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Il Secolo XIX
Martedì 17 settembre 2002

Prosegue il dibattito sull'Archivio di Stato di Genova La direttrice Paola Caroli replica a sospetti e accuse

Nessun dubbio: la sala Colombiana non sparirà

«Nella nuova sede i documenti saranno esposti accanto a molte altre testimonianze storiche»

     In mostra: atti notarili medievali
registri del Banco di San Giorgio
e il documento Assereto dove
appare chiaramente la genovesità
di Cristoforo Colombo

MARIO MARCENARO

Prosegue il dibattito sul futuro e sulle prospettive delle due sedi dell'Archivio di Stato di Genova, quella storica di via Reggio e quella nuova in Carignano. A questi problemi si è aggiunto il "doloroso grido di allarme" di Franco Bampi docente universitario e vicepresidente di "A Cumpagna" che ha avanzato l'ipotesi di disinteresse dell'attuale direzione per la Sala Colombiana, allestita nel 1974 da Aldo Agosto, direttore dell'Archivio di Stato dal '73 al '95.

«La sala colombiana - dice Agosto - fu voluta da Paolo Emilio Taviani e dalla Direzione Generale nella sede di via Reggio. Poi è stata spostata, per le Colombiane, nella nuova sede. Sono dispiaciuto che questa mostra permanente non esista più».

Ma parliamo un po' dei lavori. Come mai sono serviti tanti anni?
«I rallentamenti sono stati tecnici e non sono mai dipesi né da me né dai miei successori. Io avevo praticamente solo la consulenza per quanto atteneva la parte archivistica, l'utilizzo dei vari locali, la conservazione dei documenti».

Ma i ritardi?
«Per quanto era mia competenza ho sempre sollecitato presso la Direzione degli archivi il proseguimento rapido dei lavori».

Da chi dipendevano le decisioni?
«Un intervento importante fu quello di Giulio Andreotti allora presidente del Consiglio e ministro ad interim dei Beni culturali che, per poter proseguire senza successive interruzioni, mi aveva delegato con una sua lettera a nominare un rogatario per stipulare una convenzione con la stessa impresa che dall'inizio seguiva i lavori a sant'Ignazio. I lavori sono ripartiti ma, subito dopo, un nuovo direttore generale degli Archivi annullò quanto stabilito da Andreotti».

Dopo aver sentito Aldo Agosto abbiamo chiesto a Paola Caroli, dall'aprile del 2001 alla direzione dell'Archivio di Stato genovese, precisazioni "sul futuro" della Sala Colombiana.

Dottoressa Caroli è venuta volentieri a Genova?
«Quando ha vinto il concorso da dirigente ho accettato con entusiasmo il trasferimento da Torino in quanto, come mio padre, sono nata a Genova, anche se la mia famiglia non ha origini genovesi e le posso garantire che non mi mancano i ricordi della mia infanzia. Possiamo quindi escludere i sentimenti sabaudi contrari all'antica Repubblica di Genova avanzati dal professor Bampi».

Ma avete annullato la Sala Colombiana?
«Già oggi la sede di via Reggio è un cantiere. Abbiamo spostato 9 chilometri di documenti nei magazzini di Campi per permettere i primi e urgenti interventi sulla struttura.

Attualmente il problema, le garantisco, non è quello della Sala colombiana; il problema è quello di riprendere e terminare i lavori per la fine del 2003 a Sant'Ignazio, come ha spiegato al Secolo XIX il ministro Urbani, e programmare i lavori, inderogabili, nella sede di via Reggio.

Ma è importante questa esposizione?
«Sì. È fuori dubbio. Non abbiamo fatto "sparire", come avete scritto, la Sala colombiana. I documenti legati a Colombo devono essere salvaguardati e ben custoditi come tutti gli altri documenti dell'archivio, a partire dagli atti notarili medievali per giungere ai documenti del Banco di San Giorgio. Ricordi che anche documenti più recenti sono fondamentali per la storia di Genova, pensi all'importanza degli atti giudiziari che, passati gli anni indicati dalla legge, ci vengono periodicamente consegnati».

Ma quale progetto per ricordare Colombo a Genova?
Come le ho già detto ci stiamo impegnando, e le garantisco che non è cosa da poco spostare i documenti dell'intero Archivio di Stato. Fatto ciò penseremo al settore espositivo.

A Sant'Ignazio?
Certo. Nella nuova sede ci saranno splendidi spazi per incontri e per la valorizzazione del patrimonio documentario che conserviamo. I documenti più importanti della storia del Comune di Genova e della gloriosa "superba" Repubblica saranno esposti e, ovviamente, i documenti colombiani, a partire dal famoso documento Assereto che attesta la genovesità di Colombo, saranno valorizzati al massimo.

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