«I Savoia? Prima paghino i danni»
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Il Giornale Domenica 14 luglio 2002

      LA POLEMICA

«I Savoia in Italia?
Soltanto se prima ci pagano i danni»

PAOLA SETTI

     Il Movimento
indipendentista
ricorda il Sacco
di Genova

Se proprio vogliono rientrare, appena messo piede in Italia chiedano scusa ai genovesi e paghino i danni. Ammonta a 70mila miliardi di vecchie lire il rimborso che il Movimento indipendentista ligure (Mil) chiede alla famiglia Savoia a parziale risarcimento delle «gravissime sofferenze patite dalla cittadinanza». Spiega il segretario Franco Bampi di averne un lungo elenco, ma di aver limitato la petizione già inviata al parlamento europeo al fatto più grave, il «Sacco di Genova».

«Dopo la sconfitta di Novara il 23 marzo 1849 e l'abdicazione di Carlo Alberto in favore di Vittorio Emanuele II, il popolo genovese insorse per riottenere l'indipendenza. Ma su ordine del re il generale Alfonso La Marmora alla testa di 30mila soldati condusse una feroce repressione contro 90mila cittadini. Genova fu saccheggiata per 36 ore fra ripetuti episodi di violenza ai danni di inermi, donne, malati: l'ospedale di Pammatone, che pure esponeva la bandiera nera, fu bombardato. Morirono duecento ricoverati, le cui spoglie sono ancora conservate nella cripta della chiesa dei cappuccini del Padre Santo. Il re scrisse poi una lettera a La Marmora complimentandosi per l'operato e definendo i genovesi "vile e infetta razza di canaglie"». Ce n'è abbastanza per chiedere i danni, almeno quelli materiali. Dopo il Sacco di Genova, furono valutati in 721.273,87 lire. Che aggiornati al valore attuale e sommati a un interesse del 5 per cento per 153 anni fa 70.876 miliardi.

   

Sono varie le reazioni dei genovesi al rientro dei Savoia in Italia

 

Il Mil ha già iniziato una raccolta firme affinché Bruxelles si pronunci sull'entità del risarcimento e gli enti locali trascinino casa Savoia in tribunale per ottenerlo. Per il Mil è una promessa: i Savoia non pensino di avere vita facile. «Sono gli eredi di Vittorio Emanuele Il che tanti lutti causò ai genovesi. E agli eredi, insieme al patrimonio vanno i debiti dei propri avi» spiega il presidente Vincenzo Matteucci. Inoltre, stiano attenti i nobili genovesi: se inviteranno la famiglia reale in qualche prestigiosa villa, si rassegnino a un instancabile coro di fischi sotto le finestre. Se per gli indipendentisti i Savoia dovrebbero «riconoscere pubblicamente gli errori del nonno» e rinunciare a considerarsi dinastia sabauda, c'è anche chi il gran ritorno lo vive come un momento storico, il raggiungimento di un obiettivo perseguito dal lontano referendum del 2 giugno 1946.

Dall'altra parte della barricata, in prima linea ci sono i monarchici. «Per noi è un atto di civiltà del Parlamento, perché nessun cittadino può essere esiliato - spiega Michele Forino, segretario ligure e vice nazionale di Alleanza Monarchica - la questione ha poi un valore sentimentale, soprattutto per chi non è nato sotto la Repubblica ma ancora con la monarchia». Per i nostalgici del re, il rientro dei Savoia segna «il passaggio a un nuovo ruolo politico», che porterà alla costituzione di una Internazionale monarchica europea. «Sappiamo che l'instaurazione monarchica non è dietro l'angolo - precisa Forino - ma il nostro scopo, anche da qui a cento anni, è diffondere le nostre idee». E le dichiarazioni di fedeltà al presidente della Repubblica? «Un atto doveroso - spiega Forino - "Prima di tutto l'Italia", disse il re. Se l'Italia ora è repubblicana, noi le giuriamo fedeltà e partiremmo per primi per difenderla. Chissà se i repubblicani farebbero lo stesso». Il coronamento del sogno, sarà l'arrivo a Napoli dei Savoia. Quel giorno, i 100 iscritti e i 500 simpatizzanti liguri arriveranno là su un treno speciale che partirà da Torino e farà tappa anche a Firenze e Roma.

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