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Nella protesta la bandiera di Genova
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Il Secolo XIX
Domenica 16 marzo 2003
LA DELEGAZIONE DEGLI INDIPENDENTISTI LIGURI
Nella protesta la bandiera di Genova
Napoli. Sotto la scalinata del Duomo, Antonio Raffone, 71 anni, avvolto
nella bandiera della Pace, vende fischietti e contemporaneamente innalza un cartello
scritto a mano: «Abbasso i Savoia: mentre noi adolescenti di ieri morivamo di fame
sotto le bombe, loro sono scappati con le casse italiane e oggi sono tornati a
prendere il resto». Antonio, una ferita di guerra a una gamba, racconta che allora
aveva 12 anni e partecipò alle Quattro Giornate di Napoli: «Sono uno di quegli
scugnizzi immortalati dalla storia, non sono monarchico, oggi sto qui perché voglio
ricacciare indietro i Savoia». Intanto fa affari d'oro con il piccolo esercito
neoborbonico, che di ora in ora diventa sempre più rumoroso nella piazza del Duomo,
dove sono attesi i Savoia per la visita la cardinale Giordano. Un'attesa lunga,
segnata da tafferugli, dalle contestazioni di Forza Nuova, estrema destra, che
bruciano uno stemma sabaudo facendo il saluto romano, dopo un drammatico rubabandiera.
Tra i protestanti svettano tante bandiere bianche con lo stemma del Regno delle
due Sicilie, la nostalgia si diffonde attraverso i megafoni dei capopopolo e si
mescola alla rabbia.
Ai margini piccoli gruppi di curiosi, qualcuno in favore dei principi in arrivo,
solo a un balcone ai lati della piazza appare un cartello: "Viva i Savoia".
Arrivano anche i disoccupati di Forza Lavoro e del Sindacato Azzurro, si uniscono
a Forza Nuova e ai nostalgici delle due Sicilie. Con loro indipendentisti toscani,
emiliani, una folta delegazione del Movimento Indipendentista Ligure. Luisa Arcangeli
regge lo striscione della Repubblica di Genova e racconta: «Abbiamo raccolto molta
simpatia tra i napoletani distribuendo 5mila volantini sui diritti del Sud».
Il presidente e il segretario del Movimento, Vincenzo Matteucci e Franco Bampi,
spiegano: «Siamo lealmente al fianco di Napoli affinché sia conosciuta la vera
storia del Sud con i soprusi, le violenze, le ingiustizie che ha dovuto soffrire
e i diritti che ha visto calpestare». I manifestanti presidiano in piazza
l'ingresso della cattedrale, che è chiuso. Passano le 16, i principi non arrivano,
hanno già deciso di posticipare di tre ore l'incontro. Ma le centinaia di invitati
che cercano di guadagnare il Duomo da una porta laterale non lo sanno. E così teste
coronate, vip e rampolli, tra caos e disorganizzazione, sono costretti ad
attraversare la piazza. Un passaggio inglorioso, con dame e cavalieri subissati
di ingiurie.
M. A. G. (Michele A. Giordano)
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