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Il Secolo XIX
Giovedì 4 gennaio 2001
Le pietre
e la memoria
GIULIANO GALLETTA
Il giallo delle antiche colonne in marmo - che potrebbero arrivare dallo
storico ospedale di Pammatone - abbandonate in una discarica negli ex macelli di
Ca' de Pitta, fa tornare alla ribalta l'irrisolta questione del rapporto fra
Genova e la sua memoria. Negli ultimi ani sono state infatti troppe le occasioni
in cui il cronista è stato costretto a registrare il disinteresse, se non
addirittura il disprezzo, della comunità genovese (intendendo istituzioni,
politici ma anche ampi settori della società civile) per i segni che il passato
ha lasciato nel tessuto della città. Non parliamo qui dei monumenti e degli
edifici di acclarato valore architettonico, anche se le vicende del centro storico
non vanno in una direzione tanto diversa, parliamo delle "pietre". Le
pietre della pavimentazione di Galleria Mazzini divelte per essere sostituite da
un materiale volgare e regalate alla città di Pontremoli che non solo le ha
utilizzate ma le ha fatte vincolare dalla soprintendenza della Toscana come beni
artistici. Parliamo dei moli medievali del porto antico anch'essi finiti in una
discarica ma parliamo anche dell'arredo urbano ottocentesco e Liberty. Le colonne
seppellite nella spazzatura non sono che un ultimo punto di un lungo elenco. Eppure
quegli eleganti manufatti neoclassici hanno un valore non solo storico artistico
ma anche più prosaicamente economico. Riutilizzarli salvandoli dall'oblio potrebbe
essere il segnale di un cambio di mentalità, piccolo ma significativo, soprattutto
se non resterà isolato.
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