Regione - Dopo
l'incontro con Vittorio Emanuele,
Biasotti investito dall'ennesima polemica
Per il presidente uno scivolone... regale
|
|
|
Sandro Biasotti |
«Robe estive...». Sandro Biasotti le liquida così. E senza dubbio di "robe
estive" si tratta, visto che l'aumento delle temperature ha portato anche un
surriscaldamento del clima politico nella maggioranza polista che sostiene il
presidente della giunta regionale ma che, negli ultimi tempi, ha mostrato
parecchi segni d'insofferenza proprio nei confronti del presidente Biasotti.
L'ultima polemica ha un sapore decisamente balneare, visto che nasce
dall'incontro, dai presunti risvolti politici, fra Biasotti e il principe
Vittorio Emanuele di Savoia. Incontro avvenuto nei giorni scorsi nell'isola
di Cavallo, in territorio còrso, dove si trova la residenza di Vittorio Emanuele.
Questo meeting balneare non è piaciuto affatto a Franco Bampi, dirigente
genovese di Forza Italia, il quale, ricordando il sacco di Genova ad opera dei
Savoia nel 1849 e l'avallo di Casa Savoia alle leggi razziali del 1938, si
augura che Biasotti abbia incontrato Vittorio Emanuele solo a titolo personale
e non nelle vesti di Presidente della Regione Liguria.
Ma Biasotti, dalla Sardegna, rassicura: «È stato un incontro in costume da
bagno, assolutamente informale e privato - dichiara - Abbiamo parlato di pesca
visto che Vittorio Emanuele è un pescatore. Non abbiamo toccato nessun tema
politico e non l'ho invitato in Liguria». Insomma tanto rumore per nulla,
secondo il Governatore.
|
|
Vittorio Emanuele |
|
È l'episodio di per se potrebbe anche avere scarso rilievo se non fosse che
le critiche di Bampi arrivano dopo una lunga sequela di insofferenze estive
nella coalizione di centro destra. Sono recenti, infatti, i malumori di una parte
di An per la nomina di un leghista in giunta al posto di Giacomo Gatti, di An
(passato dalla Formazione all'Industria). Malumori seguiti a breve distanza dagli
strali del consigliere regionale forzista, Luigi Morgillo, che aveva criticato
Biasotti per le decisioni relative ad alcune nomine e per non aver saputo garantire
la compattezza della maggioranza nel voto su alcune questioni strategiche, come
il Piano regolatore portuale e i provvedimenti sui parchi, Sono dei giorni scorsi,
infine, le polemiche di An e Lega sul tentativo di "avvicinamento" di Biasotti
ai Ds, e quelle del coordinatore regionale di An, Giorgio Bornacin, sulla gestione
dell'emergenza incendi.
Ma il Presidente minimizza: «Sono robe estive, da stress - commenta - d'altra
parte chi mi critica sono sempre gli stessi: Bornacin, Morgillo... Non si può
certo pretendere che 50-100 persone siano sempre d'accordo su tutto. Comunque
- aggiunge - se si stufano possono mandarmi a casa quando vogliono, basta che si
mettano d'accordo. Io sto bene dove sto e credo che anche la mia maggioranza stia
bene al governo della Regione. Tutto il resto sono discorsi estivi...»
J'ACCUSE DI FRANCO BAMPI
«I Savoia "nemici" di Genova»
|
|
|
Franco Bampi |
Una "Lettera aperta al Presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti":
è quella scritta da Franco Bampi, esponente genovese di Fi dopo aver saputo
dell'incontro fra Biasotti e Vittorio Emanuele. Bampi confessa al Presidente
di essere rimasto «molto male, da ligure e da genovese, quando nella Sacra Sede
del Governo della Liguria, tu hai ufficialmente ricevuto Marina Doria; moglie
del Savoia la cui Casata da sempre ha fatto tantissimo male a Genova, ai Genovesi
e ai Liguri», e ricorda il sacco di Genova del 1849 quando, «su ordine di Vittorio
Emanuele II i bersaglieri comandati da Alfonso La Marmora bombardarono,
saccheggiarono, uccisero, stuprarono donne, rubarono arredi sacri, in una parola
misero per tre giorni al sacco la città di Genova». In quell'occasione, ricorda,
Vittorio Emanuele II definì i genovesi «vile e infetta razza di canaglie». Bampi
si augura, quindi, che Biasotti abbia incontrato Vittorio Emanuele solo a titolo
personale e che si sia «ben, guardato dall'invitare ufficialmente a Genova un
discendente di quella Casa Savoia che, come disse il rabbino Toaff, porta ad onta
indelebile le leggi razziali del 1938 e, aggiungo io, il sacco di Genova del
1849».
|