Finirà insieme alle altre macerie della Fiumara il simbolo di un secolo e mezzo di epopea Ansaldo. Ciò che rimane dello stabilimento Taylor e Prandi di Sampierdarena, costruito nel 1850 e diventato nel 1853 la prima sede della Gio. Ansaldo & C., non sarà restaurato e trasformato in un esempio di archeologia industriale, come si era detto in passato. Sarà invece raso al suolo: condannato da una perizia che avrebbe messo in luce i problemi strutturali dell'edificio. Le ruspe, in queste settimane, hanno già abbattuto una parte della ex fabbrica, ed entro un mese ultimeranno l'intervento. «Ricostruiremo i capannoni quasi identici a quelli dell'800, basandoci su fotografie d'epoca dell'Archivio storico Ansaldo», promette l'ingegner Gianluigi Lino, responsabile di Fiumaranuova, società controllata da Coopsette. «Siamo disponibili a un confronto. Se ce lo chiederanno, verificheremo se è possibile salvare le parti di maggiore pregio», ipotizza il presidente di Coopsette Donato Fontanesi, che però vive a Reggio Emilia e forse non sa che è rimasto ben poco da salvare. In questi giorni, l'area di 180 mila metri quadrati alla foce del Polcevera è un gigantesco cantiere. Con l'approvazione della Conferenza dei servizi, a fine dicembre, si è chiuso l'iter delle concessioni, e i lavori sono iniziati subito. Mentre si demolisce, si posano già le nuove fondazioni. «Entro il 2004 i lavori saranno ultimati», assicura Fiumaranuova. Nell'area sorgeranno un centro direzionale, tre torri residenziali da 240 appartamenti complessivi, un palasport (nell'ex fabbrica di turbine nucleari, che sarà conservata), un cinema con 11 sale, un parco pubblico da 40 mila metri quadri e una galleria commerciale. Nell'ipotesi iniziale, i tre capannoni più antichi dell'Ansaldo avrebbero dovuto ospitare proprio la galleria commerciale. Non sarà così. E Gianluigi Lino spiega il perché direttamente sul posto. «Ecco - punta l'indice - basta vedere il capannone a nord. Il pezzo che manca non l'abbiamo demolito noi: era talmente malridotto che è crollato da solo quando abbiamo tirato giù l'edificio adiacente. Noi abbiamo l'obbligo di garantire la sicurezza ai nostri lavoratori e ai futuri acquirenti. E oltre alla sicurezza, anche la stabilità e la salubrità dell'edificio. Per fare questo dovremo demolire e ricostruire, anche se ci costerà di più». Fiumaranuova cita uno studio tecnico realizzato dall'ex docente universitario Elio Montaldo. «Dice che le colonne non sono in grado di reggere il peso di un nuovo solaio». Senza il solaio, la galleria commerciale perderebbe un intero piano di negozi, e questo ha avuto certamente il suo peso nella decisione. «Ma ci sono anche enormi problemi di risalita di umidità. Le fondamenta lasciano a desiderare. Senza contare che di storico c'è davvero poco. I capannoni furono modificati molte volte, anche recentemente. Tanto che non esiste alcun vincolo della Soprintendenza». Il disinteresse del ministero di Beni culturali verso il destino della Fiumara è confermato, indirettamente, dal silenzio della soprintendente ai beni ambientali e architettonici, Liliana Pittarello, che ieri ha preferito non spendere una parola sull'argomento. Parla invece l'assessore comunale all'urbanistica Bruno Gabrielli, architetto e docente universitario. «Non siamo in presenza di uno scandalo: se i vecchi capannoni saranno ricostruiti in modo fedele, sarà comunque tutelata la memoria storica dell'area». Non resta dunque che recitare un requiem per la vecchia fabbrica. Magari consolandosi con una buona notizia. «Contrariamente ai progetti iniziali - annuncia Fiumaranuova - abbiamo deciso di restaurare, anziché demolire, due edifici più antichi della Taylor e Prandi, acquisiti da Ansaldo nella seconda metà del secolo scorso: si tratta della parte di ponente del "Fiumarone", grande edificio che si affaccia su lungomare Canepa, e degli ex magazzini di via degli Operai, nei quali abbiamo trovato bellissimi solai in legno sorretti da colonnine metalliche». Andrea Castanini [ Indietro ] |