I Savoia chiedono aereo reale e scorta?
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Il Secolo XIX Sabato 19 ottobre 2002

I Savoia chiedono aereo reale e scorta?

    
  Vittorio Emanuele con il figlio

Roma. È un giallo la presunta richiesta da parte dei Savoia, ormai prossimi al rientro, di una serie di benefit come parziale risarcimento dallo Stato italiano. Le voci su richieste in tal senso si spargono nel primo pomeriggio di ieri, dopo la riunione del Consiglio dei ministri, provocando anche le prime indignate e anche scandalizzate reazioni politiche (dai verdi, dal Pdci, dai ds ma non solo). In serata giungono, una dopo l'altra, le smentite ufficiali: una dal governo, con Giovanardi che dice che di benefit in Cdm non se è parlato affatto («Mai pervenuta né formalmente né informalmente alcuna richiesta di benefit da parte della famiglia Savoia al governo», anche se l'argomento Savoia è stato trattato in vista del rientro, e una direttamente da Ginevra con Marina Doria che definisce «allucinanti» le voci su un tale elenco di richieste: auto blu, protezione e scorta, e anche - se del caso - l'uso di aerei di Stato. Perché, scandisce, mai il marito ed il figlio hanno avanzato sollecitazioni in tal senso allo stato o al governo italiano: «Vogliono rientrare come semplici cittadini e non chiedono altro, sono voci messe in giro da chi vuole distruggere l'immagine della famiglia».

In consiglio dei ministri, comunque, della questione Savoia si è parlato, e sicuramente in relazione ad una causa che l'ex-famiglia reale ha pendente alla Corte dell'Aja contro lo stato italiano sulla restituzione dei beni confiscati dopo la caduta della monarchia in Italia. L'orientamento emerso è stato quello di attendere il pronunciamento della Corte internazionale prima di affrontare l'argomento più concretamente. Immediate le reazioni, prima delle smentite di Giovanardi e di Marina Doria.

Sosteneva Paolo Guzzanti, presidente della commissione Mitrokhin, Paolo Guzzanti: «Posso capire le precauzioni a tutela dell'incolumità, ma tutto il resto... Il Conte di Parigi, colui che sarebbe l'aspirante al trono di Francia, queste cose non le chiederebbe mai, né alcuno si sognerebbe mai di concedergliele. È un professionista come tanti, un signore che va a prendersi la macchina in garage senza pretendere l'auto blu. Eppure la Casa reale da cui discende ha regnato in Francia per molti secoli, ben più a lungo di quanto non abbiano fatto i Savoia in Italia...». «Sono richieste da avanspettacolo», faceva eco Alessandro Cè, capogruppo della Lega alla Camera. Aggiungeva la senatrice della Margherita, Patrizia Toia: «Avevano detto che sarebbero tornati in Italia da privati cittadini. L'avvocato di Milano, l'operaio di Mirafiori, il commerciante di Foggia o la casalinga di Voghera hanno per caso tutto quello che hanno richiesto questi nuovi cittadini? Non mi pare. E allora, se vogliono un consiglio, i Savoia restino dove sono». E Stefano Covello, primo firmatario in Cassazione della richiesta di referendum contro il rientro dei Savoia, chiedeva al presidente della Repubblica di non firmare la legge costituzionale sul rientro dei discendenti dell'ex casa regnante. «Si è raggiunto il colmo della misura».

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