L'ultima testimonianza della Coscia è un fabbricato di cinque piani, dei primi decenni del secolo scorso. In tutto sono dieci appartamenti, anche se quelli che sono ancora abitati sono soltanto cinque. Chi poteva ha deciso già da tempo di andare a vivere altrove, lontano dallo scenario deprimente che si vede dalle finestre: da una parte i cumuli di detriti dei palazzi abbattuti, dall'altra parte alcune catapecchie occupate da clandestini rumeni e piccole montagne di spazzatura. E poi, ancora, qualche azienda artigiana, e un traffico ininterrotto di camion diretti alla Nuova darsena. Non ci sono negozi, trattorie, alberi, né uffici. La Coscia è ormai da tempo un quartiere fantasma. Due anni fa gli abitanti decisero di scrivere al sindaco Giuseppe Pericu per chiedere un intervento. «Noi - era il senso della richiesta - in questo edificio non possiamo più continuare a vivere, non abbiamo le risorse per comprare una casa altrove e non possiamo neppure vendere, perché nessuno comprerebbe un edificio che per il piano regolatore dovrebbe scomparire. Ci aiuti». L'appello venne raccolto. Il sindaco incontrò i cittadini, promise loro che l'edificio sarebbe stato acquistato dal Comune. Per portare a termine la pratica è stato necessario molto tempo, ma alla fine la promessa è stata mantenuta. «Dopo una lunga trattativa - spiega l'assessore al patrimonio Claudio Basso, che si è occupato personalmente della pratica - siamo riusciti a concludere questo accordo, che permetterà contemporaneamente di migliorare le condizioni abitative delle famiglie interessate e di destinare la zona di San Benigno ad attività commerciali». Per l'acquisto di tutto il palazzo il Comune spenderà più o meno l'equivalente che per un grande attico ad Albaro. E lo scarso valore commerciale dell'immobile la dice lunga sul degrado in cui era stata abbandonata la zona. L'intervento di demolizione è previsto per l'inizio del 2002, e questo segnerà la morte definitiva di un quartiere. Anche se in realtà la Coscia non era più tale dal gennaio del 1999, quando il Comune decise di intervenire nel modo più radicale per allontanare le decine di clandestini che avevano occupato i palazzi disabitati di via Balleydier e via De Marini. Gli edifici furono rasi al suolo dalle ruspe, dopo lo sgombero coatto di rumeni, nordafricani, sudamericani che ne avevano preso possesso. Tra la Coscia e il regno dell'oblio restavano soltanto pochi muri. Un legame che ora sarà definitivamente spezzato. Andrea Castanini
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