Savoia: scorta e aereo reale
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La Stampa Sabato 19 ottobre 2002

GIALLO SUI «BENEFIT» VOLUTI DA VITTORIO EMANUELE

Savoia, rientro in Italia
con scorta e aereo reale

Imbarazzo in Consiglio dei ministri alla lettura della lista con le richieste
Berlusconi: ce ne occuperemo in seguito, mi sembrano un po' esagerate

Maria Grazia Bruzzone
ROMA

Auto di servizio con autista, una scorta a Vittorio Emanuele e a Emanuele Filiberto e «altre misure per garantire la sicurezza», dimore e molte altre cose ancora, fino a un «aereo di servizio», una sorta di aereo reale da affiancare all'aereo presidenziale di Ciampi, da utilizzare in viaggi ufficiali. Serpeggia un certo imbarazzo quando in Consiglio dei ministri viene letto l'elenco dei «benefit» richiesti al governo dai Savoia nell'imminenza del loro rientro in Italia. Fra l'altro, l'ex casa regnante ha aperto una vertenza legale con lo Stato italiano presso la Corte di Giustizia dell'Aja, pretendendo la restituzione o, secondo altre fonti, l'uso, di alcuni beni sottratti alla dinastia dopo il referendum del 1946. Beni fra i quali, allora, figuravano anche il palazzo del Quirinale e la tenuta di Castel Porziano.

E proprio la faccenda della causa pendente all'Aja era l'argomento approdato in Consiglio dei ministri. Ci si chiedeva: il rientro dei Savoia deve avvenire prima o dopo il pronunciamento della Corte?

Quando è stato letto l'elenco dei benefit richiesti «a parziale risarcimento dei torti subiti». Sbalordimento dei ministri, tra i quali si apre una breve ma vivace discussione. Finché Berlusconi taglia corto. «Ce ne occuperemo in seguito», dice, invitando i ministri ad «aspettare l'esito della causa» prima di «decidere cosa fare» su queste richieste che comunque, avrebbe aggiunto Berlusconi, «mi sembrano piuttosto esagerate».

E sì che era stato proprio Berlusconi a promettere che uno dei primi atti del suo governo sarebbe stato proprio adoperarsi per far rientrare in Italia i Savoia. Promessa mantenuta, complice la nuova maggioranza ma anche il clima mutato, tanto che la legge ha abolito disposizione XIII della Costituzione che impediva ai discendenti maschi di entare in Italia, ha cancellato anche il primo comma, che consente ai discendenti anche di essere eletti (ma non il terzo, che riguarda appunto i beni espropriati dallo Stato).

Anche da parte dei Savoia sembrava esserci un nuova disponibilità. «Se tornerò in Italia tornerò come un cittadino qualunque», aveva assicurato Vittorio Emanuele in un'intervista, giustificando così l'inutilità di un giuramento sulla Costituzione repubblicana, che da alcune parti gli veniva chiesto. «Torneremo in camper», aveva detto in un'altra occasione. Ma poi il figlio dell'ultimo re d'Italia deve aver cambiato idea. Pare infatti che la richiesta dei benefit pervenuta al governo in via «semi-ufficiale» sia partita proprio da lui.

La moglie Marina Doria mostra però di non saperne nulla. «Lo ignoravo e non mi sembra neppure una cosa vera», spiega al telefono. «L'unica condizione che abbiamo posto è di essere ricevuti dal Papa». A non crederci è anche il segretario dell'Unione monarchica italiana Sergio Boschiero, che giudica le richieste «inverosimili» e dice di aspettarsi una smentita. Smentita che invece arriva dal Ccd Carlo Giovanardi, uno dei più convinti sponsor del rientro dei Savoia. Il ministro per i rapporti col Parlamento nega finanche che elenchi di benefit siano mai arrivati. «Una notizia inventata», taglia corto. E pazienza se a diffonderla sono state ben tre agenzie di stampa e a rilanciarla sia stato il Tg5. «Io in consiglio dei ministri c'ero, ho appena parlato con Gianni Letta che farà una nota di smentita», annuncia furioso. Ma a smentire per agenzia sarà poi solo lui. Un giallo o un dietro front dell'ultimo minuto?

Come che sia, è ormai partita l'ondata delle reazioni. Da sinistra come da destra. «Richieste da avanspettacolo, che da sole danno l'idea dello spessore di questi ex regnanti» è il lapidario giudizio del leghista Alessandro Cè. E il senatore di Fi Paolo Guzzanti: «Il Conte di Parigi queste cose non le chiederebbe mai, né alcuno si sognerebbe di concedergliele. Eppure sarebbe l'erede al trono di Francia, di una casata che ha regnato per molti secoli, ben più dei Savoia...».

Mentre l'An Enzo Trantino, da sempre vicino alla casa reale italiana dice di condivideva «la posizione prudente e legalitaria del governo sul contenzioso tra Stato Italiano e Savoia». «Richieste eccessive», per il popolare Renzo Lusetti, che pure era a favore del rientro. «Uno schiaffo agli italiani», si indigna il socialista Bobo Craxi. «Invece di ringraziare ora avanzano addirittura pretese», gli fa eco il verde Paolo Cento. «Non c'è limite alla vergogna», il comunista italiano Marco Rizzo. «Allora restino dove sono» consiglia spassionatamente Patrizia Toia della Margherita.

Marina Doria
«Non è vero, l'unica
condizione che abbiamo
posto è di essere ricevuti
da Giovanni Paolo II»
Anche Giovanardi
smentisce: tutto inventato
Vittorio Emanuele insieme con Emanuele Filiberto e Marina Doria  

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