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Gazzetta del Lunedì
Lunedì 30 ottobre 2000

L'architetto Ighina sostiene che alla costruzione del nuovo complesso si è sacrificato un importante patrimonio archeologico

«Al Cembalo sepolta la Storia nel cemento»

Invocato l'intervento della magistratura inquirente: «La legge punisce chi occulta reperti di grande valore»

A1tro che smentite, altro che normale cantiere edile. L'architetto Arnia Grazia Ighina ha detto il vero: in Darsena ci sono reperti storici di incredibile importanza. Oggi una lunga colata di cemento grigio e freddo, qualche colonna e centinaia di chiodi arrugginiti ricoprono un'area che un tempo ospitava le navi da battaglia della Repubblica di Genova.

Al Cembalo sta lentamente sorgendo un complesso residenziale, proprio sopra a un antico molo, ultima testimonianza della Superba. La cooperativa che si occupa della costruzione delle nuove palazzine secondo alcuni privati cittadini avrebbe scoperto l'esistenza di reperti archeologici di interesse culturale e storico alla fine di settembre, ma nessuno avrebbe visto niente, se non un gran trambusto, inequivocabili segni di agitazione. Ci sono fotografie, testimonianze e basta andare in Darsena per comprendere quanto rischia quel che rimane della Genova repubblicana.


Circoscrizione e abitanti tutti contro il Cembalo

Ieri un sopralluogo, alla presenza: dell'architetto Ighina, di alcuni abitanti della zona e del consigliere di circoscrizione Angela Agostini, per dimostrare una volta per tutte che in quel cantiere intorno al Cembalo si è nascosto e distrutto.

«Chi era qui il venerdì che fecero questo scempio - racconta Diego Romano, genovese appassionato di storia e infervorato difensore delle bellezze cittadine, in piedi sui resti dell'antica Darsena - ha raccontato che nel giro di qualche ora fu fatta un'immensa colata di cemento, furono innalzati grandi cumuli di terra, quasi a coprire i reperti appena venuti alla luce. Un comportamento inequivocabilmente vergognoso». Piera Melli, della sovrintendenza ai beni architettonici disse due giorni dopo, al termine di un sopralluogo, di aver visto un normale cantiere. L'architetto Anna Grazia Ighina ha ribattuto ieri con una sua personalissima visita, facendo fotografie e raccogliendo altre testimonianze. «La situazione attuale è gravissima. È indubbio che siamo di fronte ad una procedura irregolare nei lavori, perché è altrettanto ovvio che in Darsena si è cercato di coprire quanto di importante storicamente e architettonicamente era stato casualmente scoperto. Quando vennero alla luce i tratti di molo vecchio, fu immediatamente iniziata un'operazione di "copertura", a danno della città. D'altronde ci sono articoli del codice penale che puniscono severamente chi occulta reperti con un valore monumentale. La magistratura dovrebbe interessarsi forse più da vicino a quanto è davvero successo al Cembalo negli ultimi mesi. Quel che davvero importa, comunque, è che l'approdo dell'antica Repubblica di Genova venga mantenuto intatto, non venga coperto con costruzioni tanto nuove quanto inutili. Questo su cui la cooperativa incaricata dei lavori di costruzione sta operando rappresentava fin dal 1500 il vero cuore della città, una parte fondamentale del porto vecchio, dove erano concentrate le attività militari, l'arsenale, le prigioni e il molo del principe Doria. In ogni altra città d'Europa e d'Italia un simile monumento verrebbe protetto, offerto ai visitatori con il massimo riguardo e la massima cura, oltre che con orgoglio. Qui a Genova, invece, si cerca di nasconderlo, di coprirlo». In effetti il molo vecchio potrebbe rappresentare una risorsa indispensabile per la città, una nuova fonte di introiti e una diversa base su cui fondare le speranze di rilancio del centro storico. «Restaurare e recuperare tutta questa parte del porto vecchio vorrebbe dire non solo assicurarsi altri vantaggi economici, ma anche garantire un futuro più roseo a questa parte di carruggi, quei vicoli cresciuti intorno al palazzo reale di via Balbi».

«Non vogliamo accusare apertamente nessuno, ma i lavori di costruzione del complesso edilizio del Cembalo - spiega Romano - devono essere temporaneamente sospesi, almeno fino a quando la massima autorità possibile non farà luce sull'importanza di questi reperti recentemente venuti alla luce. Sotto alla costruzione che oggi stanno demolendo per far spazio ai nuovi casermoni potrebbero esserci le prigioni, i resti di antiche navi da battaglia affondate in Darsena, pezzi di storia pregiati e imperdibili».


In Darsena reperti storici «Il cuore del porto vecchio»

Ieri al cospetto delle macerie del Cembalo c'era anche la consigliera di circoscrizione del centro est, rappresentante di Forza Italia, Angela Agostini: «È vergognoso quanto è stato fatto per nascondere il molo venuto casualmente alla luce. Il Consiglio chiederà alla magistratura di accertare eventuali responsabilità e di sospendere i lavori. Già gravavano sul Cembalo pesanti sospetti, ora la situazione è nettamente peggiorata. L'operazione immobiliare della Darsena è stata la meno trasparente fra quelle effettuate da questa amministrazione, negli ultimi anni. Hanno nascosto reperti di importante valore storico e nessuno è intervenuto. Con altri protagonisti le indagini sarebbero già state avviate. D'altronde un simile comportamento non dovrebbe stupire, soprattutto se si considera che gli uomini di questo governo cittadino hanno finora continuato a costruire palazzi, invece di creare spazi a disposizione della gente».

[s.t.]

Anna Grazia Ighina l'architetto che ha partecipato al sopralluogo al cembalo dove sono stati abbattuti i vecchi magazzini per costruire case

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