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Il Secolo XIX
Domenica 15 luglio 2001
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Sanità in società con Torino: chi ci guadagna davvero?
D’accordo, presidente Burlando, il Limonte non è nelle immediate vicinanze.
E io mi auguro di non vederlo mai. Diversa cosa sono gli accordi socio-economici.
E in relazione agli esempi che lei adduce, mi turba sapere che per adottare un
bambino occorre andare in Piemonte «così evitando di cadere nelle mani di personaggi
con pochi scrupoli», i quali, par di capire, allignano in Liguria e non in Piemonte.
Ma è sulla sanità che ho fortissime perplessità. Giusto e sacrosanto intervenire per
abbattere le liste d’attesa. Ma le chiedo: occorre per forza farlo con una società
piemontese? Come afferma il direttore del “Villa Scassi”, dottor Ferrando, sul
Secolo XIX
dell’11 luglio, qualcosa di simile era già stato fatto, mentre con il sistema
Amos avremmo costi addirittura superiori a quelli di un compenso extra per i radiologi
(così dice
il sindacato Anaao). L’Ordine dei Medici non ha nulla da dire? Vede, Burlando,
la sensazione che, da ligure, io ho è che ci sia un’azienda in Piemonte con problemi
di mercato e normativi che vede nella Liguria un ottimo ambiente da conquistare.
Amos deve diventare tutta pubblica (legge Bersani) e con la Liguria ce la fa. Ma
ricordo che di una società tutta pubblica, la Datasiel, si sta occupando la Corte
dei Conti per possibili appalti senza gara. Ecco, caro presidente, sono convinto che
i cittadini vogliano sapere qualcosa di più sulle cose concrete, ad esempio se gli
accordi sono fatti nell’interesse dei liguri o di altri, lasciando il Limonte dove
sta: nel regno delle cattive intenzioni.
Franco Bampi email
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