GIALLO SUI «BENEFIT» VOLUTI DA VITTORIO EMANUELE
Savoia, rientro in Italia
con scorta e aereo reale
Imbarazzo in Consiglio dei ministri alla lettura della lista con le richieste
Berlusconi: ce ne occuperemo in seguito, mi sembrano un po' esagerate
Maria Grazia Bruzzone
ROMA
Auto di servizio con autista, una scorta a Vittorio Emanuele e a Emanuele
Filiberto e «altre misure per garantire la sicurezza», dimore e molte
altre cose ancora, fino a un «aereo di servizio», una sorta di aereo reale
da affiancare all'aereo presidenziale di Ciampi, da utilizzare in viaggi
ufficiali. Serpeggia un certo imbarazzo quando in Consiglio dei ministri
viene letto l'elenco dei «benefit» richiesti al governo dai Savoia
nell'imminenza del loro rientro in Italia. Fra l'altro, l'ex casa regnante
ha aperto una vertenza legale con lo Stato italiano presso la Corte di
Giustizia dell'Aja, pretendendo la restituzione o, secondo altre fonti,
l'uso, di alcuni beni sottratti alla dinastia dopo il referendum del 1946.
Beni fra i quali, allora, figuravano anche il palazzo del Quirinale e la
tenuta di Castel Porziano.
E proprio la faccenda della causa pendente all'Aja era l'argomento
approdato in Consiglio dei ministri. Ci si chiedeva: il rientro dei Savoia
deve avvenire prima o dopo il pronunciamento della Corte?
Quando è stato
letto l'elenco dei benefit richiesti «a parziale risarcimento dei torti
subiti». Sbalordimento dei ministri, tra i quali si apre una breve ma
vivace discussione. Finché Berlusconi taglia corto. «Ce ne occuperemo in
seguito», dice, invitando i ministri ad «aspettare l'esito della causa»
prima di «decidere cosa fare» su queste richieste che comunque, avrebbe
aggiunto Berlusconi, «mi sembrano piuttosto esagerate».
E sì che era stato proprio Berlusconi a promettere che uno dei primi atti
del suo governo sarebbe stato proprio adoperarsi per far rientrare in Italia i
Savoia. Promessa mantenuta, complice la nuova maggioranza ma anche il clima
mutato, tanto che la legge ha abolito disposizione XIII della Costituzione
che impediva ai discendenti maschi di entare in Italia, ha cancellato
anche il primo comma, che consente ai discendenti anche di essere eletti
(ma non il terzo, che riguarda appunto i beni espropriati dallo Stato).
Anche da parte dei Savoia sembrava esserci un nuova disponibilità. «Se
tornerò in Italia tornerò come un cittadino qualunque», aveva assicurato
Vittorio Emanuele in un'intervista, giustificando così l'inutilità di un
giuramento sulla Costituzione repubblicana, che da alcune parti gli veniva
chiesto. «Torneremo in camper», aveva detto in un'altra occasione. Ma poi
il figlio dell'ultimo re d'Italia deve aver cambiato idea. Pare infatti
che la richiesta dei benefit pervenuta al governo in via «semi-ufficiale»
sia partita proprio da lui.
La moglie Marina Doria mostra però di non saperne nulla. «Lo ignoravo e
non mi sembra neppure una cosa vera», spiega al telefono. «L'unica condizione
che abbiamo posto è di essere ricevuti dal Papa». A non crederci è anche il
segretario dell'Unione monarchica italiana Sergio Boschiero, che giudica le
richieste «inverosimili» e dice di aspettarsi una smentita. Smentita che invece
arriva dal Ccd Carlo Giovanardi, uno dei più convinti sponsor del rientro dei
Savoia. Il ministro per i rapporti col Parlamento nega finanche che elenchi di
benefit siano mai arrivati. «Una notizia inventata», taglia corto. E
pazienza se a diffonderla sono state ben tre agenzie di stampa e a
rilanciarla sia stato il Tg5. «Io in consiglio dei ministri c'ero, ho
appena parlato con Gianni Letta che farà una nota di smentita», annuncia
furioso. Ma a smentire per agenzia sarà poi solo lui. Un giallo o un
dietro front dell'ultimo minuto?
Come che sia, è ormai partita l'ondata delle reazioni. Da sinistra come da
destra. «Richieste da avanspettacolo, che da sole danno l'idea dello
spessore di questi ex regnanti» è il lapidario giudizio del leghista
Alessandro Cè. E il senatore di Fi Paolo Guzzanti: «Il Conte di Parigi
queste cose non le chiederebbe mai, né alcuno si sognerebbe di
concedergliele. Eppure sarebbe l'erede al trono di Francia, di una casata
che ha regnato per molti secoli, ben più dei Savoia...».
Mentre l'An Enzo Trantino, da sempre vicino alla casa reale italiana dice di
condivideva «la posizione prudente e legalitaria del governo sul contenzioso tra
Stato Italiano e Savoia». «Richieste eccessive», per il popolare Renzo Lusetti,
che pure era a favore del rientro. «Uno schiaffo agli italiani», si
indigna il socialista Bobo Craxi. «Invece di ringraziare ora avanzano
addirittura pretese», gli fa eco il verde Paolo Cento. «Non c'è limite
alla vergogna», il comunista italiano Marco Rizzo. «Allora restino dove
sono» consiglia spassionatamente Patrizia Toia della Margherita.
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Marina Doria
«Non è vero, l'unica
condizione che abbiamo
posto è di essere ricevuti
da Giovanni Paolo II»
Anche Giovanardi
smentisce: tutto inventato |
Vittorio Emanuele insieme con Emanuele Filiberto e Marina
Doria |
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