocazione del consigliere regionale.
Borzani: no, ormai appartiene alla storia

«Intitoliamo il teatro dell’Opera a Mazzini»

Cola (Ds): Carlo Felice non merita tanto onore.
Morchio: idea interessante

Nel giorno in cui il governo ufficializza il taglio al fondo unico per lo spettacolo, che rischia di paralizzare l’attività dei teatri dell’opera italiani, il consigliere regionale dei Ds Luigi Cola presenta una mozione per cambiare nome al Carlo Felice. «Cambiamo nome, perché Carlo Felice in realtà fu un despota». E Cola propone anche un’alternativa: «Intitoliamolo a Giuseppe Mazzini, di cui quest’anno ricorre il bicentenario della nascita».

La proposta, che ha tutte le caratteristiche della provocazione, solleva invece il dibattito. L’assessore regionale alla Cultura, Fabio Morchio, plaude all’idea, l’omologo assessore in Comune, Luca Borzani, la boccia (motivando). Taglia corto e bolla tutto come una «stupidata» l’ex governatore Sandro Biasotti, mentre il sovrintendente del Teatro, Gennaro Di Benedetto, ironizza: «Andando avanti di questo passo, altro che nome: dovremo cambiare la funzione stessa del Carlo Felice». Per contro, l’altro diessino in Regione, Ezio Chiesa, mette subito la sua firma sotto la mozione di Cola.

 

 

Il teatro intitolato a Carlo Felice di Savoia

Ma ecco come spiega Cola la sua proposta di mandare in pensione la regia intitolazione: «Carlo Felice era un sovrano dispotico e assolutista, autore di una violenta repressione contro i moti rivoluzionari del 1821. Il suo primo atto da re fu la cancellazione della costituzione concessa da Carlo Alberto, l’epurazione degli avversari politici, e la condanna a morte di 71 insorti. Considerato che l’intitolazione di strade o opere pubbliche è un modo per onorare la memoria di persone che si sono distinte in modo positivo in diversi campi, non si capisce perché il teatro debba ricordare un despota oppositore di ogni forma di liberismo e insensibile vero le questioni culturali». E l’appello: «Il teatro - dicono Cola e Chiesa - dovrebbe piuttosto essere intitolato al pensatore genovese Giuseppe Mazzini, protagonista del Risorgimento, sostenitore di un messaggio democratico e repubblicano che rivela ancora oggi aspetti di grande attualità».

Morchio in realtà ci aveva già provato. Quando era vicesindaco e assessore alla ricostruzione del teatro, propose di intitolarlo a Niccolò Paganini o a Cristoforo Colombo: «A suo tempo feci questa stessa riflessione. Cambiare nome al Teatro non è un’idea folle, anzi. Magari, oggi, non sceglierei Mazzini, ma una personalità più legata alla musica. Sono pronto a discuterne, ma la decisione spetta ovviamente al Comune».

Ed ecco il Comune, con Borzani: «Non sono favorevole. Credo che la storia di una città si sedimenti su se stessa e allora, non mi appassiona il dibattito sui nomi, quanto il sistema per coltivare la memoria di un Paese; certo, anche in modo critico. In ogni epoca si conoscono altre verità rispetto a quanto accaduto nelle fasi precedenti. Ed è pur vero che Carlo Felice non è stato quel grande statista. Ma tutto ciò appartiene alla storia di Genova». Per lo stesso motivo Biasotti è perentorio: «La sinistra, anziché perdere tempo dietro queste stupidate, pensi a finanziare il Carlo Felice: io 6 milioni di euro li ho tirati fuori». E Di Benedetto? «Questo Teatro porta il nome di Carlo Felice da 200 anni, non mi pare il caso di cambiare. Certo è che se la tendenza del governo di tagliare i nostri finanziamenti resta invariata, non solo dovremo cambiare il nome, ma anche i ruoli e le funzioni stesse del Teatro».

Gio. M.
[Giovanni Mari, ndr]

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