Le tappe della vicenda
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[ Le tappe e le norme ] [ 31 luglio 2001: il sì del governo ] [ 4 febbraio 2002: i Ds voteranno sì ] [ 5 febbraio 2002: primo sì del Senato ] [ 10 aprile 2002: sì della Camera ] [ 15 maggio 2002: secondo sì del Senato ] [ 11 luglio 2002: sì definitivo della Camera ] [ 27 ottobre 2002: pubblicata la legge ]

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Le tappe e le norme

La Costituzione - Il rientro in Italia dei discendenti maschi dei Savoia è vietato dalla XIII Disposizione transitoria della Costituzione: «I membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive. Agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale. I beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato. I trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli».

Le proposte - La prima proposta di legge per abrogare tutti e tre i commi della disposizione transitoria fu presentata nel 1979 dal Msi-Dn. Altre ne sono state presentate senza successo in seguito, compreso un disegno di legge approvato il 9 maggio 1997 dal governo Prodi. A dicembre del 1997 la Camera lo approva in prima lettura. La legge si blocca però al Senato.

La svolta dall'Europa e il ricorso - Il Parlamento europeo ha approvato un emendamento a una risoluzione sui diritti umani nel quale si pronuncia in favore del rientro in Italia degli eredi maschi dei Savoia e «raccomanda al nuovo Parlamento italiano di onorare la promessa fatta dal precedente governo italiano di abrogare rapidamente l'articolo XIII transitorio della costituzione che esilia in perpetuo i discendenti maschi della casa reale di Savoia». Il 21 settembre la Corte europea dei diritti umani ha dichiarato «ricevibile» il ricorso presentato contro lo Stato italiano da Vittorio Emanuele di Savoia.

Il consiglio di Stato: serve la modifica costituzionale - In marzo dello scorso anno il Consiglio di Stato risponde alla richiesta di parere del governo escludendo la possibilità di "scorciatoie" e confermando che Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto di Savoia potranno rientrare in Italia solo quando verrà approvata una legge costituzionale che modifichi o cancelli il veto della disposizione transitoria e finale della Costituzione.

Il disegno di legge - Il 31 luglio 2001, in commissione Affari Costituzionali del Senato, comincia la discussione su un disegno di legge del centrodestra per il rientro dei Savoia. Il provvedimento si propone di eliminare gli effetti, oltre che del secondo, anche del primo comma della tredicesima disposizione Transitoria. I Savoia potrebbero quindi non solo rientrare in Italia, ma anche votare ed essere candidati alle elezioni.

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Lo ha confermato il ministro per i Rapporti con il Parlamento

31 luglio 2001: Rientro dei Savoia, il sì del governo

Comincia la discussione alla commissione Affari costituzionali Senato sul disegno di legge della Casa delle libertà

ROMA - Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, ha confermato il sì del governo Berlusconi all'abolizione della tredicesima disposizione transitoria della Costituzione che riguarda la proibizione del rientro in Italia dei regnanti di casa Savoia e dei loro discendenti maschi.

CONVENZIONE EUROPEA - La posizione del governo è stata illustrata alla commissione Affari costituzionali del Senato, dove martedì è cominciata la discussione sul disegno di legge del centrodestra per il rientro dei Savoia. «Anche ai sensi della Convenzione europea per i diritti dell'uomo - ha detto il ministro - le condizioni di nascita non possono precludere né il rientro né l'esercizio dei fondamentali diritti democratici. Si tratta di una vicenda che dura ormai da troppo tempo e che richiede una tempestiva risposta da parte delle istituzioni e delle forze politiche».

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Berlusconi: «Assolutamente giusto, l'80% degli italiani lo vuole»

4 febbraio 2002: Caso Savoia, i Ds voteranno per il rientro

Il capogruppo al Senato Angius: non ci opporremo, ma resta ferma la condanna storica della monarchia

ROMA - Il premier Silvio Berlusconi ritiene «assolutamente giusto» il rientro dei Savoia dopo un periodo così lungo. Il premier, avvicinato dai cronisti mentre entrava a Montecitorio, ha fatto riferimento ad alcuni sondaggi secondo i quali «quasi l'80% degli italiani ritiene che sia giusto» il rientro dei Savoia. «Anch'io sono convinto che sia assolutamente giusto - ha ancora detto - dopo un periodo così lungo... troppo lungo».

IL SÌ DEI DS - Con il sì dei Ds per i Savoia si avvicina il rientro in Italia. La fedeltà alla Costituzione dichiarata da Vittorio Emanuele ha spostato i Ds fra i favorevoli al rientro; se tutto andrà per il verso che i Savoia si augurano, la Repubblica potrebbe dunque aprire loro le porte entro pochi mesi. La posizione dei Ds era importante perché i loro voti danno la certezza di raggiungere la maggioranza dei due terzi per abrogare le norme anti-Savoia, ed evitare il referendum che avrebbe potuto impedire il rientro o provocarne lo slittamento di diversi mesi.
Una prospettiva che si era materializzata dopo l'annuncio che i Ds intendevano astenersi nella votazione di oggi al Senato, in mancanza di «una dichiarazione di piena e assoluta lealtà» dei Savoia alla Repubblica. Richiesta che la dichiarazione di Vittorio Emanuele ha soddisfatto, tanto che il capogruppo dei Ds al Senato Gavino Angius, proporrà voto favorevole, ferma restando la condanna storica della monarchia. A questo punto, il fronte del sì supera ampiamente i due terzi dei senatori, anche se i membri del cosidetto «correntone» dei Ds dovesse astenersi.

NON SI SPENGONO LE POLEMICHE - Ma se l'esito del voto è scontato, non si spengono le polemiche di un piccolo ma combattivo «fronte del no». La posta in palio, osserva Paolo Cento dei Verdi, non è il ritorno di due persone, ma la storia della Repubblica, perché, dice Giorgio Mele (sinistra Ds), il voto per i Savoia è una «picconata alla base antifascista della nostra Repubblica». Tanto più, osserva Marco Rizzo del Pdci, che dai Savoia è venuta solo una dichiarazione che sa di «opportunismo», ma nessuna rinuncia alle loro pretese.

LE VOCI DEL SÌ - Tutte affermazioni che il centrodestra non condivide, anche se i toni dei commenti vanno da quello del portavoce di An, Mario Landolfi, che parla soddisfatto della fine di un «esilio assurdo, antistorico e impopolare», a quello più asciutto del ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno, per il quale i Savoia non sono un problema del quale valga la pena di parlare troppo. Né mancano polemiche di altro segno; a parte quelle dei monarchici irriducibili, che si sentono traditi dalla dichiarazione di Vittorio Emanuele, va controcorrente Carlo Taormina, ex sottosegretario all'Interno, per il quale il rientro dei Savoia copre un'operazione politica a sostegno della monarchia che, pur legittima, va dichiarata pubblicamente. Poco entusiasta appare il sì di Egidio Pedrini, senatore della Margherita, che condanna la «arroganza» dei «signori Savoia», ed invita il Parlamento ad andare avanti senza dare loro ascolto, perché «ogni qualvolta questi signori aprono bocca c'è da restare allibiti».

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I favorevoli sono stati 235, i contrari 19, 15 gli astenuti

5 febbraio 2002: Rientro dei Savoia, primo sì del Senato

Raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi

ROMA - Con il voto dell'aula, il Senato ha detto un primo sì al rientro dei Savoia in Italia. I favorevoli sono stati 235, i contrari 19, 15 gli astenuti. I «sì» hanno così superato i due terzi che costituiscono la maggioranza qualificata. Se questo quorum sarà raggiunto anche nelle successive votazioni (almeno tre, poiché si tratta di una legge costituzionale che richiede una doppia lettura da parte di entrambe le camere) si eviterà il rischio di un referendum, che può essere richiesto altrimenti da un quinto dei componenti della Camera.

FAVOREVOLI E CONTRARI - A favore della legge costituzionale hanno votato Forza Italia, An, Ccd, Ds, Margherita, tre senatori dei Verdi, il gruppo delle autonomie, Sdi. Contro hanno votato Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, maggioranza dei Verdi e alcuni senatori della sinistra Ds. La Lega Nord si è astenuta.

COMMOZIONE DELLA FAMIGLIA SAVOIA - Commozione e soddisfazione per l'esito del voto oggi al Senato sono state espresse da Vittorio Emanuele di Savoia e la sua famiglia. In un messaggio trasmesso dall'avvocato Giuseppe Morbilli, Vittorio Emanuele di Savoia ed il figlio Emanuele Filiberto affermano «Abbiamo accolto con profonda commozione e soddisfazione l'esito di questa prima importante votazione al Senato. Il nostro appello è stato recepito come speravamo dai rappresentanti tutti del popolo italiano ai quali siamo sinceramente grati. Mio figlio ed io - prosegue il messaggio - speriamo che l'intero iter abrogativo possa completarsi in tempi brevi, in modo da consentirci di ritornare al più presto nella nostra amata Italia».

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Centrosinistra diviso, Lega astenuta

10 aprile 2002: Rientro dei Savoia, sì della Camera

Nuova approvazione della legge costituzionale dopo quella del Senato, il 5 febbraio scorso. Fra tre mesi il secondo voto

ROMA - L'assemblea della Camera ha approvato la legge Costituzionale che consente il rientro in Italia degli eredi di casa Savoia. Non sono state apportate modifiche al testo già approvato dal Senato il 5 febbraio. Il provvedimento è stato approvato a larga maggioranza: 375 i sì, 54 i no, 48 gli astenuti. La maggioranza richiesta era di 215 voti. I presenti 477.

CENTROSINISTRA DIVISO - Il centrosinistra si è diviso: nettamente contrari Pdci, Prc, parte dei Verdi, alcuni deputati della Margherita (come Giuseppe Fioroni e Pierluigi Mantini che hanno chiesto con emendamenti, respinti, che gli eredi risarcissero i danni di guerra) e alcuni esponenti dei Ds.

LEGA ASTENUTA - La Lega si è astenuta ribadendo il giudizio storico negativo sull'unificazione nazionale.

NUOVA VOTAZIONE FRA TRE MESI - Si tratta di una modifica alla Costituzione, quindi fra tre mesi entrambi i rami del Parlamento dovranno nuovamente esprimersi sul testo. Se non vi saranno modifiche le nuove norme saranno definitive. Con questa legge cessano gli effetti dei primi due commi della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione (tecnicamente non vengono abrogati): quindi gli eredi maschi dell'ex casa regnante potranno non solo rientrare nel nostro paese ma anche partecipare alle elezioni e (se lo vorranno) candidarsi. La legge non tocca l'argomento dei beni di casa Savoia per i quali resta valida la confisca.

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Può essere chiesto entro tre mesi dalla pubblicazione della legge

15 maggio 2002: Rientro dei Savoia, secondo «sì» del Senato

Disegno di legge approvato in seconda lettura con 187 voti. Manca la maggioranza di due terzi, possibile un referendum

ROMA - Secondo sì del Senato al disegno di legge sul rientro dei Savoia: l'assemblea di Palazzo Madama ha approvato in seconda lettura il disegno di legge ma senza raggiungere la maggioranza dei due terzi necessaria per evitare il referendum. Il disegno di legge è stato approvato con 187 voti favorevoli; parecchi in meno della maggioranza dei due terzi, pari a 216 voti. I contrari sono stati 27, mentre i senatori che si sono astenuti sono stati 13.

REFERENDUM POSSIBILE- Il voto del Senato sul disegno di legge sul rientro dei Savoia potrebbe aprire le porte al referendum per confermare o meno il sì al rientro in Italia di Vittorio Emanuele e di suo figlio Emanuele Filiberto. Il disegno di legge costituzionale è stato infatti approvato senza raggiungere la maggioranza dei due terzi dei componenti dell'assemblea, con la quale, come prevede l'articolo 138 della Costituzione, si mette al riparo la nuova legge dalla richiesta di referendum. Tutte le leggi costituzionali che, nella seconda lettura dei due rami del Parlamento, vengono approvate senza la maggioranza dei due terzi (anche solo in una delle due Camere) può essere sottoposta a referendum confermativo.

CHI PUÒ CHIEDERLO - Il referendum, prevede l'articolo 138 della Costituzione, può essere chiesto entro tre mesi dalla loro pubblicazione da un quinto dei membri di una delle due Camere o da 500 mila elettori o anche da cinque consigli regionali. La legge sottoposta al referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

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Approvata la modifica della norma della Costituzione

11 luglio 2002: Rientro dei Savoia, sì definitivo della Camera

Non brevi comunque i tempi del rientro: dopo l'approvazione passeranno almeno tre mesi. Possibile un referendum

Marina Doria, Emanuele Filiberto e Vittorio Emanuele di Savoia

ROMA - Ultimo atto per il rientro in Italia dei Savoia. La Camera ha approvato, in via definitiva, la legge che modifica la norma della Costituzione, consentendo così la fine dell'esilio per i discendenti dell'ex casa regnante italiana. Questo il risultato della votazione: sì 347, no 69, 44 gli astenuti. La modifica riguarda due commi della XIII disposizione transitoria e finale, chiudendo così oltre mezzo secolo di interdizione dal rientro sul suolo italiano dei discendenti maschi di casa Savoia. Ma non è detto che il loro arrivo in Italia abbia tempi brevi. Prima che Vittorio Emanuele e suo figlio Emanuele Filiberto possano rientrare nel nostro Paese saranno necessari altri tre mesi. E c'è, inoltre, anche la possibilità che sia chiesto un referendum confermativo, visto che al Senato la legge non è ha avuto il via libera dei due terzi della maggioranza, così come prevede la Costituzione.

COMMI - Due i commi annullati dalla legge approvata per la quarta e ultima volta. Il primo afferma che «i membri ed i discendenti di casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive», mentre il secondo comma interdisce «agli ex re di casa Savoia, alle loro consorti ed ai loro discendenti maschi l'ingresso ed il soggiorno nel territorio nazionale». Da segnalare che, a un passo dall'ultima parola sul rientro dei Savoia in Italia da parte della Camera, l'Associazione Mazziniana Italia, attraverso il suo presidente Maurizio Viroli, ha annunciato di voler raccogliere le 500 mila firme richieste per il referendum confermativo.

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Esauriti gli effetti della XIII disposizione della Costituzione

27 ottobre 2002: I Savoia in Italia dal 10 novembre

La legge n.1 del 2002 è stata pubblicata ieri sulla Gazzetta Ufficiale

ROMA - I Savoia potranno rientrare in Italia a partire dal prossimo 10 novembre: è stata infatti pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di ieri, sabato 26 ottobre, la legge costituzionale n. 1 del 2002, promulgata dal Presidente della Repubblica, che fa cadere il divieto di ingresso.
La legge fa esaurire - a decorrere dalla data della sua entrata in vigore (10 novembre) - gli effetti dei commi primo e secondo della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione.
Il primo comma prevede che «i membri e i discendenti di Casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici né cariche elettive». Il secondo comma stabilisce che «agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale».

LA LEGGE - Questo il testo della legge costituzionale 23 ottobre 2002, n. 1, «Cessazione degli effetti dei commi primo e secondo delle XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione», pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 252 del 26 ottobre 2002, che consente, a partire dal 10 novembre, il rientro in Italia dei Savoia:
«La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica, con la maggioranza assoluta dei rispettivi componenti hanno approvato;
Nessuna richiesta di referendum costituzionale è stata presentata:
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Promulga la seguente legge costituzionale:
Art. 1.
1. I commi primo e secondo della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione esauriscono i loro effetti a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale.
La presente legge costituzionale, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Data a Roma, addì 23 ottobre 2002».
La legge è firmata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, controfirmata dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ed ha il visto del Guardasigilli Roberto Castelli.

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