[ ndr, il grassetto è mio ] Il Manifesto Domenica 16 marzo 2003Savoia a casa Napoli litigaTafferugli e insulti per il ritorno della casa reale. Scontri tra i filo-Savoia e i filo-Borbone, presenti anche disoccupati di destra e militanti di Forza Nuova. Disertata la CattedraleNel regno partenopeo. Non è stato un gran successo il ritorno dei Savoia. Se la città, ufficiale e no doveva scegliere, ha scelto di dare piuttosto l'ultimo addio a Roberto Murolo.MARIELLA PARMENDOLA Più dello stemma di casa Savoia e del loro altisonante blasone hanno fatto breccia nel cuore dei napoletani, o meglio delle napoletane, gli occhi di Emanuele Filiberto. Se si escludono le fan del principe conquistate dalle sue apparizioni in tv, per il resto i Savoia sono stati accolti da contestazioni e indifferenza al punto da dovere rinunciare alla messa al Duomo per motivi di sicurezza e quindi anche al miracolo di San Gennaro. In chiesa hanno fatto tappa solo nel tardo pomeriggio con un blitz a sorpresa per incontrare il cardinale Giordano. Considerato dall'altra parte del cielo come un esempio di bellezza maschile, il giovane rampollo di ritorno sul suolo patrio dopo 57 anni di esilio, è stata la vera star della prima delle due giornate e mezzo dedicate dai discendenti di re Umberto alla visita di Napoli. È qui che i Savoia hanno deciso di tornare in una sorta di viaggio a ritroso, essendo salpati proprio dal porto di Napoli quando gli italiani scelsero la Repubblica. Giunti all'aeroporto di Capodichino, la prima gaffe entra subito nell'album di famiglia con gli spintonamenti ai danni di Enrico Lucci delle Jene, che non è riuscito nemmeno ad avvicinare Vittorio Emanuele. Ad attenderli all'Hotel Vesuvio, dove alloggeranno fino a lunedì pomeriggio prima di tornare a Ginevra, solo un gruppo di ragazze, una folla di giornalisti e i monarchici, per di più divisi tra sostenitori e fieri avversari della casa sabauda. Accanto a loro contestatori arrivati un po' da ogni parte d'Italia in una babele di idee e linguaggi, un mare di bandiere di diversi tipi e colori da quelle degli indipendentisti liguri a quelli del Vaticano e con fischietti e slogan che non hanno dato tregua ai presenti neppure per un minuto. Una galassia di nostalgici dei Borbone, della destra estrema ma anche di appassionati ad una lettura storica che indica con la discesa dei Savoia nel sud l'inizio della decadenza economica e culturale del Mezzogiorno e che a Napoli trova l'adesione di molti intellettuali di diversa appartenenza. Un nocciolo duro nel quale si sono innestati un gruppo di disoccupati di destra ricondotti alla sigla «Forza lavoro disponibile» e alcuni esponenti di Forza Nuova. E tafferugli tra manifestanti e sostenitori dei Savoia hanno rischiato a più riprese di sfociare in una megarissa ancora una volta poco regale tra principi, disoccupati e manifestanti a vario titolo. Il presidio anti Savoia di circa quattrocento persone, nonché l'intenzione manifestata dalla Fiamma tricolore di non farli entrare nella cattedrale - monitorando anche gli ingressi secondari del Duomo - ha dato qualche pensiero alla famiglia sabauda incerta sul da farsi. Tanto più che alla manifestazione si è aggiunta l'indifferenza dei napoletani e la freddezza delle istituzioni. La famiglia reale ha incontrato il sindaco Rosa Russo Iervolino in un territorio neutro quale il Circolo Canottieri, dove si trovava anche il governatore Antonio Bassolino, che ha dovuto insistere con il primo cittadino, indispettito dalla voglia di apparire dei Savoia. Ma dopo il saluto a sindaco e governatore la famiglia sabauda si è arresa alle proteste e allora via di corsa all'ospedale Pascale per inaugurare una strumentazione scientifica donata alla città. Al Duomo celebrazione annullata; e anche San Gennaro dovrà aspettare. [ Indietro ] |