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Il Secolo XIX
Sabato 18 dicembre 2004
Emanuele Filiberto a passeggio in
centro con la moglie Clotilde e la piccola Vittoria
I giovani Savoia a Genova
fra shopping, cultura e sconti
Genova. Scarpe da ginnastica nere, jeans e giaccone blu, Emanuele
Filiberto passeggia in Galleria Mazzini come un turista qualsiasi. Accanto
a lui la moglie Clotilde, pure lei in jeans - ma con decolleté gialle tacco
dieci - e trench chiaro, spinge il passeggino della loro bimba, Vittoria.
L'ultima nata di casa Savoia è allegrissima e sorride a tutti. In cambio,
riceve coccole, complimenti e carezze dai genovesi che stavolta proprio si
sciolgono. E non soltanto con la bimba, che pare un clone della mamma. Anche
Emanuele Filiberto e la moglie vengono salutati con molto affetto e simpatia.
In un bar della galleria, rifiutano persino di far pagare loro la consumazione.
E c'è addirittura chi approfitta del telefonino per immortalare il principesco
passeggio. «È incredibile, dovunque siamo andati da Nord a Sud dell'Italia
l'accoglienza delle persone è stata sempre calorosissima - racconta lui con
stupore e malcelata timidezza - Non mi sarei mai aspettato qualcosa di simile.
Forse perché noi siamo tranquilli e molto discreti». Scortati, appunto,
solo da due amici storici che accompagnano i principi di Venezia e del Piemonte
a scoprire le bellezze di Genova.
La visita ufficiale è programmata per oggi al convento Padre Santo dei frati
minori cappuccini, per il primo dei 20 giorni di distribuzione dei pasti (50 al
giorno) ai senza tetto e ai più bisognosi, grazie al contributo delle opere
ospedaliere internazionali dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro. «Genova è
stata scelta come città pilota, presto ne seguiranno altre dieci». Ma ieri,
subito dopo l'arrivo in auto da Ginevra, la coppia - insieme agli amici di
sempre Ottavio Mazzola e Stefano Pietrafraccia - s'è concessa un normale
pomeriggio alla scoperta della città: «Bellissima». Con tanto di shopping.
Costose boutique e negozi griffati? Macché. Tra i banchetti. Lui ci compra
un libro sui Savoia: «Questo mi mancava». E lei, come una qualsiasi giovane
donna, si lascia invece tentare da una borsina in lana viola e gialla (stessa
nuance delle scarpe) coordinata a una sciarpa. «Quanto costa?» chiede con
accento francese. Replica la proprietaria del banco di piazza Campetto:
«La sciarpa 25 euro, la borsa 20». Incalza Clotilde, come una qualsiasi
casalinga al mercato: «E se le prendo tutt'e due?». Cede la venditrice:
«Facciamo 42». La principessa prende le banconote dalla tasca posteriore
dei jeans e paga. Tentando di avere uno sconto a 40, suggerito anche da una
passante e da Ottavio Mazzola, amico di Emanuele Filiberto dagli anni della
scuola nel collegio svizzero. A pagamento avvenuto si materializza il consorte
che - noblesse oblige - domanda perentorio: «Chi ha chiesto lo sconto?».
Nessuno fiata. E la cosa si chiude lì. Con Clotilde felice come una bimba per
il sacchetto decorato con una beneaugurale foglia di vite. E con la
soddisfazione di tutti i comuni mortali: se anche una principessa chiede
allegramente lo sconto siamo tutti più sereni. Specie in tempi di
eurocrisi.
In periodo di Natale e di regali, inevitabile chiedere che cosa si regali
la giovane coppia: Non si sbilanciano per non rovinarsi reciprocamente la
sorpresa. Ma Emanuele Filiberto se ne esce con una frase che diventerà il
vessillo maschile delle feste: «Un gioiello? Nooo. È volgare offrire un
gioiello. Ci vuole qualcosa di più originale», Poi ridacchia: «Non so se
i gioiellieri saranno troppo contenti». Svicolate le vetrine di preziosi,
meglio consolarsi con altre bellezze: un'edicola del Settecento, la
cattedrale di San Lorenzo, l'interno della Chiesa del Gesù e il Rubens,
esposto in Regione, Stefano Pietrafraccia insiste per mostrare anche il
presepe allestito al quarto piano, dove il gruppo è accolto dall'assessore
alle Finanze, Renata Oliveri, che fa gli onori di casa spiegando: «Il
presidente è fuori sede. Peccato, sarebbe stato felice di salutarvi».
Ci pensa uno degli uscieri, che non smette di stringere la mano a Emanuele
Filiberto, Clotilde, Vittoria e ai loro amici, accompagnando il gruppo
fin quasi alle fontanelle di piazza De Ferrari.
È tempo di tornare a casa degli amici che li ospitano e che hanno
allestito una cena tutta genovese. La piccola vuole mangiare ed è
un po' stanca. Al contrario dell'infaticabile mamma. Che dopo aver
scarpinato per più di un'ora sul selciato scosceso del centro, aver
spinto il passeggino di corsa per far ridere la bimba ed essersela
infine caricata in braccio, è fresca come una rosa. O semplicemente
«molto felice», come spiega con un sorriso: «Emanuele e io lavoriamo
molto. Lui alla banca, io come attrice e come mamma, un'attività molto
bella, ma che richiede tanto tempo e dedizione». Vittoria resterà
figlia unica o pensate ad altri piccoli Savoia? Lui: «Lei sta lavorando
a un film storico ed è molto presa. Ma se poi mi accorda un po' di
tempo...». Lei ride e replica: «Il mio progetto è di una grande famiglia.
Vorrei sei figli, ma penso di non poter arrivare oltre i quattro per
questioni di età. Ma se Dio è d'accordo...».
Patrizia Albanese
Emanuele Filiberto con la moglie e la figlia in Galleria Mazzini, a
Genova (foto Welters)
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