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Argomento: LA LEGGENDA DEL "MAN-A-MAN"
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elio1930
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05-06-2001 01:04
Durante la signoria del Re di Francia nel periodo 1396/1409, è arrivato
a Genova il Governatore Jean Le Maingre de Boucicoult (tradotto in genovese
Bacicaldo) con 1.000 soldati di scorta.
E’ quello che, tra l’altro, ha fatto costruire la Briglia,
la fortezza sorta accanto alla Lanterna, utile solo a intimidire i
genovesi, ed ha fatto rinforzare il forte di Castelletto per lo stesso
motivo.
Appena arrivato, ha assicurato l’ordine disponendo
l’impiccagione di vari capi fazione, tra cui anche Battista
Boccanegra e Battista Luxardo De Franchi, che erano andati ad
ossequiarlo. Quest’ultimo, approfittando del trambusto, è fuggito
e il Governatore ha fatto impiccare al suo posto il responsabile della
sorveglianza.
Pochi giorni dopo, in previsione dell’arrivo a Genova della moglie
e della sorella del Bacicaldo, alcuni hanno promosso una colletta
per far loro un presente. Alla domanda del perché dell'iniziativa, veniva
risposto “….man-a-man…”. Qualcun altro, alla fine
dell’anno, gli ha presentato una supplica, subito accolta, per
elevare di 1.000 lire il compenso di L. 8.625 lire annuali riconosciute
al Governatore. ….Man-a-man….
Io ho sempre sentito fare riferimento a tale espressione come detto tipico
genovese, ma ho sempre intuito in esso un doppio significato che nessuno
mi ha mai saputo spiegare fino in fondo.
Poi mi sono fatto delle domande sulle espressioni reticenti su varie
vicende della storia genovese, infine ho letto sui documenti trascritti
nel sito www.storia.it/indice.htm quel che è successo a Genova
dall’1 al 10 aprile 1849 e mi sono sentito offeso del fatto che a
scuola mi hanno fatto studiare le Cinque Giornate di Milano contro gli
Austriaci e mi hanno celato le Dieci Giornate di Genova contro i
Savoia.
Così ho avuto il dubbio che a Genova “man-a-man” non significa
solo prudenza, ma prudenza colpevole e servile di chi è stato domato
a bastonate, un male gravissimo, di cui si può guarire solo parlandone
nella verità.
Leggetelo anche Voi e poi, se volete, parliamone, almeno per dire che i
nostri ragazzi meritano rispetto e che bisogna insegnare loro la storia
e non le storielle, le Cinque Giornate di Milano contro gli Austriaci e
le Dieci Giornate di Genova contro l’esercito del Regno di
Sardegna.
Io penso che bisogna togliere un po’ della polvere e del fango
buttati addosso al passato di Genova, che è migliore di quello che appare
a coloro che ne parlano mugugnando e piangendosi addosso.
Ciao a tutti. Elio1930.
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bartrondo
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05-06-2001 13:29
Non penso che le dieci giornate di Genova possano essere comparate con
le cinque di Milano: nel sentimento collettivo dell'epoca, gli austriaci
erano considerati, a torto o a ragione, stranieri ed oppressori, i Savoia
no e stavano per assumere, certamente anche per i loro interessi, la
guida del movimento indipendentista nazionale.
Bisogna stare attenti, nel proporre interpretazioni "revisioniste" della
Storia, ovviamente legittime ed, anzi, auspicabilmente doverose, di non
violentare il pensiero "attuale" degli attori e di non sovrapporre
analisi non documentate.
Quanto al "manaman" o "maniman", è vero: la "prudenza" dei Genovesi, di
per sè, entro certi limiti e per determinati scopi, una virtù, ha
rischiato di essere, e lo è tuttora, tarpante.
Però, attenzione: non attribuiamo le cause ai soliti agenti patogeni
"foresti", aumentando il piagnisteismo (fratello del "maniman").
Genova aveva, non solo nel trapassato storico, bensì anche nel passato
prossimo ed ancora possiede, capacità e risorse finanziarie che,
collegate ad un altro spirito, avrebbe prodotto ben altri risultati
politici che quello di "piggiâ baccae e baxâ o brùgo". Ha prevalso,
invece, praticamente da sempre, il sistema dei veti incrociati ed il
desiderio di favorire i terzi (comunque foresti), piuttosto che aiutare
il fratello (talvolta nel vero senso della parola).
E' su questi aspetti che bisogna autopsicanalizzarci, per rimuoverne le
cause e migliorare gli effetti.
Allegri.
Bertomè.
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trottolina
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05-06-2001 14:52
ciao bertome', grande, profonda analisi, che altro
dire? Allegri,posso usarlo anche
io? trotti
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feipin
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05-06-2001 16:38
http://www.genovalibri.it/genova_1849/page1.htm
Naturalmente Bartolomeo mi trova d'accordo ma,
forse, la domanda di Elio va traslata di qualche
anno. Perchè dopo la grande guerra la storia di
Genova è sempre stata affossata e di questi fatti
in un'Italia antimonarchica, come prescrive lo
statuto, non non se n'è mai parlato, mentre si
parla ad esempi di Bava Beccaris? Forse per
affossare l'orgoglio di un popolo che (continuo a
ripetere che non me ne frega dei partiti) è sempre
riuscito a ritrovarsi in sè e a combattere le
oppressioni e più di una volta a mettere in
discussione la propria permanenza in Italia.
Personalmente, lo dico senza alcuna vergogna,
spero che i genovesi prendano coscienza della
propria storia e ne ridiventino orgogliosi e con
superbia possano ritrovare la libertà negata loro
da un plebiscito che non è mai avvenuto e da eroi
che non sono mai esistiti. Garibaldi era nizzardo
e Mazzini, genovese che fu condannato dal Re,
lottava per un'Europa repubblicana dei popoli e
uttt'oggi la statua che lo celebra guarda
pensierosa quella di Vittorio Emanuele II
trionfante in piazza Corvetto, luogo simbolo della
strage. Il maniman è stato negli ultimi tempi
(due o tre secoli) sovvertito. In primis era
"maniman ghe guagno goei" e ci si guadagnava
ancora di più poi è diventato "maniman ghe perdo
quarcosa" e non c'è rimasto che e miande inte
man. Saluti.
[This message has been edited by feipin (edited
05-06-2001).]
[This message has been edited by feipin (edited
05-06-2001).]
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bartrondo
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05-06-2001 22:06
Allora, sgomberiamo, una volta per tutte, il campo
da questo mitico sogno "postmonitore" che è la
mancanza di un plebiscito di annessione. Siamo nel
1814-5, al Congresso di Vienna. Nè al Metternich,
nè al suo omologo inglese, Castlereagh, passava
per la mente, all'epoca, di interpellare i popoli
onde conoscerne i desideri. Essi venivano spostati
sulla scacchiera della geopolitica per ragioni
validissime, ma indifferenti al principio di
auto-determinazione (affermatosi molto più
tardi). La Repubblica ligure, di stretta
influenza francese, ed altre realtà locali,
vennero accorpate a stati viciniori, in deroga al
principio dell'indipendenza nazionale, che gli
inglesi sostennero in contrapposizione al rigido
principio legittimistico, propugnato
dall'austriaco, in quanto questi stati avevano
dimostrato, con un rapido crollo o con la
soggezione alla Francia, di non essere all'altezza
di autogovernarsi. In sostanza, la Repubblica
ligure venne accorpata agli stati sabaudi
soprattutto in funzione anti-francese, per
consentire la creazione di una serie di
stati-cuscinetto contro la potenza transalpina e,
per quanto ci concerne, per legare vieppiù il
regno di Sardegna all'Austria (vedere, in
proposito, l'interessantissimo volume "Diplomazia
della restaurazione" di H: Kissinger). Fu, molti
anni dopo, il grande Cavour a rompere questi
equilibri, spostando l'alleanza verso la Francia,
contro l'Austria e contro l'istinto austriacante
di buona parte dell'establishment torinese
(ricordate lo zio "di molto riguardo" di nonna
Speranza "ligio all'Austria e all'Imperatore"?).
Quindi, il Congresso di Vienna si limitò a
prendere atto di una situazione nella quale, ci
piaccia o non ci piaccia, la vecchia Repubblica di
Genova, dopo qualche bagliore a metà settecento,
fin troppo auto-celebrato, si era, di fatto
disciolta, vittima dell'insipienza della sua
dirigenza politica e delle lotte fratricide,
cadendo sotto la Francia e restando in vita solo
quale stato satellite dell'Impero
francese. Venendo ai giorni nostri, quelli che
ci interessano, smettiamola, quindi, di fondare le
nostre giuste (perchè necessarie, perchè coerenti
con le esigenze dell'economia e della cultura
politica) richieste di maggiori poteri locali, di
più ampie autonomie, su di un passato che non
esiste e che, tra l'altro è meglio che giaccia
sepolto, perchè, scoperchiato, ci fà poco onore.
Maniman ne piggian à scopassoin 'n'atra
vòtta. Allegri. Bertomê.
[This message has been edited by bartrondo
(edited 06-06-2001).]
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feipin
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05-06-2001 23:00
Mah, la tua visione delle cose mi pare strana. Non
c'è bisogno che mi vieni a parlare degli stati
cuscinetto cosa che, credo, tutti ben conoscano.
Il mio desiderio è che Genova, se non ti piace il
termine ritorni, diventi indipendente e comunque è
innegabile che il popolo genovese si sia sempre
tirato su da solo contro l'oppressione. Vedi il
Balilla, vedi i partigiani, vedi i camalli e molte
altre situazioni. Il mio auspicio è che la cosa si
ripeta. Stranamente Genova è stata fino alla
guerra la piazza finanziaria più importante
d'Italia, la Liguria la regione più scolarizzata e
tecnologicamente avanzata. Non c'è dubbio che la
storia non si fa coi se e coi ma, non è neanche
giusta però l'odierna visione delle cose per cui
chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto. Oggi
continuiamo a fissarci delle date come punto
d'arrivo: l'arrivo del terzo millennio, l'arrivo
dell'euro, l'arrivo del 2004, senza porci il
problema di considerare che sono invece punti di
partenza, non di arrivo. L'Italia esiste da appena
un secolo e mezzo e la repubblica da un terzo di
questo periodo. Da che mondo è mondo ci si è
sempre basati sul passato per rivendicare
qualcosa, anche perchè l'unica cosa che ci rimane
e che non cambia più (finora e non sempre) è il
passato. Quindi, finchè ci saranno sette secoli di
storia più e meno gloriosa da contrapporre a
centocinquanta anni di infamie e soffocamento, bè,
scusa la mia ingenuità, io continuerò a ribadire
la diversità dei due concetti. Che la logica del
tempo fosse diversa a me non me ne può importare
più di tanto a me interessa come stanno ora le
cose e posso farmi forte di un fatto che nè allora
nè oggi il popolo condivide e che mai si è visto
nella storia, anche perchè la Liguria fu
repubblica neutrale invasa non alleata della
Francia e la questione fu del tutto economica, non
politica, come sempre avviene. Lomspirito del
Maniman ne piggian à scopassoin 'n'atra vòtta io
invece lo vedo come maniman ghe a femmo. Chi può
avere ragione, chi risulterà più realista alla
fine? Io non te lo so dire, certo la storia lo
dirà a chi la leggerà in futuro. Saluti.
[This message has been edited by feipin (edited
06-06-2001).]
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bartrondo
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06-06-2001 13:39
Guarda, Feipin, che diciamo, più o meno, la stessa
cosa. Che la Repubblica di Genova abbia avuto
momenti d'oro (più economicamente e
finanziariamente che politicamente, peraltro,) è
innegabile e ci (mi) fa piacere e bene ricordarlo,
che ne abbia avuto altri di piombo, purtroppo, è
altrettanto vero (anche se, negli ultimi
centocinquant'anni, non tutto è da buttare,
anzi!), ma noi dobbiamo risolvere i nostri
problemi, oggi e subito per cui (concordo) è
necessario rivendicare maggiori poteri alle
autonomie locali. Anche se non avessimo un passato
"glorioso". Impegnamoci (tutti) per questo, ai
vari livelli in cui ciascuno opera e, maniman,
gh'arriescimmo. Quello che non mi piace è la
mania di piegare le storia alla cronaca. E' lo
strumento dei regimi totalitari (vedi "1984", di
Orwell) che non sanno fare i conti con lei e,
quindi, l'asservono all'ideologia. Ciò detto,
passiamo all'ordine del
giorno. Allegri, Bertomè
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feipin
Membro
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06-06-2001 14:19
Messa così a me mi piace già più meglio. Lo sai
che io delle ideologie degli altri non me ne
potrei far di meno, anche se alle volte posso
condividere alcune idee piuttosto che altre. La
nostra forza è di rivendicare un qualcosa che c'è
stato ma, soprattutto, in funzione di un qualcosa
che esiste ora e che non va. Se le cose andassero
bene, non sarei neppure qui a scrivere queste
cose, credo. A dimostrazione che tutte le ideologi
del mondo si sfaldano d fronte alla convenienza
del momento. Un po' (scusa l'esempio) come quando
Genova finanziò la costruzione di Alessandria e
poi inviò i balestrieri all'imperatore per
distruggerla, ora conveniva così, ora pomì. Quello
che mi fa rabbia è che sia la popolazione, sia
l'imprenditoria vivace e attiva, trvi sempre dei
freni in uno stato che sempre più somiglia ad un
brontosauro, vecchio, impantanato a ruminare le
ultime alghe che rimangono. Se davvero si
realizzasse la compagnia aerea regionale, srebbe
un primo passo, poi il porto federale (e due), poi
magari le reti viarie, tutto controllato da noi.
Autossufficienza è la parola d'ordine per giungere
all'autonomia. Per fare questo però bisogna anche
dare un indice comune alla popolazione e questo
passa anche per lo sdegno di fatti di cronaca e
l'unione dei grandi fatti del popolo e
l'ammirazione per i momenti di grandezza. Purtoppo
questa è tutta mera propaganda e me ne dispiace,
ma, se quei fatti in fin dei conti sono ormai
avvenuti è giusto e bene pubblicizzarli al meglio
al fine di ottenere un risultato che possa
garantirci un futuro migliore del
presente. Saluti.
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bartrondo
Membro
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06-06-2001 22:56
Il desiderio di una maggiore autonomia, la ricerca
degli strumenti per ottenerla, sono i veri
obiettivi di oggi, nel confronto dei quali lo
spasmodico, quasi patetico, bisogno di agganciarsi
alla Storia, quando c'è, e a quel fantoccio di
Storia inventata, quando non c'è quella vera, sa
più di fuga dalla realtà che di sincero sforzo
culturale. Siamo in un momento storico nel
quale le innovazioni tecnologiche non comportano
più soltanto un modo migliore per fare le cose di
sempre, bensì comportano quello che Marx avrebbe
chiamato un "salto di qualità". Quasi nulla è più
come prima (tranne l'uomo, ma questa è un'altra
storia). Solo che non è facile capire il
flusso, anche perchè gli strumenti interpretativi
sono in parte vetusti, usurati, non idonei. La
sinistra, quasi orfana della fabbrica, non sà dove
andare, quali interessi difendere, quale classe
contro quale (i pensionati, gli extra comunitari,
i verdi..); la leadership borghese tradizionale,
oggi catto-ulivista, abituata all'ombrello
protettivo dello Stato e del parastato, che ha
consentito enormi profitti, socializzando le
perdite, ma consentendo la privatizzazione degli
utili, non ha ancora capito che la mammella da
mungere non è più quella della lupa capitolina e,
nelle ultime elezioni, ha votato in controtendenza
nazionale; il popolo delle "patite I.V.A.", da un
lato "sente" che così non può andare avanti, ma
non ha ancora elaborato una cultura
post-industriale che gli consenta di assumere
coerentemente le funzioni di governo a cui,
legittimamente, aspira. La risposta
federalista, cioè di "appiattimento" della
piramide decisionale con la devoluzione del potere
di decidere (e delle risorse per attuare le
decisioni) al luogo ed alla persona più vicina
alla cosa da decidere, è una rispsta che va
perseguita con decisione e che noi dovremmo
perseguire quale che sia stato il nostro passato,
perchè ci interessa il nostro presente ed il
futuro dei nostri figli. E, òua basta parlâ
'talian, che me son
stuffòu. Scignoria. Bertomè.
IP: Registrato
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feipin
Membro
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07-06-2001 00:13
Segondo mie e cöse patetiche diventan patetiche
quande se adeuvian mä e no servan a ninte. E
revendicassioin storiche, quande peuan a servî a
quarcosa no son patetiche, çerto, quande se dimmo
ben che Zena al’ë stæta a repubblica ciü potente
pê çerti periôdi e se o dimmo mi e ti a no l’ê
manco da consciderâ na cösa, o peu êse ‘n discorso
fæta fra amixi, creddo e spero. Quande Çerte
questioin vegnan fæte con di obbiettivi, magara no
grændi e immediæ, magara solo pedî a-e gente:
<mïæ che vivvei inte na çittæ c’a l’ê stæta
grande> o no serve perché a segge torna grande
ma into seu cheu cian cianin se che dixe quarcosa.
Saieiva patetico pensâ che doman vegnimmo
republica e potente ma quande e cose se fan in
pochi e co-a poia de fälo savvei no se arriva da
nisciunn-a parte. O mondo o gia ancon öoa insce a
stoia de secoli, veddi inte i Barcæn (i Balcani
l’ö traduti coscie, pe divertimento), veddi in
Irlanda e i Paexi Baschi e a Corsega e ätre. Mi
conscidero stupido e patetico ëse di illuixi ma
ascî ëse di disfattisti. Quello che veuggio dî e
creddo che ti o veu dî tie ascî l’ê che beseugna
adeuviâ tutti i mezi a-o momento giusto, sensa
mettise a crïâ comme semmo stæti bravi e comme
ëimo fôrti ma manco çercâ de cangiâ e cose sensa
che ghe segge na coscieinsa e na conoscieinsa
comuni e che a gente a no capisse a grande
fortunn-a che gh’ê capitâ. Saluti.
[This message has been edited by feipin (edited
07-06-2001).]
IP: Registrato
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elio1930
Membro
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09-06-2001 11:05
Grazie a Bartrondo, Feipin e Trottoina per aver
partecipato al discorso del man-a-man, da amici,
senza faziosità, né inutile tifoseria. Ci sono,
dunque, tra di noi le condizioni di maturità
civica per togliere il velo residuo
sull’insurrezione genovese dell’1-10 aprile 1849,
quando la città già faceva parte del Regno di
Sardegna da 34 anni ed è intervenuto l’esercito
piemontese con i Bersaglieri al comando del gen.
Alfonso La Marmora (proprio Lui!). La
situazione era quella di una città decaduta in uno
Stato appena sconfitto nella prima guerra di
Indipendenza, con il Re Vittorio Emanuele II
appena succeduto a Carlo Alberto partito per
l’esilio. Il 1° aprile si è presentato alle
porte di Genova un esercito di 30.000 soldati
(nella città più piccola di allora erano in numero
simile a quello dei pacifici alpini che hanno
recentemente invaso Genova per il loro raduno) che
hanno attaccato Sampierdarena, le mura, i forti,
la città, le barricate in cui si sono arroccati i
rivoltosi, hanno fatto bombardare dagli inglesi il
quartiere di San Teodoro e l’Ospedale Maggiore di
Pammattone su cui sono cadute sedici bombe e in
dieci giorni hanno ucciso 700 genovesi, hanno
lasciato sul terreno 300 soldati, hanno
saccheggiato il quartiere di San Teodoro, ne hanno
stuprato le donne e infine riconquistato la
città. I fatti risultano ancora dai documenti
esistenti e riemergono di rado nella stampa in
certe ricorrenze storiche suscitando inutili
antichi rancori e ravvivando i sentimenti di chi
si è abituato a piangersi addosso e ad esigere
inutili rivalse simboliche. Noi qui ne
riparliamo ancora fuori dai cerimoniali per
affermare – se sono d’accordo Bartrondo, Feipin e
Trottolina – che abbiamo il diritto civico di
conoscere il passato di questa città in ogni suo
aspetto di ombre e luci che ci è tenuto
nascosto. Noi ci sentiamo offesi dalla scuola e
dai professori che raccontano ai ragazzi una
storia non vera che distrugge il DNA
genovese. E non ci basta, perché, ad esempio,
ci sentiamo anche interessati ad esercitare il
diritto di conoscere quanta parte del patrimonio
edilizio del centro storico (qualcuno sussurra che
sia più di un terzo) resti ancora di quello che
hanno lasciato (senza esserne obbligati) quegli
antichi genovesi a favore delle opere
assistenziali e benefiche della città. Ne
siete d’accordo anche Voi? A risentirci.
Elio1930.
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luchetto
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posted
10-06-2001 17:37
Andae un pö a ammiâ questa pagina
http://www.francobampi.it/liguria/sacco/rivarolo/lettera.htm
e poi dïme cöse ne pensae!
(Gh'é poco da stâ) Allegri
Tradussion
Andate un poco a consultare la pagina indicata
e poi informatemi su quale sia la vostra opinione.
(C'è poco da stare) Allegri
Nota. "Allegri" è un antico saluto
genovese.
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elio1930
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posted
10-06-2001 22:01
Mi rivilgo a Lucchetto, nella speranza di essere
ascoltato anche dagli altri. Ho letto il sito
che hai indicato. Non è il solo che tratta
l'argomento, ma il discorso che qui stiamo
portando avanti è in una chiave diversa. Bampi,
nel sito da te indicato, dice cose simili,
legittimamente, da politico. Se, però, qui
dovessimo discutere allo stesso modo saremmo solo
faziosi, ci divideremmo tra di noi, faremmo
chiacchiere inutili. Io ti consiglio, se vuoi,
di lasciar fare a Bampi il suo mestiere,
condividendo o meno quel che dice. Ma qui
parliamo di storia e io penso che parlare della
storia di Genova senza parlare del 1849 è come
parlare della storia italiana senza dire che
abbiamo perso la guerra del 1940/45. Se ne cambia
il senso. Se si sbaglia uno di quei bottoni si
sbaglia tutta la bottoniera. Renditi conto che
se non si parla del 1849, hanno vinto coloro che
hanno voluto piegare i genovesi e che li hanno
fatti venire (non tutti, per fortuna) dei
Man-a-man, mugugnoni, della gente che parla di un
passato a cui non sa dare il giusto senso.
Accontentiamoci, qui, di parlarne del 1849,
non tanto per processare quei poveri Bersaglieri
che allora non portavano nemmeno le mutande e le
pezze da piedi e portavano la scarpa destra uguale
a quella sinistra, poveretti! Noi, nei nostri
discorsi costruttivi, faremmo molto se
convincessimo i genovesi a chiedere ai maestri e
ai professori dei loro figli di studiare e
insegnare nei suoi termini documentati la storia
di Genova. Adesso, caro Lucchetto, ci
conosciamo meglio e spero di aver altra occasione
di dialogare con te.
"Allegri". Elio1930.
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luchetto
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posted
11-06-2001 11:13
Cäo elio1930,
son d'accordo che oua se conoscemmo megio. Pe
questo lascime di che o mae nomme o l'é "Luchetto"
con a "c" sencia perché o mae nomme veu di
"piccolo Luca". Quindi no son ûn "lucchetto",
quello cöso ch'o se deuvia pe serrâ e cadenn-e.
E in sce questo: Allegri!
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feipin
Membro
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posted
11-06-2001 13:56
L'aiva za scrìto insce l'argomento a parte ma o
scrivo chìe che se ne parla:
Non posso nascondere il risentimento che da
sempre provo nei confronti di una tale infamia.
Preferisco però lasciare spazio all'animo
sarcastico del "mi chi" e pensare che son proprio
di malimbelinae se fàn o radun a rieu. Tutto ciò,
pur amettendo che di acqua sotto i ponti ne è
passata e che han chiesto scusa, scusa però,
palanche ninte. Mi piacerebbe pensare che questa
fosse una di quelle perfette mosse tipiche di
governi genovesi in cui si salvava la faccia e la
circostanza anche se credo che sia stata una
coincidenza dettata dagli eventi.
Semmai luchetto, za che ti gh'è ti porriesci
cancellà o l'argomento che ne parlemmo za insce
questo. Saluti.
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bartrondo
Membro
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posted
11-06-2001 22:13
Perchè non parliamo un po' delle infamie che hanno
contraddistinto la nostra storia, da parte nostra,
naturalmente, invece di agganciarsi sempre a due o
tre fatti che, per quanto luttuosi per i nostri
padri, sono storicamente poco rilevanti e pefr
gran parte, se li sono cercati con
insipienza? Scignoria. Bertomè.
IP: Registrato
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feipin
Membro
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posted
11-06-2001 22:40
Perchè siamo degli egoisti, e gli altri non lo
fanno. Saluti.
IP: Registrato
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elio1930
Membro
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posted
11-06-2001 22:58
Tirate le somme, mi pare che il discorso sia
risultato interessante e civile. Succede anche
a me di sentirmi annodare l'intestino di fronte a
fatti del genere. Però, con la prudenza di noi
che non ci sentiamo né domati, né Man-a-man, non
dobbiamo eccedere nel condannare sommariamente chi
ha eseguito degli ordini. E'vero: nessun Re ci
chiederà più scusa e nessuno rimborserà i danni e
questo basta a farci perdonare qualcosa che nel
passato abbiamo combimato anche noi. Quel che è
importante è che non dobbiamo favorire i discorsi
di chi oggi farebbe volentieri quello che hanno
fatto in Ruanda, quello che si fa in Macedonia e
farebbe presto anche a Genova secondo gli schemi
nuovi che non hanno nulla da spartire con la
storia della Repubblica di Genova. Ciao a
tutti, anche a Luchetto con un "c" solo. Elio
1930.
IP: Registrato
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feipin
Membro
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posted
12-06-2001 10:05
Scusate ma qal mondo siamo in due a chiedere
sempre scusa, noi e il Papa. E scusa per Colombo e
scusa per le crociate e scusa per Lepanto e scusa
per la Meloria e scusa per sta fava e anche per
quella del mio vicino. La storia è storia quel che
è successo è successo è successo, siamo d'accordo,
però ci sono ferite che si rimarginano, altre che
vengono alimentate da nuove infamie. Non fosse
altro che i Savoia, dopo i fatti di Milano,
Genova, delle deportazioni dal sud (che hanno tra
l'altro contribuito al formarsi di quell'organismo
parastatale che si chiama Mafia) si aggiunge anche
nella storia recente, che molte persone che sono
tutt'ora in vita hanno visto coi propri occhi,
parlo del totale abbandono in cui la Nobile
Casata, come qualcuno oggi ce la vuol far vedere,
ha lasciato l'Italia dopo il tradimento fatto nei
confronti del popolo, dell'esercito e dello
statuto vent'anni prima. Questa è tutta benziana
sul fuoco ed in più quella belina del re in
Svizzera ha detto che lui non deve chiedere scusa
a nessuno. Scusate, sono piuttosto giovane, non ho
vissuto nessuna delle tragedie sabaude ma per
rispaetto almeno dei miei avi credo di poter
portare un po' di rancore a chi non ha mai vinto
una guerra se non quelle civili. E non parlatemi
delle guerre d'indipendenza che quelle le hanno
vinte i generali disobbedienti, stranamente La
Marmora e compagnia Piedmont sono sempre dovuti
scappare, di corsa, come miglior tradizione dei
bersaglieri. A proposito, fu proprio il fuoco
amico bersagliere a ferire Garibaldi. P.S. Le
varie battaglie di Lepanto, della Meloria, le
crociate avvenivano tra eserciti nemici, nessuno
ricorda mai che i mussulmani arrivarono fino a
Poitier prima delle crociate ed a Vienna dopo,
razziando, uccidendo e distruggendo parti della
cultura occidentale che ci appartiene. Perchè
nessuno si è mai sognato (e speriamo che non
avvenga) di chiedere scusa alla Germania per la
guerra contro il nazzismo? Perchè in quel momento
il male era Hitler e se avesse vinto lui ora
saremmo qui a celebrarlo, così come in questo
momento, guardando fuori della finestra staremmo
forse guardando una mosche invece di un chiesa se
la storia fosse andata diversamente. Quindi
pensiamo a prenderci le nostre rivincite e se gli
altri se le vorranno riprendere Vengano a Porta
Soprana e suonino il campanello che ne parleremo.
Saluti.
[This message has been edited by feipin (edited
12-06-2001).]
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luchetto
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12-06-2001 18:26
I faeti do 1849: ma no contan ninte! Zena ammassä,
ferïa, destrûta, con çentanaea de morti solo
all'uspiâ de Pammaton pe-e bombe do La Marmora:
scemmaie!
Se questa a l'é a vostra opinion (NO A MAE!!!)
alloa spiegaeme o perché intorno a-o 1870 emmo
restituïo a Pisa e cadenn-e de Porto Pisan che
da-o 1290 pendeivan segge da Porta Soprana segge
da-o palassio San Zorzo, parte vegia. E spiegaeme
ancon o perché o rostro roman, pescòu in to 1591
in to porto de Zena e misso a-a base do stemma do
Comun de Zena, o l'é ancon ancheu in man di
"Sabaudi Piemontesi" de Torin (armeria reale) che
l'han arrobòu a Zena in to 1815 ò 1816 (doppo o
Congresso de Vienna) e no ne l'han MAI restituïo.
Niätri Zeneixi dimmo che beseugna ascordâse, i
ätri se demoan a scoxîne. Belli scemmi che semmo!
Se ghe arriescì, Allegri
[This message has been edited by luchetto
(edited 12-06-2001).]
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elio1930
Membro
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12-06-2001 23:33
Proprio non riesco a darvi torto. Varrà la pena di
tornarci su..... ma dopo il
G8. Elio1930.
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trottolina
Membro
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14-06-2001 16:35
x Feipin Mi rendo perfettamente conto che
quella sul Papa non era che una boutade messa li'
a rinforzare il tuo discorso, ma per quanto mi
riguarda il Papa ne avrebbe ancora molte di scuse
da chiedere e non sarebbe male se facesse anche
qualcosina di piu' concreto.
ciao, trotti
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feipin
Membro
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15-06-2001 11:26
Mah, vedi Trotty, il Papa che c'è adesso dovrebbe
più chiedere scusa per le antenne di radio Maria
che per fatti avvenuti due tre quattro se non nove
secoli fa. Allora era il medioevo, oggi la chiesa
non uccide chi non si converte, oggi i più grandi
impegni umanitari nel mondo sono quelli de frati
missionari cattolici. Se ci sono state delle colpe
di alcuni personaggi in passato, credo che oggi i
grandi personaggi che nessuno vede e nessuno
conosce ma che vivono tra lo sterco dei villaggi
in Africa Asia e Sud america le abbiano ampiamente
cancellate. La guerra di Lepanto, le crociate sono
state tutte guerre necessarie perchè la nostra
cultura soppravivesse. A lepanto non c'è stato uno
sterminio di innocenti, c'erano due flotte armate
ed una ha vinto, èstata una guerra regolare come
tante ce ne sono state. Prima delle crociate i
mussulmani sono arrivati fino a Poitier e nopn
penso che chi gli si sia opposto non sia stato
massacrato, anche se la facile conquista della
Spagna fu dovuta alla peste che decimava la
popolazione. Gli ottomani arrivarono, conquistando
distruggendo e massacrando, fino a Vienna. Che poi
ci siano eventi discutibili nella storia della
Chiesa può essere vero ma guarda un po' se c'è mai
stato un Imam che abbia ,mai chiesto scusa per il
genocidio degli armeni o per il massacro dei
pugliesi in pieno rinascimento. Tanto più che
l'Islam continua il suo corso di odio e
distruzione, vedi gli albanesi, vedi le statue dei
Budda bombardate, vedi gli attentati di qualche
anno fa a Parigi ed i rapimenti e massacri di
turisti e viaggiatori in tutto il mondo islamico.
Con questo non voglio dire che la cristianità non
abbia niente da farsi perdonare, solo non è
possibile demonizzare sempre al massimo la nostra
storia che è fatta anche e soprattutto di
missione, mnentre gli altri continuano a celebrare
i loro eroi eroi e le loro
vittorie. Saluti.
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bartrondo
Membro
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15-06-2001 14:03
Qui hai ragione, Feipin. Lo sport più ipocrita di
questi ultimi tempi è di chiedere scusa per quello
che non si è commesso (e, per converso, di
pretendele). Costa ben poco, certamente meno
dell'analisi del perchè certe cose sono successe e
di quanto possa insegnarci la storia, affinchè, se
negative, non si ripetano, se positive, se ne
ricreino le condizioni. Per quanto concerne la
chiesa, questo papa continua a dare patenti di
riabilitazione: si dedichi ad altro! Galilei e
compagni ci ha pensato la storia ad
"abilitarli". Allegri. Bertomè.
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feipin
Membro
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15-06-2001 14:12
Ho riletto tutti gli interventi dall'inizio e mi
sono accorto che forse si è un po' perso il senso
indicato dal titolo del messaggio. Pensandoci bene
man-a-mam e maniman sono due espressioni che
esprimono non solo due concetti diversi ma
addirittura opposti. Man-a-man fa pensare al poco
a poco cian cianin, una pietra sull'altra fa un
muretto, la cultura ligure più antica, paziente e
costante. Maniman secondo me può essere vista coe
la distorsione dell'espressione precedente per
indicarne il lato negativo e passivo. "I" infatti
nel linguaggio ligure viene usato come pronome di
loro, quindi esternizza il concetto riducendo chi
usa l'espressione a fatore passivo. Man-a-man i...
= man-i-man, abbreviato come spesso avviene nelle
parlate liguri, dove, come diceva un viaggiatore
francese "sono così tirchi che, per risparmiare
tempo, la loro città invece di chiamarla Genova la
chiamano Zena". avviene a volte parlando in
dialetto che per scherzare ed invertire il
significato di una parola o, magari,
ridicolizzarlo, si cambi leggermente la parola
mantenendone la struttura originale, magari
formando una parola che non ha senso normalmente
ma ne ha all'interno del discorso e può darsi che
poi a forza di dirlo divenga di uso comune e
quindi accettata come "parola regolare" (non
saprei trovare u termine). Un po' come "Io
speriamo che me la cavo" che è un'espressione
errata ma è entrata a far parte del nostro
linguaggio comune. Naturalmente è un'idea che
mi sono fatto, se qualcuno avesse l'autorità per
contestarmela o conoscesse qualcuno che l'avesse
per dirmi se è corretta oppure no, gli sarei
davvero grato. Sicuramente sbaglio ma mi
piacerebbe sparlo da qualcuno che ha la certezze
per dirmelo perchè se poi sommiamo idee sagliate a
idee sbagliate diventa un casino. Saluti.
IP: Registrato
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trottolina
Membro
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15-06-2001 14:36
Torno sull'argomento "Papa". Infatti, Feipin,
diciamo la stessa cosa, in chiusura sostengo
appunto la necessita' di chiedere scusa e di, mi
auto-cito, fare qualcosina di concreto, vedi
appunto le antenne di Radio Vaticana e molte, ma
molte altre situazioni, politiche, umanitarie,
sociali et cetera. Ognuno ha i suoi credo ed
e' liberissimo di professarli e perseguire gli
ideali a essi connessi, ma dovrebbe anche
accettare e quindi riconoscere le conseguenze a
essi connesse. Ivi compreso il Papa, o cmq le alte
gerarchie ecclesiastiche. (Cmq hai ragione tu,
non c'entra un b----- con l'argomento proposto.)
ciao, statemi bene, trotti
IP: Registrato
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feipin
Membro
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15-06-2001 17:07
Mi scuso con Bartolomeo perchè si vede che stavamo
scrivendo la risposta al mio messaggio del Papa
eccetra contemporaneamente e non ho avuto
occasione di leggere la sua risposta prima di
completarlo. Comunque mi piace questo forum perchè
nonostante talvolta le discussioni siano piuttosto
accese poi alla fine non viene intaccata
quell'amicizia che , credo, si è ormai instaurata.
Credo sia questo il senso di democrazia dove
ognuno è libero di esprimere la propria opinione
ed essere d'accordo o meno con quelle degli altri,
senza doversi però fare la guerra o scendere ad
offese inutili e, anzi, esprimere la propria
approvazione o disapprovazione su certe cose
indipendentemente da altre. Questo con l'argomento
c'entra meno di tutto il resto ma mi faceva
piacere scriverlo. Saluti.
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trottolina
Membro
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15-06-2001 18:23
Concordo, pero' adesso cambiamo pagina perche'
questa e' kilometrica. ciao, un sorriso,
trotti
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bartrondo
Membro
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15-06-2001 20:23
Prima di chiudere la pagina e per rispondere a
Feipin (grazie, comunque) sul "man-a-man" e
"man-i-man". Dibertente, il tuo tentativo di
etimologia, diciamo così, psicologica, ma, nel
caso di specie, è una semplice indebolimento della
"a" in "i" dovuta alla pronuncia. Certo, se io
voglio dire: "Via via che succede..." dico e
scrivo "man à man ch'o càpita..., ma nel senso di
"forse", o "per paura che", che è quello di cui
parliamo, i due termini sono omologhi. Uguali
non sono i significati: dal nobile Dubbio, vita di
ogni scienza e di ogni cultura, alimento della
ricerca odisseica, alla tarpante paura che ti
blocca le gambe, le mani, il
cervello... Allegri. Bertomè.
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