LE INIZIATIVE DEL MIL DOPO L'INTERPELLANZA DEL SENATORE
LONGHI
Savoia, un debito miliardario
Indennizzo (o scuse) per il sacco di Genova
GENOVA
«Dopo la visita dei Savoia al Papa, il Mil, Movimento indipendentista
ligure, vuole suonare loro la "messa solenne cantata"». È lo slogan un po'
grossolano, ma di indubbia resa, che annuncia l'iniziativa in programma
per domenica 5 gennaio, ovvero una manifestazione in piazza Corvetto, in
prossimità della statua di Vittorio Emanuele II, con l'esposizione dalle
10 alle 13 di uno striscione con la scritta: «Se i Savoia con una mano
vogliono prendere a Roma, con l'altra devono restituire a Genova».
Il tutto fa riferimento all'intervento delle forze sabaude a Genova nel
1849, quando proprio il re Vittorio Emanuele II ordinò il saccheggio della
città, causando, come sostiene il Mil nella sua campagna di informazione
capillarmente condotta a furia di volantini diffusi quasi quotidianamente,
notevoli danni quantificati fin d'allora da una commissione di inchiesta
e calcolati, alla valutazione odierna, interessi composti compresi, in 36
miliardi di euro.
Sempre il prossimo 5 gennaio, in piazza Corvetto, angolo via Roma,
verranno raccolte le firme per sollecitare il sindaco Giuseppe Pericu ad
aprire una vertenza giudiziaria presso un tribunale internazionale, per
richiedere agli attuali eredi Savoia il pagamento di quei danni, per i
quali, sostengono Vincenzo Matteucci e Franco Bampi, rispettivamente
presidente e segretario del movimento, non esiste prescrizione. A sostenere
la tesi del Mil, l'interpellanza rivolta ai ministri della Giustizia, degli
Affari esteri, dell'Economia e delle Infrastrutture nel luglio scorso dal
senatore diessino Aleandro Longhi. «La Repubblica di Genova - scrive Longhi
nel documento - stato sovrano e indipendente per oltre 700 anni, venne riunita
al Regno di Sardegna per decisione illegittima del Congresso di Vienna. Dopo
la sconfitta di Novara del marzo 1849 e l'abdicazione di Carlo Alberto in
favore di Vittorio Emanuele II, il popolo genovese insorse nella speranza
di riottenere l'indipendenza, ma il re dette ordine di reprimere
l'insurrezione. La città fu abbandonata al "sacco" della soldataglia che
uccise, stuprò, rubò e dissacrò chiese e conventi per 36 ore. In seguito
Vittorio Emanuele II scrisse al generale La Marmora complimentandosi di
quei risultati. La commissione per l'accertamento dei danni accertò, il
14 giugno 1849, danni materiali per circa 721 mila lire. Considerato che
Casa Savoia è erede del re Vittorio Emanuele II che tanti danni e lutti
causò ai cittadini genovesi, e che gli eredi acquisiscono dai propri avi
sia il patrimonio che i debiti, chiedo al governo di sapere se non sussistano
elementi concreti per il riconoscimento del danno causato alla città e
sull'obbligo del risarcimento nei confronti del Comune di Genova da parte
degli eredi della famiglia reale. Aggiornando il valore della lira del 1849
a quello attuale e applicando un interesse del 3 per cento, si ottiene la
cifra di 3948 miliardi di lire, pari a circa 2 miliardi di euro. Calcolando
un più ragionevole tasso di interesse composto del 5% si ottiene l'importo
di 70876 miliardi di lire corrispondenti a euro 36.604.399.179. In subordine,
chiedo che gli eredi di Casa Savoia chiedano almeno perdono alla città e ai
cittadini di Genova».
In sostanza, è il messaggio che parte da Genova, se i Savoia hanno
riacquistato tutti i diritti di cittadini, tanto da poter rivendicare i propri
beni accumulati nel regale passato, devono anche onorare i debiti ereditati.
Alessandra Pieracci
Una manifestazione degli
indipendentisti genovesi
ai piedi della statua di Piazza Corvetto
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