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Il Secolo XIX
Martedì 4 gennaio 2005
Uno storico ha recuperato il progetto degli
anni Venti per la costruzione della «prima sotterranea italiana»
Il metrò a De Ferrari? Nel 1927
“L’Illustrazione del Popolo” annunciava: «I lavori sono
già iniziati»
Macchè da vent’anni, i genovesi aspettano la metropolitana da molto
di più. È almeno dal 1923 che si pensa al metrò nella nostra città. È
almeno dall’anno seguente che se ne parla e se ne scrive.
I dettagli del progetto di inizio secolo, insieme a un disegno che
lo ritraeva, sono stati pubblicati nel gennaio del 1924 sul settimanale
“L’illustrazione del Popolo”, supplemento del quotidiano torinese “La
Gazzetta del Popolo”. Un servizio che po’ ottimisticamente (per la verità
come tanti altri che sarebbero stati scritti negli anni a seguire) annunciava
che entro la fine del 1930 l’opera sarebbe stata conclusa.
Nei giorni scorsi a scoprire l’esistenza del progetto, firmato dagli
ingegneri Emilio Rava e Stefano Cattaneo Adorno, e dell’apertura del
cantiere è stato un insegnante impegnato in una ricerca di tutt’altro genere.
Stefano Massa, professore di italiano e storia a Chiavari, era a
caccia di notizie inedite sul Genoa che quell’anno avrebbe poi vinto lo
scudetto. Ma invece di un risvolto nuovo sulla storia del Grifone, il
professore ha trovato un ampio servizio che illustrava la metropolitana.
Nell’articolo ritrovato si legge che si trattava di un progetto già
approvato e finanziato. Il primo tronco, da Sampierdarena a Piazza De
Ferrari, avrebbe dovuto essere inaugurato nel 1927 mentre il termine dei
lavori «per l’esercizio completo» era previsto nel 1930.
«Ottant’anni di ritardo», ironizza adesso l’autore della scoperta.
Stefano Massa, topo d’archivio e habituè di emeroteche, ha compiuto lo
scoop nella Biblioteca Nazionale di Firenze. A pagina 7 del numero 3 anno
IV della “Illustrazione del Popolo” si legge: «La metropolitana, la prima
aperta all’esercizio in Italia, sarà dotata di vetture più ampie e più
celeri di quelle attualmente in uso nelle grandi metropolitane delle
capitali estere. Come è facile pensare la metropolitana ha per Genova
una importanza eccezionale. Per la particolare topografia della città,
lo sviluppo edilizio va sempre più estendendosi nel senso longitudinale,
parallelo alla costa, ed il movimento delle linee tranviarie attuali non
può più svolgersi in modo adeguato alle esigenze della vita e del traffico
di questo grande centro marittimo. D’altra parte i dislivelli fortissimi
tra i diversi punti della città non permettono un nuovo ampliamento della
sede stradale».
Per il professore è stato un imprevisto viaggio a ritroso nel tempo.
Massa ha letto che i lavori erano iniziati nel 1923, che i progettisti
erano Emilio Rava e il marchese Stefano Cattaneo Adorno, e che il costo
dell’impresa era stato preventivato in 120 milioni. «La metropolitana
sarà tutta sotterranea - continua l’articolo - spesso a quota inferiore
al livello del mare. Avrà un percorso complessivo di 16 chilometri con
un capolinea e diverse stazioni intermedie congiunte mediante scale
esterne coi centri più importanti della città e quindi in diretta
comunicazione coi punti vitali del traffico e con i capisaldi delle
reti ferroviarie e tranviarie e delle funicolari».
Stesse caratteristiche problematiche, stesse difficoltà quotidiane.
Ma il metrò che avanza nel 1924 (o meglio che avrebbe dovuto avanzare)
presentava un percorso molto più articolato di quello attuale, con
varianti più ardite. «Il movimento della metropolitana sarà diretto
per tre grandi linee: la Centrale, la Circonvallazione a Monte, la
Circonvallazione a Mare, facenti capo a Piazza Principe e a Piazza De
Ferrari. Dove saranno i principali sbocchi della Metropolitana. La
stazione della metropolitana sarà costruita sotto la stazione ferroviaria
e comunicherà con il porto (sbarco passeggeri)».
Nel progetto si specifica ancora che il metro avrebbe corso su due
binari, che i treni avrebbero potuto contare su tre vetture motrici
capaci di garantire una capienza complessiva di 500 persone e con
partenze cadenzate a distanza di cinque minuti una dall’altra. Queste le
stazioni previste: Sampierdarena, P. G. Bovio (da non confondersi con
l’attuale via Bovio vicina al Lido d’Albaro) Chiappella (l’attuale Calata
a San Teodoro e non la via della Chiappella che è a Struppa), Dinegro,
San Rocco, Stazione Principe (collegata alla stazione ferroviaria)
Montegalletto (collegata con l’ascensore) Annunziata, Portello
(collegata all’ascensore di Castelletto) Corvetto, De Ferrari, via
Venti Settembre, Francia (piazza di Francia era davanti alla Stazione
Brignole), Tommaseo, San Francesco d’Albaro, San Luca d’Albaro, Sturla
Dogana. Stazioni non sono mai state realizzate.
Dopo la scoperta, ora il professore ne “promette” un’altra: Massa
cercherà di svelare il mistero dell’interruzione dei lavori. «Genova
non è Agrigento, non possono aver trovato tante e tali ricchezze
archeologiche nel sottosuolo da giustificare un blocco definitivo.
Per me - afferma il professore - non finisce certo qua. I miei
studenti, quelli del corso per geometri, sono rimasti affascinati
da questo imprevisto recupero di un passato sconosciuto. E faranno
una tesina cercando il perché del naufragio di questo progetto che
era già un cantiere aperto. Sperando che i giornali d’allora ne
diano notizia. Erano tempi che iniziavano a incrociarsi con il fascismo,
tempi in cui le notizie negative venivano occultate».
Donata Bonometti
La pagina del settimanale “L’Illustrazione del
popolo”
con il progetto della metropolitana di Genova:
era il gennaio del 1924
(clicca per ingrandire!)
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