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Il Giornale
Domenica 18 dicembre 2005

IL MIL VORREBBE CAMBIARE IL NOME AL TEATRO

Guerra storica sul nome di Carlo Felice

È guerra aperta tra il Movimento indipendentisti liguri e l’Alleanza monarchica sull’iniziativa dei consiglieri regionali Ds Luigi Cola e Ezio Chiesa i quali chiedono di cambiare il nome al teatro Carlo Felice.

«Finalmente mettono ufficialmente in discussione l'intitolazione a Carlo Felice del nostro Teatro dell'Opera! - dice il professor Franco Bampi, segretario del Mil - Questa intitolazione ha una curiosa vicenda alle spalle. Già nel 1837 nel suo libro "Mémories d'un touriste" Stendhal scriveva: "Credevo che i genovesi amassero soltanto il denaro; amano anche, mi dicono, la loro indipendenza. Ciò mi ha fatto nascere questa riflessione politica, è che sono stati costretti a dare il nome di Carlo Felice al bel teatro che si sono costruiti". Dopo l'8 settembre il governo della Repubblica di Salò interpreta il comportamento di casa Savoia come il "colpo di stato della capitolazione e del disonore" e delibera di eliminare tutte le intitolazioni ai Savoia. Così, dal 23 marzo 1944 il nostro Teatro lirico fu chiamato "Teatro Comunale dell'Opera". Poi, dal 19 giugno 1945, fu denominato "Teatro Comunale Giuseppe Verdi". Oggi, chissà poi perché, si chiama nuovamente "Carlo Felice". Mi auguro che la benvenuta proposta dei due Consiglieri sia immediatamente accolta e che, finalmente, il nostro Teatro possa essere intitolato a un genovese. Io, da parte mia, non dimentico anche un altro fatto: che la statua del Savoia massacratore di Genova, Vittorio Emanuele II, ancora troneggia in mezzo a piazza Corvetto...».

Da parte loro i monarchici, per bocca di Michele Forino, segretario regionale di Alleanza Monarchica, esprimono «la più alta indignazione in merito alla proposta di mutare l’intitolazione a Sua Maestà Carlo Felice del teatro di Genova. Solo i fascisti di Salò hanno saputo fare di peggio - insiste Forino - Circa poi “l’insensibilità culturale“ di Sua Maestà, si rammenta che, oltre ad aver edificato il teatro, nei dieci anni di regno venne inaugurato il Museo Egizio di Torino, venne riformata l’Accademia di pittura e scultura, venne creata la reale compagnia drammatica, venne inaugurata la stagione delle esposizioni delle arti e delle industrie, vennero elargiti sussidi a giovani artisti, editori e scrittori... Evidentemente, qualcuno, in Regione, dovrebbe tornare a scuola».

Può anche darsi, ma in quel caso sarebbe in buona compagnia monarchica. Infatti quel che Forino non dice, non sa o semplicemente omette, è che Carlo Felice è stato uno dei più reazionari sovrani di casa Savoia. Infatti fu un inflessibile sostenitore del diritto divino ed ostile ad ogni riforma politica e liberale e lo dimostrò ampiamente reprimendo nel sangue i moti rivoluzionari del 1821. Ne seppero qualcosa i genovesi che il 23 marzo di quell’anno si rivoltarono contro il governatore dei Savoia. Quando Carlo Alberto tradì gli insorti e si unì alle truppe austriache dello zio Carlo Felice, i rivoltosi furono tutti passati per le armi e l’intera città venne duramente colpita. Ma di questo Forino non era al corrente.

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