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Le tappe e le norme
La Costituzione - Il rientro in Italia dei discendenti
maschi dei Savoia è vietato dalla XIII Disposizione transitoria della
Costituzione: «I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e
non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive. Agli ex re di Casa
Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso
e il soggiorno nel territorio nazionale. I beni, esistenti nel territorio
nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro
discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni
di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946,
sono nulli».
Le proposte - La prima proposta di legge per abrogare
tutti e tre i commi della disposizione transitoria fu presentata nel 1979 dal
Msi-Dn. Altre ne sono state presentate senza successo in seguito, compreso
un disegno di legge approvato il 9 maggio 1997 dal governo Prodi. A dicembre
del 1997 la Camera lo approva in prima lettura. La legge si blocca però al
Senato.
La svolta dall'Europa e il ricorso - Il Parlamento
europeo ha approvato un emendamento a una risoluzione sui diritti umani nel
quale si pronuncia in favore del rientro in Italia degli eredi maschi dei
Savoia e «raccomanda al nuovo Parlamento italiano di onorare la promessa fatta
dal precedente governo italiano di abrogare rapidamente l'articolo XIII
transitorio della costituzione che esilia in perpetuo i discendenti maschi
della casa reale di Savoia». Il 21 settembre la Corte europea dei diritti
umani ha dichiarato «ricevibile» il ricorso presentato contro lo Stato italiano
da Vittorio Emanuele di Savoia.
Il consiglio di Stato: serve la modifica costituzionale
- In marzo dello scorso anno il Consiglio di Stato risponde alla richiesta
di parere del governo escludendo la possibilità di "scorciatoie" e
confermando che Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto di Savoia potranno
rientrare in Italia solo quando verrà approvata una legge costituzionale che
modifichi o cancelli il veto della disposizione transitoria e finale della
Costituzione.
Il disegno di legge - Il 31 luglio 2001, in commissione
Affari Costituzionali del Senato, comincia la discussione su un disegno di
legge del centrodestra per il rientro dei Savoia. Il provvedimento si propone
di eliminare gli effetti, oltre che del secondo, anche del primo comma della
tredicesima disposizione Transitoria. I Savoia potrebbero quindi non solo
rientrare in Italia, ma anche votare ed essere candidati alle elezioni.
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Lo ha confermato il ministro per i Rapporti con il Parlamento
31 luglio 2001: Rientro dei Savoia, il sì del governo
Comincia la discussione alla commissione Affari
costituzionali Senato sul disegno di legge della Casa delle libertà
ROMA - Il ministro per i Rapporti con il Parlamento,
Carlo Giovanardi, ha confermato il sì del governo Berlusconi
all'abolizione della tredicesima disposizione transitoria della Costituzione
che riguarda la proibizione del rientro in Italia dei regnanti di casa
Savoia e dei loro discendenti maschi.
CONVENZIONE EUROPEA - La posizione del governo è stata
illustrata alla commissione Affari costituzionali del Senato, dove martedì
è cominciata la discussione sul disegno di legge del centrodestra per il
rientro dei Savoia. «Anche ai sensi della Convenzione europea per i diritti
dell'uomo - ha detto il ministro - le condizioni di nascita non possono precludere
né il rientro né l'esercizio dei fondamentali diritti democratici. Si tratta di
una vicenda che dura ormai da troppo tempo e che richiede una tempestiva
risposta da parte delle istituzioni e delle forze politiche».
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Berlusconi: «Assolutamente giusto, l'80% degli italiani lo
vuole»
4 febbraio 2002: Caso Savoia, i Ds voteranno per il rientro
Il capogruppo al Senato Angius: non ci opporremo,
ma resta ferma la condanna storica della monarchia
ROMA - Il premier Silvio Berlusconi ritiene
«assolutamente giusto» il rientro dei Savoia dopo un periodo così lungo.
Il premier, avvicinato dai cronisti mentre entrava a Montecitorio, ha fatto
riferimento ad alcuni sondaggi secondo i quali «quasi l'80% degli italiani
ritiene che sia giusto» il rientro dei Savoia. «Anch'io sono convinto che
sia assolutamente giusto - ha ancora detto - dopo un periodo così lungo... troppo
lungo».
IL SÌ DEI DS - Con il sì dei Ds per i Savoia si avvicina
il rientro in Italia. La fedeltà alla Costituzione dichiarata da Vittorio
Emanuele ha spostato i Ds fra i favorevoli al rientro; se tutto andrà per
il verso che i Savoia si augurano, la Repubblica potrebbe dunque aprire loro le
porte entro pochi mesi. La posizione dei Ds era importante perché i loro voti
danno la certezza di raggiungere la maggioranza dei due terzi per abrogare le
norme anti-Savoia, ed evitare il referendum che avrebbe potuto impedire il
rientro o provocarne lo slittamento di diversi mesi.
Una prospettiva che si era materializzata dopo l'annuncio che i Ds intendevano
astenersi nella votazione di oggi al Senato, in mancanza di «una dichiarazione
di piena e assoluta lealtà» dei Savoia alla Repubblica. Richiesta che la
dichiarazione di Vittorio Emanuele ha soddisfatto, tanto che il capogruppo
dei Ds al Senato Gavino Angius, proporrà voto favorevole, ferma restando la
condanna storica della monarchia. A questo punto, il fronte del sì supera
ampiamente i due terzi dei senatori, anche se i membri del cosidetto «correntone»
dei Ds dovesse astenersi.
NON SI SPENGONO LE POLEMICHE - Ma se l'esito del voto
è scontato, non si spengono le polemiche di un piccolo ma combattivo «fronte del
no». La posta in palio, osserva Paolo Cento dei Verdi, non è il ritorno
di due persone, ma la storia della Repubblica, perché, dice Giorgio Mele
(sinistra Ds), il voto per i Savoia è una «picconata alla base
antifascista della nostra Repubblica». Tanto più, osserva Marco Rizzo
del Pdci, che dai Savoia è venuta solo una dichiarazione che sa di
«opportunismo», ma nessuna rinuncia alle loro pretese.
LE VOCI DEL SÌ - Tutte affermazioni che il centrodestra
non condivide, anche se i toni dei commenti vanno da quello del portavoce
di An, Mario Landolfi, che parla soddisfatto della fine di un «esilio assurdo,
antistorico e impopolare», a quello più asciutto del ministro delle
Politiche agricole Gianni Alemanno, per il quale i Savoia non sono un
problema del quale valga la pena di parlare troppo. Né mancano polemiche di
altro segno; a parte quelle dei monarchici irriducibili, che si sentono traditi
dalla dichiarazione di Vittorio Emanuele, va controcorrente Carlo Taormina,
ex sottosegretario all'Interno, per il quale il rientro dei Savoia copre
un'operazione politica a sostegno della monarchia che, pur legittima, va
dichiarata pubblicamente. Poco entusiasta appare il sì di Egidio Pedrini,
senatore della Margherita, che condanna la «arroganza» dei «signori Savoia»,
ed invita il Parlamento ad andare avanti senza dare loro ascolto, perché «ogni
qualvolta questi signori aprono bocca c'è da restare allibiti».
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I favorevoli sono stati 235, i contrari 19, 15 gli astenuti
5 febbraio 2002: Rientro dei Savoia, primo sì del Senato
Raggiunta la maggioranza qualificata dei due
terzi
ROMA - Con il voto dell'aula, il Senato ha detto un
primo sì al rientro dei Savoia in Italia. I favorevoli sono stati
235, i contrari 19, 15 gli astenuti. I «sì» hanno così superato i due
terzi che costituiscono la maggioranza qualificata. Se questo quorum sarà
raggiunto anche nelle successive votazioni (almeno tre, poiché si tratta di una
legge costituzionale che richiede una doppia lettura da parte di entrambe le
camere) si eviterà il rischio di un referendum, che può essere richiesto
altrimenti da un quinto dei componenti della Camera.
FAVOREVOLI E CONTRARI - A favore della legge
costituzionale hanno votato Forza Italia, An, Ccd, Ds, Margherita, tre
senatori dei Verdi, il gruppo delle autonomie, Sdi. Contro hanno votato
Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, maggioranza dei Verdi e alcuni
senatori della sinistra Ds. La Lega Nord si è astenuta.
COMMOZIONE DELLA FAMIGLIA SAVOIA - Commozione e
soddisfazione per l'esito del voto oggi al Senato sono state espresse
da Vittorio Emanuele di Savoia e la sua famiglia. In un messaggio trasmesso
dall'avvocato Giuseppe Morbilli, Vittorio Emanuele di Savoia ed il figlio
Emanuele Filiberto affermano «Abbiamo accolto con profonda commozione e
soddisfazione l'esito di questa prima importante votazione al Senato. Il
nostro appello è stato recepito come speravamo dai rappresentanti tutti del
popolo italiano ai quali siamo sinceramente grati. Mio figlio ed io - prosegue
il messaggio - speriamo che l'intero iter abrogativo possa completarsi in
tempi brevi, in modo da consentirci di ritornare al più presto nella
nostra amata Italia».
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Centrosinistra diviso, Lega astenuta
10 aprile 2002: Rientro dei Savoia, sì della Camera
Nuova approvazione della legge costituzionale dopo
quella del Senato, il 5 febbraio scorso. Fra tre mesi il secondo voto
ROMA - L'assemblea della Camera ha approvato la legge
Costituzionale che consente il rientro in Italia degli eredi di casa Savoia.
Non sono state apportate modifiche al testo già approvato dal Senato il 5
febbraio. Il provvedimento è stato approvato a larga maggioranza: 375 i sì,
54 i no, 48 gli astenuti. La maggioranza richiesta era di 215 voti. I presenti
477.
CENTROSINISTRA DIVISO - Il centrosinistra si è diviso:
nettamente contrari Pdci, Prc, parte dei Verdi, alcuni deputati della
Margherita (come Giuseppe Fioroni e Pierluigi Mantini che hanno chiesto con
emendamenti, respinti, che gli eredi risarcissero i danni di guerra) e alcuni
esponenti dei Ds.
LEGA ASTENUTA - La Lega si è astenuta ribadendo il
giudizio storico negativo sull'unificazione nazionale.
NUOVA VOTAZIONE FRA TRE MESI - Si tratta di una modifica
alla Costituzione, quindi fra tre mesi entrambi i rami del Parlamento dovranno
nuovamente esprimersi sul testo. Se non vi saranno modifiche le nuove norme
saranno definitive. Con questa legge cessano gli effetti dei primi due commi
della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione (tecnicamente
non vengono abrogati): quindi gli eredi maschi dell'ex casa regnante
potranno non solo rientrare nel nostro paese ma anche partecipare alle elezioni
e (se lo vorranno) candidarsi. La legge non tocca l'argomento dei beni di casa
Savoia per i quali resta valida la confisca.
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Può essere chiesto entro tre mesi dalla pubblicazione della
legge
15 maggio 2002: Rientro dei Savoia, secondo «sì» del Senato
Disegno di legge approvato in seconda lettura con 187
voti. Manca la maggioranza di due terzi, possibile un referendum
ROMA - Secondo sì del Senato al disegno di legge
sul rientro dei Savoia: l'assemblea di Palazzo Madama ha approvato in seconda
lettura il disegno di legge ma senza raggiungere la maggioranza dei due terzi
necessaria per evitare il referendum. Il disegno di legge è stato approvato con
187 voti favorevoli; parecchi in meno della maggioranza dei due terzi,
pari a 216 voti. I contrari sono stati 27, mentre i senatori che si sono
astenuti sono stati 13.
REFERENDUM POSSIBILE- Il voto del Senato sul disegno
di legge sul rientro dei Savoia potrebbe aprire le porte al referendum
per confermare o meno il sì al rientro in Italia di Vittorio Emanuele e di suo
figlio Emanuele Filiberto. Il disegno di legge costituzionale è stato infatti
approvato senza raggiungere la maggioranza dei due terzi dei componenti
dell'assemblea, con la quale, come prevede l'articolo 138 della
Costituzione, si mette al riparo la nuova legge dalla richiesta di
referendum. Tutte le leggi costituzionali che, nella seconda lettura dei due
rami del Parlamento, vengono approvate senza la maggioranza dei due terzi (anche
solo in una delle due Camere) può essere sottoposta a referendum confermativo.
CHI PUÒ CHIEDERLO - Il referendum, prevede l'articolo 138
della Costituzione, può essere chiesto entro tre mesi dalla loro pubblicazione
da un quinto dei membri di una delle due Camere o da 500 mila elettori
o anche da cinque consigli regionali. La legge sottoposta al referendum
non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
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Approvata la modifica della norma della Costituzione
11 luglio 2002: Rientro dei Savoia, sì definitivo della Camera
Non brevi comunque i tempi del rientro: dopo l'approvazione
passeranno almeno tre mesi. Possibile un referendum
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Marina Doria, Emanuele Filiberto
e Vittorio Emanuele di Savoia |
ROMA - Ultimo atto per il rientro in Italia dei
Savoia. La Camera ha approvato, in via definitiva, la legge
che modifica la norma della Costituzione, consentendo così la fine
dell'esilio per i discendenti dell'ex casa regnante italiana. Questo il
risultato della votazione: sì 347, no 69, 44 gli
astenuti. La modifica riguarda due commi della XIII disposizione
transitoria e finale, chiudendo così oltre mezzo secolo di interdizione
dal rientro sul suolo italiano dei discendenti maschi di casa Savoia. Ma non è
detto che il loro arrivo in Italia abbia tempi brevi. Prima che
Vittorio Emanuele e suo figlio Emanuele Filiberto possano rientrare nel
nostro Paese saranno necessari altri tre mesi. E c'è, inoltre, anche la
possibilità che sia chiesto un referendum confermativo, visto che al
Senato la legge non è ha avuto il via libera dei due terzi della
maggioranza, così come prevede la Costituzione.
COMMI - Due i commi annullati dalla legge
approvata per la quarta e ultima volta. Il primo afferma che «i membri ed
i discendenti di casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire
uffici pubblici né cariche elettive», mentre il secondo comma
interdisce «agli ex re di casa Savoia, alle loro consorti ed ai loro
discendenti maschi l'ingresso ed il soggiorno nel territorio nazionale».
Da segnalare che, a un passo dall'ultima parola sul rientro dei Savoia in Italia
da parte della Camera, l'Associazione Mazziniana Italia, attraverso il suo
presidente Maurizio Viroli, ha annunciato di voler raccogliere le 500
mila firme richieste per il referendum confermativo.
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Esauriti gli effetti della XIII disposizione della Costituzione
27 ottobre 2002: I Savoia in Italia dal 10 novembre
La legge n.1 del 2002 è stata pubblicata ieri sulla Gazzetta
Ufficiale
ROMA - I Savoia potranno rientrare in Italia a partire
dal prossimo 10 novembre: è stata infatti pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale di ieri, sabato 26 ottobre, la legge costituzionale n. 1 del
2002, promulgata dal Presidente della Repubblica, che fa cadere il divieto
di ingresso.
La legge fa esaurire - a decorrere dalla data della sua entrata in vigore (10
novembre) - gli effetti dei commi primo e secondo della XIII disposizione
transitoria e finale della Costituzione.
Il primo comma prevede che «i membri e i discendenti di Casa Savoia non sono
elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive». Il
secondo comma stabilisce che «agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e
ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio
nazionale».
LA LEGGE - Questo il testo della legge
costituzionale 23 ottobre 2002, n. 1, «Cessazione degli effetti dei commi primo
e secondo delle XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione»,
pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 252 del 26 ottobre 2002, che consente,
a partire dal 10 novembre, il rientro in Italia dei Savoia:
«La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica, con la maggioranza
assoluta dei rispettivi componenti hanno approvato;
Nessuna richiesta di referendum costituzionale è stata presentata:
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Promulga la seguente legge costituzionale:
Art. 1.
1. I commi primo e secondo della XIII disposizione transitoria e finale della
Costituzione esauriscono i loro effetti a decorrere dalla data di entrata in
vigore della presente legge costituzionale.
La presente legge costituzionale, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita
nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È
fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge
dello Stato. Data a Roma, addì 23 ottobre 2002».
La legge è firmata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi,
controfirmata dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ed ha il visto
del Guardasigilli Roberto Castelli.
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