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Il Secolo XIX
Giovedì 4 maggio 2006
Curia, Tursi, Palazzo Lomellino
i Savoia alla scoperta di Genova
Vittorio Emanuele e Marina Doria hanno incontrato arcivescovo
e sindaco, poi il pranzo in un club di via Cairoli. In 300 al ricevimento di ieri
sera
Genova. L’udienza privata con il cardinale, l’accoglienza a Palazzo Tursi,
uno sguardo al “Cannone” di Paganini prima del pranzo in un esclusivo club di via
Cairoli. Poi, in serata, l’atteso ricevimento a Palazzo Lomellino.
In piazza Fontane Marose sono sfilati in trecento per andare a salutare, nelle
stanze affrescate dello splendido palazzo del principe Domenico Pallavicino, il
principe Vittorio Emanuele e la consorte Marina Doria. Fuori, dall’altra parte della
piazza, una cinquantina di persone non hanno smesso un attimo di inneggiare contro
i Savoia che tuttavia avevano raggiunto da ore quelle stanze.
«Vergogna, vergogna», hanno ripetuto senza stancarsi un attimo gli esponenti del
Mil, il Movimento indipendentista ligure, e quelli della Lega Nord, che hanno anche
“incassato” la solidarietà del marchese Negrone, residente pure lui in un palazzo di
piazza Fontane Marose e discendente di una famiglia che ha dato tre Dogi (in realtà
quattro, ndr) alla Repubblica genovese. Nelle stanze
di palazzo Lomellino, forse per sdrammatizzare la situazione, il principe Vittorio
Emanuele ha invece raccontato di aver firmato nel pomeriggio, per simpatia, un volantino
di protesta. Episodio che tuttavia i manifestanti hanno smentito.
Durante la protesta, rumorosa ma composta, i manifestanti hanno ricordato la battaglia
dell’aprile del 1849 quando Genova fu messa a ferro e fuoco dalla truppe Sabaude. Poco
prima di entrare al ricevimento, invece, il presidente della regione, Claudio Burlando,
ha “rivendicato” la modifica della norma transitoria della Costituzione che non
consentiva ai discendenti maschi di casa Savoia di tornare in Italia: «Il mio giudizio
sulla monarchia italiana e con il governo fascista è netto - ha detto - così come sono
molto contento che non ci sia la monarchia in Italia. Ma sono tra coloro che hanno
condiviso che dovesse essere superata la norma transitoria che impediva ai Savoia di
tornare in Italia. Un procedimento iniziato dal governo Prodi, di cui ho fatto parte,
e che è stato poi perfezionato, proprio per la lungaggine della procedura, dal governo
Berlusconi».
La passerella per andare a Palazzo è durata oltre un’ora. Tacchi altissimi e ampie
scollature sulle spalle, quasi d’obbligo per le signore, nessuno smoking per gli invitati
che hanno preferito l’abito e la cravatta scura a gilet e farfallino.
Uno dopo l’altro sono arrivati il presidente della Regione Burlando e l’ex presidente
Sandro Biasotti, il sindaco Giuseppe Pericu con signora, l’ex vice presidente Gianni
Plinio con sua moglie, il presidente della Camera di commercio Paolo Odone, l’ex presidente
di Genova 2004 Davide Viziano, il presidente del Porto Giovanni Novi, il sovrintendente
Gennaro Di Benedetto con signora. E poi medici, imprenditori e armatori, avvocati,
nobildonne e signore della Genova bene.
Al piano di sopra, Guggy Polleri, si è occupato di accogliere gli invitati, mentre il
principe Domenico Pallavicino ha fatto gli onori di casa. Per lui un ringraziamento del
sindaco: «Ha aperto il suo palazzo per Genova 2004». Il buffet, preparato da Capurro, è
piaciuto a tutti: proponeva tra le altre cose frittini di crostacei e di verdura,
frittatine, tartine con gli asparagi, dolci di Romanengo, il tutto innaffiato da
champagne.
Claudio Caviglia
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