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Il Secolo XIX
Giovedì 26 aprile 2001
I crimini contro l'architettura sono classificati
nel nuovo portale dell'università di Genova: tutti gli edifici liguri del '900
andati perduti
E le ruspe cancellarono via Madre di Dio
e poi il Mercato dei Fiori...
RAFFAELLA GRASSI
Crimini sull'architettura. Ovvero edifici perduti, cancellati, distrutti dalle
guerre o dagli incendi, dall'odio o dalla vendetta o più banalmente dall'incuria.
L'esempio più recente e lacerante viene dall'Afghanistan, con quei Buddha di pietra
fatti a pezzi dagli integralisti talebani sotto gli occhi attoniti e impotenti del
mondo intero. «Di fronte a un crimine come questo manca qualsiasi strumento a livello
internazionale, è un genocidio culturale e chi l'ha compiuto sapeva di poter contare
su un'assoluta impunità».
Così afferma Michele Marchesiello, magistrato, giudice al tribunale dell'Aja
contro i crimini di guerra commessi nell'ex Jugoslavia, nel corso di una
"lezione" molto particolare tenuta martedì alla Facoltà di Architettura
dell'Università di Genova nell'ambito del corso di Allestimento e Museografia del
professor Enrico Pinna.
Gli studenti di Pinna, coordinati dall'architetto Valter Scelsi, sono infatti
impegnati in una ricerca di archiviazione e "ricostruzione" on line
degli edifici del XX secolo andati perduti, che si concretizzerà nel Museo Virtuale
dell'Architettura Ligure del Novecento visitabile fra circa un mese sul portale
mentelocale.com con una sezione specifica dedicata ai
"crimini sull'architettura".
Partendo dallo studio di esempi illustri, dalle Halles di Parigi (l'enorme
mercato coperto costruito a metà '800 e demolito nel 1971) al Globe di
Shakespeare distrutto da un incendio fino allo scempio di via Madre di Dio a Genova,
gli studenti stanno ricostruendo in sede virtuale casi "a rischio" come
le piscine di Albaro, costruite da Paride Contri nel 1936 e oggi in stato di
semi-abbandono, il ristorante San Pietro alla Foce opera di Labò
"ridimensionato" dalla Sopraelevata, il Mercato dei Fiori di Corte
Lambruschini rimpiazzato dall'ennesima banca. E ancora un caso clamoroso passato
sotto silenzio: l'improvvisa "scomparsa" del padiglione IRI
nell'area della Fiera del Mare, costruito nel 1963 dal grande designer
Angelo Mangiarotti e letteralmente "raso al suolo" nell'agosto 2000 tra
l'indifferenza generale.
«Credo che abbiate messo le mani su una potenziale bomba», commenta il giudice
Marchesiello al termine dell'esposizione dei futuri architetti (tra gli altri
Emiliano Bugatti, Sabrina D'Agostino, Elena Ferrea a Maria Luisa Viziano), e
continua ricordando il concetto di crimine, "parola molto generica, che ha un
margine d'impiego vasto, in giurisprudenza qualcosa che una legge preesistente
definisce tale e di cui stabilisce delle conseguenze per gli autori". Il
problema è che oggi non esiste alcuna legge per chi danneggia il patrimonio
architettonico, se non in riferimento a una situazione di guerra. «È un paradosso
che lascia smarriti - continua Marchesiello - di fronte all'orrore della distruzione
dei Buddha ad opera dei talebani non esiste nessuno strumento giuridico in grado di
incriminare i responsabili. C'è solo vuoto, inerzia e impotenza da parte della
comunità internazionale contro un atto che può essere considerato un crimine contro
la pace, di persecuzione verso la religione e cultura buddista. Anche questa è una
forma di "pulizia etnica"».
E dove la legge non è d'aiuto, potrebbe cominciare a muoversi la società civile,
perlomeno nei casi d'interesse locale, perché "la punibilità o non punibilità
di un reato è condizionata dalla reazione pubblica", dalla capacità di
identificarsi o meno con quei beni che vengono "cancellati" da un giorno
all'altro, senza che nessuno apra bocca.
Cosa sarebbe successo se alla vigilia della sparizione del Mercato dei Fiori i
genovesi si fossero fatti sentire, rivendicando quell'edificio come parte importante
della propria "identità"? Chissà, forse niente, o forse sì, tutto sta
nella consapevolezza di questa identità, perché, come conclude Marchesiello: «tanto
più si è sensibili ai grandi crimini quanto più lo si è di fronte a quelli piccoli
di casa nostra».
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La tettoia nell'area della
Fiera del mare progettata nel 1963 da Angelo Mangiarotti e rasa al suolo
nel 2000 |
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