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Da: abcnews [abcnews@free.fr]
Inviato: sabato 28 gennaio 2012 8.27
A: 'Undisclosed-recipient'
Oggetto: In Sicilia (e altrove) si
brucia pubblicamente la bandiera dello Stato italiano
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Testo in
italiano
23 gennaio 2012 |
Dopo la creazione
del Partito Secessionista
dell’Italia Meridionale
qualcosa brucia...
Bruciata pubblicamente dalla folla a Palermo la bandiera dello
Stato italiano, il cosiddetto tricolore
Tricolore che era stato alla testa delle
orde primitive e tarate di “militari” autori di quell’efferato crimine contro l’umanità
che è stata la cosiddetta “unità d’Italia”
Orde calate da Piemonte e Lombardia, zone all’epoca fra le più
sottosviluppate d’Europa e campioni mondiali di cretinismo clinico endemico
Non a caso degni discendenti da antenati
unni, ostrogoti, visigoti e simili, visto che – non riuscendo a battere, benché
in 120.000, i patrioti che difendevano la loro terra, e da cui anzi
subivano spesso cocenti disfatte - si scatenarono vilmente contro la
popolazione civile bruciando villaggi, uccidendo e seviziando in massa uomini,
donne, preti, bambini, distruggendo i raccolti agricoli, incendiando vaste
foreste compresi i villaggi e gli abitanti che vi si trovavano.
Praticando metodicamente il terrore, il
saccheggio, la tortura e sevizie inaudite contro inermi cittadini, gesta al cui
confronto quelle famigerate delle SS naziste appaiono cosette da asilo
infantile.
Tricolore sotto la cui egida era stata poi realizzata l’indegna
spoliazione massiccia e sistematica delle risorse del Sud, perpetrata
costantemente per 150 anni fino a dar luogo all’attuale situazione del tutto
insostenibile.
La Trinacria al posto di
quel tricolore
Così, al posto di quel tricolore, in Sicilia si è inalberata la
bandiera della Trinacria
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Agricoltori, pescatori, camionisti, studenti e cittadini in
genere hanno mobilitato unanimemente la Sicilia col Movimento dei Forconi,
contro lo Stato italiano
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Il Sud Italia appare dunque percorso da uno spirito unanime di
reazione contro lo Stato italiano, da una generale ondata pre-rivoluzionaria
“Questa è una rivoluzione”
Francesco Crupi, esponente del Movimento dei Forconi ha
dichiarato: "Questa è una rivoluzione che terminerà quando questo popolo
vedrà rispettato il proprio diritto"
E i governatori di tutte le regioni meridionali hanno dovuto
svegliarsi chiedendo insieme conto e ragione allo Stato italiano
Come per caso, tutto ciò è avvento di colpo dopo la diffusione
della notizia della creazione del Partito Secessionista dell’Italia Meridionale
e la reiterata messa in onda della celebre intervista televisiva di Pietro
Golia al presidente e fondatore di questo partito, Stefano Surace
Indispensabile la secessione
del Sud
Superfluo
ricordare chi è Surace, data la sua notorietà anche internazionale: giornalista
specializzato in inchieste di cui alcune hanno prodotto profonde riforme non
solo in Italia, protagonista di vicende altamente meritorie per l’interesse
pubblico che han fatto più volte il giro del mondo sulle ali dei media, nonché
maestro di arti marziali (Ju-Jitsu) di rinomanza mondiale.
Suo
particolare interesse è l'analisi e la denuncia delle manipolazioni
dell'informazione realizzate abitualmente da certi ambienti
E
circa l’Italia del Sud era giunto alla conclusione che è ormai indispensabile
che essa si riappropri della propria indipendenza, delle proprie risorse,
riprendendo il proprio congeniale cammino di efficace progresso economico e
culturale, che è stato sconvolto dalla cosiddetta unità d’Italia.
Sicché
ha fondato ufficialmente a Napoli questo partito secessionista, avente lo scopo
esplicito di “promuovere la secessione dell’Italia Meridionale dall’attuale
Stato italiano”, come sola via concreta per metter fine alla spoliazione
massiccia e sistematica delle risorse del Sud, perpetrata costantemente per 150
anni fino a dar luogo all’attuale situazione del tutto insostenibile.
Spoliazione
seguita a quel crimine contro l’umanità che è stata la cosiddetta
“unità d’Italia” .
Non
c’è dunque da sorprendersi che a Surace è subito giunta una vera ondata di
consensi dai più diversi ambienti.
E intanto, oltre che in Sicilia, si
incendiano tricolori anche altrove...
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In
effetti sventolando quel tricolore erano stati mandati a morire milioni di
meridionali in guerre che non li riguardavano minimamente, contro ogni loro
millenaria tradizione culturale di fonti di civiltà.
Per
esempio implicandoli nella prima guerra mondiale, che aveva lo scopo di
aggiungere ai Savoia territori lontanissimi dagli interessi dei meridionali
come le zone di Bolzano, Trento, Friuli, Trieste, Istria che facevano
tranquillamente parte del ben amministrato impero austriaco.
In
quella guerra, sventolando quel tricolore, gli incapaci capi piemontesi
collezionavano disastri su disastri, ai dann in gran parte di meridionali.
Ad
esempio Cadorna ordinava assalti assurdi e sanguinosi per i suoi soldati, fino
al crollo di Caporetto... fortunatamente fu poi rimpiazzato dal napoletano Diaz
che ribaltò la situazione ottenendo in breve la vittoria sugli austriaci.
Ma
intanto, grazie al Cadorna, erano morti inutilmente centinaia di migliaia di
meridionali, oltre agli innumervoli feriti o storpiati, in una guerra che
non aveva per loro il minimo interesse.
Altro
esempio di macroscopica incapacità, il piemontese Persano che a Lissa aveva
fatto infliggere alle navi italiane una clamorosa sconfitta dagli autriaci
senza paragoni inferiori di numero.
Record di disastri
Sempre
sventolando quel tricolore i Savoia si erano impadroniti sanguinosamente di una
“colonia” prevalentemente desertica come la Libia (“scatolone di sabbia”...
ignoravano che nel sottosuolo c’era petrolio a iosa) o remota ed impervia come
l’Etiopia usando criminalmente gas asfissianti contro ogni regola di guerra...
ma non tardarono poi a doverla abbandonare.
Sempre
sventolando quel tricolore i meridionali erano stati spinti, ancora benché non
ne avessero alcun interesse, alla seconda guerra mondiale contro mezzo mondo:
Francia, Inghilterra, Unione sovietica e loro innumerevoli satelliti; e perfino
contro gli Stati Uniti dove milioni di abitanti erano meridionali che
mantenevano tuttora stretti legami con la loro gente e terra d’origine.
Guerra
dove si distinsero ancora capi piemontesi incapaci come il doppiogiochista
Badoglio, o come il Savoia Vittorio Emanuele III detto “sciaboletta” che, dopo
aver dichiarato quella guerra particolarmente assurda per i meridionali, fuggì
ignominosamente lasciando i suoi valorosi soldati (in gran parte meridionali)
senza ordini... Esponendoli così senza preavviso alle violente rappresaglie dei
tedeschi che, fino a quel momento alleati, si sentirono ovviamente traditi.
Un
tricolore insomma sotto l’egida del quale erano stati procurati ai meridionali
disastri in serie, inplicandoli in situazioni che non li riguardavano
minimamente.
Non
c’è da sorprendersi dunque se ora la popolazione meridionale lo dà
pubblicamente alle fiamme, quel tricolore...
Affare
da seguire.
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