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La Repubblica
Sabato 24 dicembre 2005
LETTERE GENOVESI
Non cambiate il nome al Carlo Felice
Piero Ottone
A Genova abbiamo un teatro glorioso, il Carlo Felice. E'stata formulata
la proposta di cambiargli il nome, e di chiamarlo teatro Mazzini. Si tratta,
a mio parere, di una proposta pessima. Per ragioni di principio: non si
rinnega la storia. O meglio, per essere più presisi: non si dovrebbe mai
rinnegarla.
Purtroppo succede spesso. Si cambiano i nomi non solo di teatri, ma di
strade, di piazze, addirittura di città, secondo l'aria che tira. Sicché San
Pietroburgo, tanto per citare un esempio, diventò Leningrado. Sarebbe stato
difficile aspettarsi qualche cosa di diverso da quei fanatici rivoluzionari,
assassini della famiglia imperiale. Ma sono talmente contrario ai cambiamenti
di nome che, secondo me, una volta che si è scelto il nome di Leningrado,
sarebbe stato preferibile mantenerlo, invece di tornare all'antica denominazione:
tanto più che quella splendida città russa ebbe col nome di Leningrado un'epopea
gloriosa, la resistenza ai tedeschi. Sempre per rimanere lassù, coi nostri
ricordi famosissimo è di quella città il teatro, il Mariinskij. I soliti
bolscevichi lo ribattezzarono Kirov. Ma gli intellettuali russi, quando erano
fuori della portata di orecchie indiscrete, lo chiamavano sempre Mariinskij,
con affetto.
Torniamo a noi. Come si sarà capito. la mia avversione a cambiare il nome
di luoghi pubblici non è dovuta a simpatia o antipatia per i personaggi coinvolti.
Nel caso della città russa avrei preferito che si mantenesse dopo la guerra
il nome di un fanatico comunista, ma mi schiero a favore di un monarca sabaudo
per il nostro teatro.
Che architettonicamente, l'ho già detto tante volte, non mi piace. Ma che
ha un grande passato e, ci auguriamo, un radioso avvenire.
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