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Il Secolo XIX
Venerdì 14 marzo 1997

LA CITTÀ INCATENATA

Se togliessimo la plastica
dalle case del centro storico

di LIONELLO CALZA *

Se oggi un funzionario del Comune o della Soprintendenza vuole intervenire nel Centro storico può farlo solo a seguito della presentazione di un progetto di ristrutturazione o di restauro, sia che si tratti di un negozio, di un'insegna, di un atrio, della facciata di un edificio, di un portone, eccetera.

In questi casi può essere applicato un regolamento edilizio specifico per il Centro storico, ma solo in questi casi.

Tutto il resto che non è oggetto di progetti di trasformazione, e che rappresenta la maggior parte del Centro storico, resta come è o peggiora.

Contemporaneamente l'umore del funzionario peggiora quando girando per i vicoli assiste impotente alla fiera del cattivo gusto e del degrado.

    

Se si considera che tutto ciò che affaccia sulle piazze e sui vicoli è cosa di interesse pubblico, allora il problema andrebbe risolto allo stesso modo con cui sono stati affrontati i problemi relativi alla sicurezza degli impianti elettrici, alla prevenzione degli incendi, alla circolazione degli handicappati, e cioè mediante le norme Cei, le norme antincendio, le norme per il superamento delle barriere architettoniche. Viene spontaneo quindi pensare a delle norme specifiche che riguardano il Centro storico, che dovrebbero essere di emanazione regionale così da interessare tutti i centri storici della Liguria.

Tali norme, come le altre citate, dovrebbero essere applicate su tutto l'esistente e non solo sul progetto di trasformazione, in modo che gradualmente l'intero Centro storico possa essere ripulito e sistemato in modo gradevole e turisticamente appetibile.

Andrebbero previsti sia un tempo massimo per "mettersi a norma", sia un incentivo economico per i proprietari sotto forma di mutuo agevolato.

Occorrerà quindi elaborare un regolamento con poche norme chiare che possa essere applicato dall'apposita Commissione (o sottocommissione per il Centro storico) a cui compete l'esame dei relativi progetti di adeguamento. Per dare un'idea dei contenuti di tale regolamento mi limiterò ad accennare ad alcuni punti che potrebbero a parer mio essere qualificanti:

  • proibire in modo assoluto l'impiego di materie plastiche, di infissi o di profili di alluminio anodizzato;
  • consentire l'uso del legno, del ferro, dell'ottone brunito, dell'alluminio preverniciato, dell'ardesia e della pietra;
  • contenere le insegne dei negozi nelle inquadrature delle vetrine e nelle cornici di marmo o ardesia evitando che sporgano dal filo del muro;
  • rimuovere, di concerto con gli Enti di competenza, tutte le superfetazioni di tipo elettrico, telefonico, come cavi, cabine, quadri, condizionatori, contatori del gas, dispositivi di allarme, ecc. e sistemarle in appositi alloggiamenti progettati allo scopo.

Mi limiterò a fare un solo piccolo esempio. A Venezia tutti i citofoni, le buche per le lettere e i campanelli dei portoni sono sistemati con un pannello di marmo bianco variamente forato e con impiego di ottone. Rispettando le prescrizioni dei materiali da usare e dei modi si sono ottenuti così dei risultati ottimi con soluzioni diversificate ma tutte gradevoli.

Per concludere con questa proposta non si intende ingabbiare il Centro storico con soluzioni rigide e ripetitive; l'esempio citato serve a chiarire come, mediante l'indicazione dei materiali e dei modi d'impiego, sia possibile ottenere dei risultati soddisfacenti.

* architetto

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