Bush e gli Indiani
Toro Seduto, Geronimo, Cavallo Pazzo, gli eroi guerriglieri che non riuscirono
a fermare con le armi il genocidio dei pellerossa potrebbero essere ora
"vendicati" in un'aula di tribunale come si confà ad ogni vero yankee.
Trecentomila Indiani delle Praterie hanno presentato ieri al governo Usa una
richiesta di risarcimento di 137 miliardi di dollari (274 mila miliardi delle
nostre vecchie lire). È il denaro che il governo, che da oltre un secolo
amministra i territori indiani, avrebbe intascato sfruttando le risorse naturali
(dalle miniere alle foreste, dal petrolio ai pascoli) appartenenti alle tribù.
Una legge approvata nel 1887 aveva affidato all'Ufficio per gli Affari Indiani
l'incarico di amministrare le risorse dei 70 milioni di ettari di territorio
delle riserve. Il giudice Royce Lamberth ha osservato di «non avere mai visto
un caso di maggiore incompetenza da parte di un dipartimento governativo»:
contabilità da barzelletta, documenti distrutti, passività.
Se le richieste degli Indiani fossero accolte il risarcimento rischierebbe di
mandare gambe all'aria il piano per il rilancio economico varato dal presidente
Bush.
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