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I moti di Palabanda

Il fatto: la rivolta di Palabanda

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Nel 1812 la Sardegna 1812, con i raccolti distrutti dalla siccità seguita da una grave carestia, si trovò in una terribile epidemia. In quell'anno il Piemonte occupato dai francesi, il re Vittorio Emanuele I con il suo seguito preferirono rimanere in Sardegna imponendo al popolo Sardo insostenibili tasse per sostenere le spese della corte. Un gruppo di amici esasperati dalle pesanti richieste cominciò a pensare ad una ribellione e si riunirono in un podere nella località Palabanda di Cagliari in un podere di Salvatore Cadeddu segretario dell'Università. Riuniti con Salvatore Cadeddu i due figli Gaetano e Luigi assieme agli avvocati Francesco Garau e Antonio Massa, il sacerdote don Antonio Muroni, l'insegnante Giuseppe Zedda, gli artigiani Raimondo Sorgia e Giovanni Putzolu, un pescatore Ignazio Fanni e il panettiere Giacomo Floris. Organizzata nei minimi particolari, la data della rivolta era fissata per la notte fra il 29 e il 30 ottobre.

Ma la notizia arrivò a Raimondo Garau avvocato del fisco che informò immediatamente il re e il colonnello di Villamarina. Giacomo Floris insospettito rinunciò subito quando incontrò una pattuglia di guardie Piemontesi e con lui alcuni suoi amici. Giovanni Putzolu e alcuni compagni furono intercettati nelle stradine di Stampace dal colonnello di Villamarina. Putzolu, vistosi perduto, puntò una pistola contro il comandante ma i suoi amici gli impedirono di sparare. Putzolu, Sorgia e Salvatore Cadeddu furono arrestati e impiccati. Gaetano e Luigi Cadeddu, Fanni, Zedda e Garau, furono giudicati e subirono la stessa condanna. Floris e Massa condannati all'ergastolo. Gli atti di questo processo scomparvero subito dagli archivi ma rimane comunque una data storica da ricordare e annoverare come eroi sardi i rivoltosi di Palabanda morti per la giusta causa contro i tiranni del popolo Sardo.

La commemorazione: la lapide

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