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Indirizzo della Deputazione del Municipio di Genova incaricata di restituire a Pisa le Catene del suo antico Porto, pronunziato nel Camposanto urbano di questa città nell'atto della consegnaSIGNORIFu un tempo che i nostri Padri disputandosi il dominio dei mari si fecero aspra guerra. Fu tempo di potenza e di gloria; ma sventuratamente mancava allora agli Italiani la coscienza di essere figli di una stessa madre, di essere tutti fratelli: e invece di congiungere le loro forze poderose per fondare la Patria e difenderla dallo straniero, combattevano come leoni gli uni contro gli altri per distrursi a vicenda. Deplorabili lotte che prepararono all'Italia la lunga servitù da cui ci andiamo appena adesso riscattando. Un ricordo di quelle guerre funeste si conservava presso di noi: erano le Catene di Porto Pisano che pendevano come trofei dalle Chiese e dai pubblici edifizi. Questi documenti delle antiche discordie pesavano sul nostro cuore: e già fin dal 1848 quando gli Italiani strinsero, per rivendicarsi in libertà, il primo patto d'amore, una voce era sorta nel seno del Corpo Decurionale per farli scomparire. Quella voce non ebbe eco perché i tempi non, erano per anco maturi. Era scritto che l'Italia dovesse passare ancora per molti anni di prova prima che Pisani e Genovesi potessero far parte di una sola famiglia e stringersi la mano e abbracciarsi come fratelli. Ma questo giorno tanto sospirato finalmente giunse: e appena l'annessione votata con sì mirabile accordo dal popolo Toscano fu decretata dal gran VITTORIO EMANUELE nostro Re e Padre comune, i Rappresentanti del Municipio di Genova volendo dare ai Pisani una prova indubitata di affetto e di riconoscenza e rassodare vieppiù i nuovi vincoli di amicizia e di fratellanza che ha stretto il santo amore di Patria, raccolti in tornata straordinaria deliberarono di restituire a Pisa le Catene di Porlo Pisano, commettendo a noi l'onorevole e grato incarico di recarvele. Accettatele adunque, o Pisani, come un pegno di amore fraterno; come una testimonianza del desiderio che punge i Genovesi di cancellare perfino la memoria degli antichi dissidii; come un segno di quella comunione di sentimenti, di interessi, di glorie, di speranze che deve esistere fra tutti gli Italiani; come un'arra di quella concordia che deve condurli un giorno alla meta delle loro grandi aspirazioni: l'indipendenza, la libertà, e l'Unità dell'Italia.
Pisa 22 Aprile 1860 [ Indietro ] |