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Il Secolo XIX
Giovedì 4 gennaio 2001

Gli esperti: sono resti dell’ospedale
La soprintendente: «Verificheremo»

Il giallo delle colonne abbandonate a Ca' de Pitta scuote anche la soprintendente ai Beni architettonici della Liguria, Liliana Pittarello, che s'impegna a chiarire la vicenda, ad accertare la provenienza dei reperti e a trovare una loro adeguata sistemazione. Per la ricostruzione della paternità delle colonne marmoree e per capire se provengano dal Carlo Felice, come si potrebbe ipotizzare a prima vista, abbiamo sentito alcuni pareri.

Il costruttore. Il Carlo Felice fu rifatto alla fine degli anni Ottanta. Il costruttore era Mario Valle: «Resti del vecchio teatro? Può darsi di sì come no. Io rammento che non portammo via nulla: lavoravamo sotto la guida diretta del Comune e le colonne che c'erano sono le stesse che oggi sostengono il porticato del Carlo Felice».

L'ex sindaco. Cesare Campart guidava Palazzo Tursi all'epoca dei lavori al Carlo Felice: «Valle è una persona seria, se dice di non avere rimosso nulla... E poi, per quanto anch'io ricordo, non saprei dove immaginare altre colonne, nel vecchio teatro, oltre a quelle che, recuperate, ne fanno parte tutt'ora. Secondo me, se qualcosa fu rimosso, ciò avvenne subito dopo la fine della guerra, non certo al momento dei lavori di restauro e ricostruzione».

       

Pittarello

 

Di Fabio

 

Gli esperti.Ida Maria Botto, ex direttrice del museo di Sant'Agostino, fa la sua ipotesi: «Credo che quelle colonne provengano da Pammatone, visto che quelle del Carlo Felice sono state rimesse al loro posto. Sul perché siano fini e agli ex macelli, penso a peso e ingombro di quel materiale: chissà, forse non si vedeva altra area, o forse c'erano problemi di trasporto...». Clario Di Fabio è oggi alla guida del museo e si sbilancia un po' di più: «Certezze assolute, ovviamente, non ne ho nemmeno io. Ma so che a Ca' de' Pitta fu trasportato materiale dell'antico ospedale: le colonne che ora sono là non sono sicuramente quelle del cortile, che erano lisce. Ma il complesso era grandissimo e lo stile dorico delle colonne in questione avvalora l'ipotesi che provengano da Pammatone».

La soprintendenza. La soprintendente ai Beni architettonici, Liliana Pittarello, rientrerà in ufficio dalle vacanze tra pochi giorni. Raggiunta telefonicamente, è stata molto chiara: «Non ho riscontri sul fatto che di questa vicenda si sia parlato in Comune o altrove anni fa. Ne ho notizia adesso, da voi. Ovviamente la cosa ci riguarda in prima persona, per cui darò incarico all'Ufficio vincoli della soprintendenza perché sia disposto anzitutto un sopralluogo. Vediamole queste colonne, e poi accertiamo se davvero provengono da Pammatone. Chiarita la loro origine, tratteremo con gli attuali proprietari per trovare sistemazione adeguata ai reperti. Ma, ripeto, la prima cosa da fare è verificare di cosa si tratta: ed è ciò che faremo, anche se la documentazione che dovremo cercare non consentirà tempi brevissimi per avere intanto le prime risposte». Il giallo, insomma, per ora non trova soluzione. Ma almeno c'è chi si occuperà delle indagini.

Federico Buffoni

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