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Il Secolo XIX
Domenica 4 giugno 2000
GENOVA INGRATA VERSO ENZO TORTORA
Caro direttore, chi pensa che gli italiani siano insensibili o immemori della
storia patria si sbaglia.
La netta smentita giunge dai cittadini della Circoscrizione Centro Est di Genova,
che hanno posto un fiero "no" alla titolazione dell'ultimo tratto di via
Pastrengo ad Enzo Tortora, che in quella via nacque nel 1928.
Quei cittadini sono insorti a difesa del "contesto storico" che
caratterizza le vie adiacenti: se il Risorgimento avesse avuto una adesione così
appassionata e decisa, fare l'Italia (si fa per dire) sarebbe stato un gioco da
ragazzi.
A ben leggere, però, dietro alle fanfaronate della retorica risorgimentale,
nell'indignata petizione dei neo-patrioti si evince una ben più realistica
preoccupazione. Quella di dover sborsare qualche "palanca" (già da loro
quantificata in "centinaia di biglietti da mille") per provvedere al
cambiamento di indirizzo sui documenti ufficiali, e alla sostituzione dei biglietti
da visita.
Ora, come tutti sanno o dovrebbero sapere, in questi casi il Comune solleva i
cittadini da ogni perdita di tempo o di denaro, provvedendo ad inviare agli inquilini
coinvolti (una dozzina forse, trattandosi di due, dico due caseggiati) i documenti
debitamente corretti. Rimane, è vero, il caso "biglietti da visita" e
- non intendo nascondermi dietro un dito - quello financo della carta da lettere.
Mi chiedo sommessamente a quante tonnellate ammontino le scorte cartacee di quella
dozzina di inquilini travolti da quella che loro stessi in una pubblica lettera non
hanno esitato a definire "una rivoluzione".
Rivoluzione di tale entità da renderli decisi a portare il "caso" (cito
le loro parole) a "livello internazionale". Tribunale di Strasburgo dei
Diritti Umani? Onu? Richiesta di intervento dei caschi blu?
Siamo in una commedia di Govi, solo che un sentimento di pena prevale sulla mia
voglia di ridere.
Pena aggravata nel leggere i suggerimenti alternativi che i cittadini
Circoscrizione Est non lesinano (tanto non costano nulla!) su dove piazzare lo
scomodo cittadino. Un giardinetto, dicono.
E perché no uno scantinato, un retrobottega, un passo carraio?
Un certo dott. Siri suggerisce di porre una targa sul palazzo dove mio fratello
nacque. Buona idea. Ricordo però al dott. Siri che due anni orsono fui io stessa a
proporla, a titolo personale, insieme al giornalista Luciano Garibaldi.
La risposta del caseggiato n. 7 di via Pastrengo tramite l'Amministratore arrivò
e fu la seguente: i condomini, riunitisi sul caso, bocciarono la mia proposta con
la motivazione che la targa avrebbe (testualmente) "sporcato" l'estetica
del palazzo.
Credo che a questo punto l'ultima parola spetti a me.
Non avendo letto commenti di altri cittadini genovesi al riguardo, non avendo
udito voci di giornalisti o di altri autorevoli personaggi (sempre disponibili a
dire la loro su tutto ovvero su nulla), non essendomi pervenute notizie dal Comune,
mi sento autorizzata a ritenere che Genova nel complesso se ne strafreghi del
problema.
Dopo undici anni di silenzi, latitanze, tentennamenti, tira e molla (altro che
Carlo Alberto e Risorgimento!), dopo che Milano ha da tempo saputo onorare il
cittadino Tortora nel modo più degno, è giunto il momento di dirvi: fatela finita
e toglietevi questo disturbo.
Dopotutto siamo sicuri che Tortora sia nato a Genova? Forse l'ha scambiata per
Stoccolma. Nessuno è perfetto, e anche un giusto come Enzo Tortora ha commesso uno
sbaglio.
Grazie e cordiali saluti.
Anna Tortora
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