In Genova
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Il rilievo rappresenta Porto Pisano chiuso dalle celebri catene |
Ma cosa rappresentava il rilievo? E che fine ha fatto oggi, dopo lo smantellamento del quartiere avvenuto nel 1935 per l'attuazione del nuovo piano regolatore di Piazza Dante? Andiamo per ordine. Il monumento era una rappresentazione in marmo del porto di Pisa ancora sbarrato dalle sue torri e le loro catene e si rifaceva a due altri rilievi del porto oggi murati rispettivamente sul muro a sud del coro della cattedrale pisana e al pian terreno del campanile. Quanto all'attuale collocazione, lo possiamo vedere - per altro ancora in ottime condizioni - presso il museo di Sant'Agostino dov'è custodito, appunto, dal 1935. Non è da escludere che il suo autore sia stato proprio un pisano fatto prigioniero nel corso della battaglia.
Del resto, le maestranze pisane, erano già da tempo attive in Genova come ricordano i capitelli interni di Porta dei Vacca. Ma non solo Genova partecipò alla famosa battaglia.
Accanto ad essa Lucca ed anche Moneglia capeggiata dai comandanti Ascasera e Stanco che, in segno di affetto e riconoscenza, ricevettero dal compagni genovesi alcuni anelli delle catene.
Questi pendettero fin dal 1290 dal fianco esterno dell'antica chiesa di Santa Croce (1130).
Oggi, però, le catene dalle enormi maglie non pendono più dai monumenti cittadini né da quelli di Moneglia: i genovesi restituirono infatti le proprie a Pisa il 22 aprile 1860. Si era infatti ormai in vista dell'Unità d'Italia e la si voleva far finita con le guerre municipali. In quell'occasione i barcaioli pisani corsero spontaneamente una regata in onore dei genovesi e da allora, le enormi catene, si possono veder pendere da un muro del Campo Santo Monumentale di Pisa in Piazza dei Miracoli. Sorte diversa ebbero invece gli anelli affidati a Moneglia.
Il Sindaco di allora, Giovan Battista Fidanza, nel 1860 fece infatti togliere la catena dal muro della chiesa ma, invece che affidarla alla Commissione genovese incaricata della restituzione, la gettò in un cantone della casa comunale e oggi si trova in totale abbandono presso l'ex Convento dei Francescani.
A ricordala resta però un rilievo in marmo murato sulla chiesa dal lato della strada, raffigurante due cavalieri che calpestano ciascuno un drago. Questa la storia delle catene e dell'ingegnoso fabbro ferraio Carlo Noceti passato alla storia come Maistro Chiarlo fabbro della vendetta.
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Bassorilievo (o Monumento) raffigurante Porto Pisano, sbarrato dalle famose catene, più tardi asportate dai Genovesi vittoriosi, murato, nel 1290 da Nicolò di Cugliano (A. De Andrade), o Nicolò di Guglielmo (F. Alizeri), sulla facciata di Vico Dritto di Ponticello della casa n. 98 di Borgo de' Lanaiuoli.
Figura e didascalia tratte da "La Voce di Genova",
n. XXVIII - XXIX, Settembre - Dicembre 1965
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