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Il Secolo XIX
Sabato 17 maggio 1997
Bampi: le statue dei Doria tornino a Tursi
«Genova celebri la sua Repubblica»
Duecento anni fa, sotto l'infuriare del turbine rivoluzionario
giacobino, Genova perdeva la sua costituzione: una carta promulgata
nel 1576. Oggi, a duecento anni di distanza, una mozione in ricordo
di quegli avvenimenti e di quella perdita approda nella sala rossa
di Palazzo Tursi. A farsi portavoce dei valori storici dell'allora
sospesa Repubblica di Genova è il consigliere comunale di Forza Italia
Franco Bampi.
«Lo faccio - spiega - perché ritengo che con i moti giacobini Genova
abbia perso una carta costituzionale avanzatissima alla quale è possibile
e doveroso guardare anche oggi. L'Unità d'Italia è un valore ormai acquisito
ma credo che, per essere davvero tale, debba passare attraverso la
valorizzazione delle sue ricchezze: le città d'Italia, con la loro storia
e le loro peculiarità».
Per ricordare i duecento anni dalla caduta del Governo della Repubblica
di Genova «con lo stesso orgoglio e fierezza con cui il popolo di Montecarlo
celebra i 700 anni della propria sovranità», Bampi chiederà dunque al
consiglio comunale di varare una serie di iniziative pubbliche. Prima fra
tutte, di valutare l'opportunità di proseguire la mostra di Van Dyck,
ospitata a Palazzo Ducale, almeno sino ad agosto come emblema della Genova
del Seicento. Quindi di ricollocare nell'atrio del Ducale le statue di
Andrea e Gian Andrea Doria, demolite nei moti del 1797; apporre una targa
in cattedrale a celebrazione del giuramento della costituzione genovese
del 1576; esporre a mezz'asta, per tutto il mese di giugno la bandiera di
Genova che sventala a Palazzo Tursi e listare a lutto quella sulla torre
del Ducale. «Il tutto - conclude Bampi - per non dimenticare. Perché fare
politica è anche saper guardare e trarre spunti dal passato».
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