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Siamo genovesi da secoli.

Voltaggio (AL): vogliamo tornare a casa

La Provincia di Alessandria ci trascura.
Per la Regione Piemonte manco esistiamo.

di Marcello Di Meglio

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Il Palazzo nobiliare della Duchessa di Galliera, edificato dalla famiglia genovese De Ferrari fin dal 1550 e poi inglobato nel 1888 nella Fondazione della Duchessa di Galliera, è solo uno degli esempi della forte connotazione urbanistica e architettonica della città di Voltaggio in alta Val Lemme, attualmente sotto l'amministrazione della Provincia di Alessandria e dunque della Regione Piemonte. Architettura genovese, grande androne con scalone e finestroni al piano terra con le tipiche grigliature massicce in ferro digradanti a caduta obliqua che adornano i più begli e storici palazzi blasonati del centro storico di Genova. "Siamo genovesi da secoli. I Savoia ci hanno scippato senza tanti complimenti la nostra identità dopo il congresso di Vienna e poi ancora nel 1849 - dicono in coro gli abitanti a partire dal Segretario Organizzativo della Pro Loco Ettore Repetto e Presidente del "Genoa Club Voltaggio Grifoni", storico, cultore e custode delle tradizioni locali e instancabile organizzatore di eventi e serate culturali e musicali a tema rigorosamente genovese come i tributi a De André o la monumentale sagra che dura quattro giorni dal 13 al 16 agosto degli gnocchi, naturalmente conditi al pesto di Prà - la Provincia di Alessandria ci trascura, per la Regione Piemonte manco esistiamo, vogliamo tornare "a casa" sotto la Provincia di Genova e la Regione Liguria". Certo non è un proclama "di guerra" e forse la accesa discussione tra il cronista impiccione e i voltaggesi ha anche il sapore di uno scambio di opinioni democratico e rasserenato dalla brezzolina montana che rinfresca le estati di Voltaggio. Ma la verità è che in questa cittadina tra le più belle e orgogliose dell'Appennino ligure, tutto parla del passato genovese. L'urbanistica, con piazzette e carruggi sovrastati dai palazzi di stampo ligure della nobiltà andata che amava curare il proprio entroterra valorizzandone i pregi ambientali, agricoli e culturali. La lingua, che tradisce un forte cadenza dialettale genovese. I cognomi, che sembrano presi pari pari dall'elenco del telefono di Genova e Provincia. La cucina, più portata a gustare le linguine condite con il pesto di Prà e l'olio extravergine della Riviera che gli "agnolot" al ragù di carne alla piemontese e da ultimo ma non per ultimo, il dominante colore rossoblù di vessilli, bandiere e stendardi sventolanti da finestre e balconi delle case dai piani alti e dalla facciate vertiginosamente risucchiate verso il cielo con pregiate finiture di affreschi colorati come solo nel Centro Storico più grande del mondo, quello all'ombra della Lanterna s'intende, si è soliti vedere.

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D'estate poi l'afflusso dei genovesi che amano passare da anni le vacanze estive a Voltaggio è massiccio. È un turismo abituale, decennale fatto di proprietari o affittuari di seconde case che trascorrono le giornate tra i boschi della Val Lemme o a sonnecchiare tra la frescura dei palazzi dalle mura spesse e dalle profonde cantine sotterranee donde promanano profumi di prelibate scorte alimentari tradizionali, mille miglia lontani dalle "fornaci" delle cascine basso-piemontesi. Giovani e anziani insieme conversano piacevolmente in lingua zeneize negli ampi spazi verdi della Pro Loco, insediata all'ombra della "Casa Gotica dei Grimaldi" del 1251, costruita dalla Repubblica Marinara di Genova per il controllo delle gabelle di chi voleva inoltrarsi verso la gloriosa Città-Stato e il suo porto, dove, poco lontano dal crocchiare perenne delle bocchette della Fonte Sulfurea, si gioca a bocce, a calcetto e a tennis o si gusta un gelato con la mente lontano dallo stress di un anno di lavoro ma il cuore vicino a "Zena illuminâ".

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