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Il Secolo XIX
Giovedì 4 gennaio 2001

[L'occasione del ritrovamento delle antiche colonne a Ca' de Pitta ha indotto Il Secolo XIX a redigere una mappa di opere d'arte non più a disposizione della città. ndr]

È lungo, purtroppo, l'elenco delle opere d'arte che sono sparite dalla città. dai moli del porto antico ai cimeli di Staglieno, dalle statue di San Martino alla pavimentazione di Galleria Mazzini, all'angelo dell'Arecco. Senza dimenticare i tram e i filobus, testimonianze di storia cittadina accantonate troppo in fretta quando il trasporto urbano è passato tutto su gomma.

[ moli del porto antico ] [ cimeli di Staglieno ] [ statue di San Martino ] [ tram e filobus ] [ Galleria Mazzini ] [ angelo dell'Arecco ]


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Moli del porto antico

Durante i lavori per la realizzazione del porto antico nel '91, vengono alla luce i vecchi moli. Sistemate in casse di legno, quelle pietre cariche di storia sono «provvisoriamente» parcheggiate sull'argine del Polcevera, dove però rimangono più del previsto: il legno delle casse marcisce, i contadini le usano per rinforzare i muretti dei loro terreni. Un destino alla Cincinnato, dalle glorie del mare alla quiete degli orti, anziché l'annunciata collocazione nel parco archeologico previsto da Renzo Piano.   

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I cimeli di Staglieno

È il tesoro di Staglieno, capace di svelare i segreti storici e artistici del cimitero monumentale: mille disegni autografati dai più celebri scultori, una serie di reperti mazziniani, un archivio completo. Lo scoprono il 3 luglio dello scorso anno, i volontari che si occupano quotidianamente della cura di lapidi e siepi. Cosa fare dei preziosi cimeli? Un gruppo di medici di famiglia lancia l'idea di una colletta. Perché da Palazzo Tursi hanno allargato le braccia: «Per Staglieno, non c'è una lira».   

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Statue di San Martino

Se sarà confermato che le colonne misteriose di Ca' de Pitta provengono effettivamente da Pammatone, non sarà comunque la prima volta che reperti dell'antico ospedale hanno conosciuto l'ingiuria della discarica o dell'abbandono. Nella primavera del 1988, infatti, tra gli sterpi e le erbacce, ai bordi dei viali dell'ospedale San Martino, furono rinvenute numerose statue, che un tempo ornavano lo storico nosocomio genovese.   

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Tram e filobus

Tra i pezzi di storia cittadina sparpagliati nel mondo, non mancano i vecchi mezzi pubblici. Accantonati troppo in fretta negli anni in cui si voleva viaggiare solo su gomma - e non si pensava al futuro problema dell'inquinamento - tram e filobus non furono demoliti. Anzi furono riscoperti attuali e utili in altre città: Chieti e Neuchatel, ad esempio, acquistarono un buon numero di filobus. La Jugoslavia aveva fatto qualche anno prima la stessa cosa con le ancora efficientissime «littorine» tramviarie.   

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Galleria Mazzini

Non erano pietre qualunque, quelle che formavano il selciato di Galleria Mazzini e che, nel fervore di rinnovarsi, Genova rimosse nel 1992, facendone dono alla città di Pontremoli. Ma quelle erano pietre a loro modo preziose, per materiale e fattura, tanto che la soprintendenza della Toscana ne ordinò il restauro, pagandolo una settantina di milioni. E sotto la Lanterna, ovviamente, si parlò di scandalo.   

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L'angelo dell'Arecco

È andato all'asta pochi giorni fa, insieme ad altre cose preziose per la storia culturale cittadina. L'angelo in legno che era custodito nell'Istituto Arecco, ha seguito la sorte di arredamenti e altro materiale dal quale i Gesuiti, chiudendo l'antica scuola, hanno ottenuto un ricavato, appunto attraverso la vendita all'incanto. Non un'opera d'arte, d'accordo. Ma comunque patrimonio della città e dei suoi tanti abitanti che all'Arecco, chiuso dal giugno scorso, hanno trascorso molti anni di studio.   

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