FABRIZIO GRAFFIONE Diciotto fermate, un percorso lungo sedici chilometri interamente sotterraneo, un progetto firmato dall'ingegnere Emilio Rava e dal marchese Stefano Adorno Cattaneo, una spesa di centoventimilioni di lire, due binari, una capacità di trasporto di 500 persone e partenze dai capolinea ogni cinque minuti. Non è un nuovo depliant dell'Ansaldo sull'underground leggera genovese. Si tratta del «piano schematico della ferrovia metropolitana in costruzione» nel capoluogo ligure con partenza da Sampierdarena e arrivo alla dogana di Sturla, datato 1923. Il documento è stato ritrovato nelle scorse settimane dal professor Stefano Massa del liceo tecnico per le costruzioni di Chiavari, che insieme ai suoi studenti ha promesso alla cittadinanza di proseguire le sue ricerche per scoprire il perché del blocco dei lavori che sarebbero dovuti, ottimisticamente, finire nel 1930. Il tracciato prevedeva la stazione di inizio a Sampierdarena, quindi le fermate di corso Vittorio Emanuele III, piazza G. Bovio, Chiappella, Di Negro, San Rocco, Principe, Monte Galletto, Annunziata, Portello, piazza Corvetto, piazza De Ferrari, via Venti Settembre, piazza Francia, piazza Tommaseo, San Francesco d'Albaro, San Luca d'Albaro, Sturla. A dare manforte ai giovani del liceo chiavarese e all'autore della scoperta, è sceso in campo il movimento indipendentista ligure di Vincenzo Matteucci e Franco Bampi che già nei mesi scorsi aveva raccolto centinaia di firme per chiedere il prolungamento dell'attuale tracciato fino a Sampierdarena, la delegazione del ponente esclusa dal progetto di Ansaldo e Comune. «Vogliamo sapere chi ha bloccato e perché - dicono i due alfieri del Mil - i lavori della metropolitana genovese, già cominciati nel 1923, con il tratto Sampierdarena-De Ferrari che doveva essere inaugurato già nel 1927. In sostanza, è giusto che la popolazione sappia chi ha impedito che Genova, già negli anni venti, diventasse una delle più moderne e vivibili città del mondo. Oggi la storia si ripete. Nonostante il nostro movimento e la stragrande maggioranza degli abitanti di Sampierdarena, abbiano chiesto a gran voce la realizzazione di fermate anche nella delegazione del ponente cittadino, finora i progettisti e il Comune non hanno risposto cercando almeno di interessarsi del problema». La «battaglia» del Mil per l'underground intorno a via Cantore, con partenza da Di Negro, prosegue nei negozi, bar, uffici e casa per casa: in pochi giorni sono state raccolte altre mille firme e gli organizzatori del movimento promettono di «non mollare fino a quando otterremo una fermata anche a Sampierdarena». «Non soltanto il prolungamento della metropolitana genovese deve essere rea1izzato - aggiungono Bampi e Matteucci - ma qualcuno deve spiegare a noi e ai cittadini genovesi perché il tracciato previsto nel 1923 con i lavori ultimati per il 1930, non sono mai stati realizzati e perché nessuno in Comune o di altre istituzioni ne sapeva qualcosa. Poiché il capoluogo ligure e i suoi abitanti di soprusi e angherie ne hanno già sopportati tantissimi, il nostro movimento invita chi sa a parlare anche contattandoci presso i nostri uffici in Via Banderali 2/5 oppure collegandosi su internet al nostro indirizzo web www.mil2002.org». Lo «scoop» del professore Stefano Massa è stato compiuto grazie alla frequentazione di biblioteche e archivi storici un pochino in tutta Italia del benemerito chiavarese. La sua scoperta sul metro genovese anni Venti è stata realizzata grazie all'indagine presso la biblioteca nazionale di Firenze, dove c'è una copia della rivista «Illustrazione del Popolo» e a pagina sette del numero tre anno IV, l'articolo con la notizia e una dettagliata cartina raffigurante il percorso da Sampierdarena a Sturla. [ Indietro ] |