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Sull'unità d'Italia

Da un'e-mail di Antonio Fioravanti del 15-3-2011

Sono nato in Italia, ma mi sento Genovese e Ligure.

Mio padre combatté nella 1^ Grande Guerra che, per davvero può essere definita “Risorgimentale” in quanto fu con essa che si completò l’unità del nostro Paese.

Oggi non mi sento di festeggiare l’Unità d’Italia, ricorrenza tanto cara al nostro stimatissimo e onesto Presidente, perché non la vedo.

Territorialmente no, non siamo uniti: ci mancano l’Istria, alcune parti nel Veneto (costa dalmata) e della costa Ligure (da Monaco-Montecarlo a Marsiglia, quasi).

Territori che storicamente hanno fatto corpo dell’Italia nei secoli scorsi dove le due gloriose città, Venezia e Genova, avevano portato la nostra lingua, le nostre tradizioni e lasciato tracce della nostra storia.

Come Genovese e Ligure poi, sono assolutamente contrario perché i Governi che si sono succeduti alla direzione di questo Stato (perché non siamo Nazione: chi conosce la differenza tra questi due termini lo sa perfettamente), non hanno dimostrato attenzione alla Liguria né ai suoi interessi. Si sono rammentati invece della sua esistenza sempre, ogni qualvolta vi erano motivazioni economiche, industriali da carpire e da accentrare sotto l’ala romana.

Non occorre che io stia a fare l’elenco delle direzioni d’industrie, di capitali, di stabilimenti trasferiti ad altri luoghi. E per fortuna che il mare non lo si può ficcare in un secchio, se no addio anche a quello! Se lo sarebbero già fagocitato!

So bene il perché siamo indigesti a chi comanda o pretende di comandare: siamo industriali e industriosi testardi, siamo commercianti testardi, siamo soprattutto indipendenti testardi. Non ci inchiniamo davanti a nessuno, non rinunciamo alla nostra dignità di persone libere e, dunque, non “baciamo la mano” a nessuno, soprattutto poi, se straniero come invece ha vergognosamente fatto qualcuno che, e lo sottolineo, non è né genovese, né ligure. Non ci abbassiamo, neanche per forma di cortesia, davanti a nessun uomo per quanto sia potente.

Personalmente sono col Sen. Bossi, ossia con la sua linea. Però, sia ben chiaro, con la sua linea di condotta che condivido solo in parte. Invece lo approvo nel ricercare l’autonomia, quasi in ogni senso, per la propria terra. Lo approvo perché dovrebbe essere anche la linea dei miei concittadini e dei miei corregionali se non fossero così digiuni della storia di questa nostra terra o accecati da egoistica meschinità. L’autonomia, o meglio l’indipendenza della Liguria, ci fu rubata dai Savoia con la complicità ed il sostegno dell’Inghilterra nel 1815 all’epoca della “Restaurazione” dopo la caduta di Napoleone Buonaparte.

Genova e la Liguria non votarono mai il plebiscito per l’annessione al Regno di Sardegna; per cui, ad oggi, la mia città e la mia Regione, non appartengono legalmente al territorio dello Stato italiano. Dovremmo essere indipendenti come, ad esempio, la Repubblica di San Marino (che fa gli affari suoi in autonomia).

Questa è Storia, storia con la esse maiuscola, non chiacchiere di donnicciole!

Ecco perché dico che il festeggiare l’Unità d’Italia non ha senso; non siamo uniti! Del resto basta pensare alla diversità fra Regione e Regione nella pronuncia, nell’accento e, ancora oggi dopo 150 anni, nel modo di parlare la lingua italiana. Modo che dovrebbe essere, come lo è in altri Paesi europei, univoco. Ma qui da noi non lo è!

Anche questo mi sostiene nel confermarmi che l’Italia non è unita!

Antonio P. Fioravanti (maestro elementare)

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